Quattro allenatori, una finale dei playoff sfumata e una semifinale di Coppa Italia di categoria appena conquistata. Sullo sfondo, ma sempre più incombenti col passare dei mesi, gli ormai noti problemi extracalcistici. Ecco il 2019 del Calcio Catania
Calcio Catania, dodici mesi trascorsi sull’ottovolante Gioie sporadiche e tanti dolori: il 2019 rossazzurro
Una clamorosa sconfitta a Siracusa lo aveva inaugurato: il successo di Catanzaro in Coppa Italia, fatto di compattezza e coraggio, ne ha invece decretato la chiusura anticipata. Il 2019 calcistico in salsa rossazzurra è uno di quegli anni che difficilmente sarà archiviato da tifoseria e addetti ai lavori. Gli ultimi dodici mesi sono stati assai tribolati, con scarsi momenti di gioia a dispetto di dolori sportivi frequenti e, soprattutto, di crescenti preoccupazioni riguardanti lo stato finanziario della società di via Magenta. La fredda analisi delle statistiche, dunque, non riuscirebbe da sola a dare un quadro complessivo dell’annata che sta per concludersi: i numeri, però, evidenziano sempre verità importanti.
La prima parte di questa stagione, tra campionato e coppa, ha visto il Catania vincere undici volte, con quattro pareggi e sette sconfitte. La seconda metà del campionato 2018-2019 aveva vissuto un andamento non troppo diverso: nove successi, otto segni X e sei capitomboli. Un primo dato da evidenziare è legato al fatto che undici delle tredici sconfitte siano arrivate fuori casa: un male antico della squadra rossazzurra che si è purtroppo riproposto con continuità. Altro elemento da considerare è che i ko in trasferta (ad eccezione dell’esonero di Walter Novellino, giunto dopo l’1-1 casalingo col Rieti), sono costati la panchina ad Andrea Sottil e Andrea Camplone, fatti rispettivamente fuori dopo i naufragi di Viterbo e Vibo Valentia.
Sono stati quattro i tecnici che si sono succeduti alla guida della squadra nel 2019. Tanti, troppi: soprattutto se si considera che negli anni felici della A gli esoneri si potevano contare sulle dita di una mano. Un’evidenza di come il ritorno di Pietro Lo Monaco abbia fatto registrare risultati ben diversi rispetto alla sua precedente gestione. Per il dirigente è stato un anno durissimo tra crescenti contestazioni e scelte di mercato errate, culminato con l’aggressione di cui è stato vittima a fine novembre. Un atto criminale giunto il giorno dopo la conferenza stampa in cui il diretto interessato aveva annunciato le dimissioni da direttore generale del club: una mossa legata al crescente clima di ostilità e insoddisfazione, nonostante lo stesso Lo Monaco abbia sempre ribadito, con forza, l’opera di risanamento avviata a partire dal suo ritorno in società nel 2016.
Ridurre i debiti però non basta, se non si riesce a salire il più rapidamente possibile al piano di sopra. L’assalto alla B dello scorso anno si è infranto nella doppia semifinale col Trapani. Un 2-2 di rimonta pieno di speranze al Massimino, seguito dall’1-1 del Provinciale col Catania rimasto addirittura in otto uomini a fine gara. Le premesse, durante l’estate successiva, erano state buone: ritorno al 4-3-3, col calcio champagne di Camplone che aveva portato alla roboante vittoria di Avellino all’esordio stagionale. Quindi un crescente calo, con prestazioni sottotono in casa e sconfitte sempre più pesanti in trasferta, con in mezzo la temporanea epurazione di tre colonne come Biagianti, Bucolo e Marchese.
Dopo lo 0-5 di Vibo è arrivato il momento di Cristiano Lucarelli, tornato a Catania nelle vesti di salvatore della patria. Un allenatore pragmatico e grande trascinatore che non ha mai nascosto le difficoltà societarie, precisando come la sua presenza qui sia paragonabile all’aiuto che si dà a un amico in difficoltà. I buoni risultati raggiunti in campo dalla squadra, però, sono passati sempre più in secondo piano, con la lente d’ingrandimento focalizzatasi sulla critica situazione finanziaria dell’impero di Nino Pulvirenti e sull’ormai chiara volontà dell’attuale proprietà di vendere il giocattolo, prima che sia troppo tardi. La pista Follieri si è sgonfiata prestissimo.
L’unica certezza, al momento, è data dal viaggio dello stesso Pulvirenti a Milano e Roma (in compagnia dell’avvocato del club Giuseppe Gitto) per parlare con imprenditori potenzialmente interessati ad acquisire la società. Prospettive e tempistiche non sono chiare: il 2020, però, potrebbe aprirsi con grandi novità. L’unica evidenza, come pare ormai chiaro, è che quello che si avvia a conclusione sarà l’ultimo anno del duo Pulvirenti-Lo Monaco in plancia di comando. Si chiude un’era: sullo sfondo, ecco il corteo del tifo organizzato rossazzurro di domenica scorsa, con partenza da piazza S. Maria di Gesù e arrivo a piazza Roma. «Appassionati e civili – si legge nell’appello apparso sulla pagina facebook La domenica allo stadio – manifesteremo per mandare a casa questa proprietà». Sarà proprio difficile dimenticare un anno così.