All'interno della società etnea gli animi sembrano essersi riavvicinati e convergono su alcuni punti. Su tutti: nessuno vuole perderci. A mediare, il presidente Giovanni Ferraù che al momento ha solo una data certa: gli auguri di Natale il 24 dicembre a Torre del Grifo
Calcio Catania, trattative in corso sui debiti e le quote Ferraù: «Priorità è cedere, ma va riconosciuta dignità»
In casa Sigi torna, se non proprio il sereno, almeno la quiete. Intanto prosegue la trattativa tra l’avvocato Giuseppe Augello – per la società di imprenditori catanesi proprietaria del Calcio Catania – e il legale Salvo Arena, per la cordata dell’avvocato italo-statunitense Joe Tacopina. Impossibile definire la data di scadenza, considerata la mole di documenti da analizzare, legata soprattutto alla situazione debitoria del club. Vicenda ingarbugliata, per certi versi sconosciuta nella sua ampiezza al momento dell’acquisto da parte di Sigi – molti creditori hanno deciso di bussare alla porta dei nuovi proprietari – ma che adesso va dipanata perché chi acquista esige certezze. E proprio i debiti sono uno dei punti principali della trattativa in corso.
Tacopina avrebbe imposto una soglia limite: non più di 16 milioni circa. Se, nonostante gli sforzi di questi mesi, non si dovesse riuscire ad abbassare i debiti a questa cifra, la soluzione sarebbe tanto semplice quanto sgradita agli attuali soci: la differenza resterebbe a carico loro, scalata dalla cifra proposta per l’acquisto del club. Un problema che incide sulle tasche, specie da quando appare chiaro che non verrà garantita alcuna percentuale sul surplus investito. Meno chiari sono invece ancora i termini per la restituzione del capitale delle quote. In sostanza, a quanto davvero intende comprare l’avvocato italo-statunitense.
C’è poi il nodo di quanto dovrebbe comprare. La mozione che pare essere ormai passata all’interno della spa etnea è la seguente: il 15 per cento ai soci Sigi che vorranno restare, il 10 al maggiore investitore Gaetano Nicolosi – che aveva già assicurato la sua presenza come investitore del gruppo Tacopina – e il rimanente 75 per cento agli americani. Come raggiungere questa composizione non è ancora chiaro: se vendendo solo una parte oppure il cento per cento, ma con la garanzia per gli attuali soci di poter rientrare alle identiche condizioni a cui si è venduto.
Ed è qui che gli animi sembrano tornare a convergere tra i più. «Noi non ci vogliamo guadagnare ma, è chiaro, nemmeno perdere quello che abbiamo investito finora – spiega il presidente di Sigi Giovanni Ferraù – Quello che possiamo regalare, e lo abbiamo già fatto in questi mesi, è il nostro tempo e l’impegno che abbiamo messo in questa vicenda». Qualunque discussione su come, però, «verrà dopo, perché ora la priorità è cedere. Il rientro dei soci Sigi non deve essere né un ostacolo né un problema». Con una certezza, tuttavia: «C’è e ci deve essere il riconoscimento di una piena dignità degli imprenditori locali – dice Ferraù – Che servono al Catania, e quindi a Tacopina». Il 24, intanto, i soci si scambieranno gli auguri a Torre del Grifo e mangeranno il tradizionale panettone. Lo spirito del Natale favorirà l’armonia? «Saranno fette uguali per tutti, senza distinzioni», risponde ridendo Ferraù.