Business migranti, 10 a processo per il sistema Blonds Materassi infestati di pulci, cibo avariato ed estorsioni

A giudizio immediato, dieci indagati su 12. È questa la decisione della giudice Simona Ragazzi, su richiesta del procuratore Fabio Regolo, sul futuro delle persone coinvolte nell’inchiesta Blonds della procura di Catania, dal cognome del principale indagato, Pietro Marino Biondi. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione di delitti contro la pubblica amministrazione, frode nelle pubbliche forniture, estorsione e maltrattamenti. Il sistema smascherato dagli investigatori riguarda diverse cooperative e associazioni che gestivano strutture per minori migranti non accompagnati, diversamente abiti e anziani. Secondo l’accusa, le coop facevano la cresta sui servizi per accumulare profitti. 

Le misure cautelari sono scattate a metà dicembre 2018 e nel mirino della magistratura c’era un vero e proprio impero di cooperative, tra le quali Per vivere insieme e Il quadrifoglio, che gestivano due comunità in via Trieste, a Catania. La prima udienza si terrà il prossimo 8 maggio, davanti alla prima sezione del tribunale di Catania. La prefettura e il Codacons sono parti offese. Nelle carte dell’inchiesta ci sono tutti i maltrattamenti che avrebbero subito gli ospiti delle struttura: non solo il sovraffollamento, ma anche lenzuola e materassi invasi dalle pulci. «Un ragazzo mi ha detto che è da otto mesi che dorme a terra e non sul materasso – si legge negli atti dell’inchiesta – e mi ha fatto vedere il corpo ed era tutto rosicchiato in un fianco. Siamo andati in una stanza, hanno premuto il materasso e sono usciti tre animali grossi».

Nell’inchiesta emerge anche un tentativo di estorsione. «Molti minori quando stavano per diventare maggiorenni venivano avvicinati da Biondi, o da persone di sua fiducia, che veicolano un messaggio in base al quale se vogliono avere un contratto di lavoro per il permesso di soggiorno devono sottostare ai suoi ordini». Che secondo l’accusa avrebbe significato pagare somme variabili tra 400 e 500 euro al momento della stipula del contratto. Poi ci sarebbe stata una nuova vita? Non secondo un testimone. Leggendo il suo verbale il quadro che emerge è chiaro: «Vengono trattati più da schiavi che da lavoratori. Ricordo anche che molti di loro venivano fatti lavorare nelle case di riposo a lui riconducibili».

Le persone che andranno a processo immediato

BIONDI Pietro Marino, classe 1956;

CHYLEWSKA Hatarzyna Eugenia, detta KASIA classe 80;

FAVATELLA Clara, classe 1982; 
FOTI Giuseppina, classe 1972; 
GIANNONE Alessandro, classe 1983; 
IAPICHELLO Gemma, classe 1976; 
PALUMBO Giuseppe Maria, classe 1957;

PASQUALINO Liliana Giuseppina, classe 1963;
POLITI Francesca Provvidenza, classe 1985;
VENTIMIGLIA Francesca, classe 1961.


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