La novità riguarda la volontà del ministero dell'Economia di dilazionare l'inizio di una riforma criticata da diverse realtà del settore. L’associazione aziende italiane cartelli e arredi pubblicitari prende posizione: «Ci sono precise responsabilità»
Canone unico, arriva l’ipotesi di un avvio frammentato Pirrone (Aicap): «Conseguenze devastanti per settore»
L’associazione aziende italiane cartelli e arredi pubblicitari (AICAP) lo ripete da mesi: il canone unico previsto per gennaio 2021 sarà un far west. Un caos lontano dall’obiettivo dichiarato di semplificazione per la nuova imposta patrimoniale che accorperà le entrate dei Comuni relative all’occupazione di suolo pubblico e alla diffusione di messaggi pubblicitari, con una macedonia di destinatari che va dai bar ai sottoservizi (condutture di elettricità, gas, telefonia, ecc.), passando per le aziende di cartelli pubblicitari.
A preoccupare, finora, era soprattutto la facoltà per i Comuni di scegliere quale tariffa applicare e la mancanza di un tetto massimo. Negli ultimi giorni però c’è stata un’ulteriore novità. «Apprendiamo che il ministero dell’Economia starebbe addirittura pensando a delle partenze frammentate – spiega l’avvocatessa Angela Pirrone, direttrice generale di Aicap – prevedendo uno slittamento al 2022 per i Comuni che, causa Covid-19, non sono ancora riusciti a predisporre il regolamento necessario a fare partire il canone unico nei tempi previsti». Un elemento che si aggiunge alla situazione già insostenibile per le aziende di cartelli pubblicitari, rimaste fuori da tutti i decreti Ristori e senza contratti da mesi. Adesso a porsi il problema, a meno di un mese dall’avvio del canone unico previsto dalla legge di Bilancio 2020, sono anche gli stessi Comuni che provano a correre ai ripari ma, ancora una volta, in maniera disordinata.
Se già Anci aveva chiesto al governo di prevedere uno spostamento generale della scadenza al 2022, Anutel, l’Associazione nazionale uffici tributi enti locali ha invece proposto una bozza di regolamento che però introduce delle norme diverse da quelle previste dalla legge stessa. Eppure, davanti a una evidente frammentarietà e allo sbandamento, notizie di stampa riportano la volontà della viceministra Laura Castelli, ispiratrice della riforma. «Non riusciamo a capire il perché di tanta ostinazione su una norma che con un solo articolo cancella la naturale diversità delle attività coinvolte – dice Pirrone – Non rendersi disponibile a superare le criticità è una responsabilità precisa. Sociale, oltre che politica».
Intanto mentre si discute dell’avvio del canone unico, si può già toccare con mano un’altra evidente criticità riscontrata da Aicap nella riforma della fiscalità locale: l’eccessivo potere che verrà concentrato nelle mani delle aziende private che si occupano della riscossione dei tributi per conto dei Comuni. Sono diverse infatti le aziende italiane che si sono viste recapitare l’avviso di accertamento per le rate di marzo e aprile dell’imposta comunale sulla pubblicità, rate che molti sono stati impossibilitati a pagare a causa della contrazione dovuta al lockdown. Con la riforma (i cui effetti sono al momento sospesi per legge), questo tipo di comunicazioni saranno immediatamente esecutive. «Abbiamo assistito a serrate battaglie politiche contro l’oligopolio privato che gestiva le autostrade italiane – commenta Pirrone – La riscossione delle tasse è forse un problema meno importante?».