Dopo l'esodo forzato verso le scuole del Nord sono molti gli insegnanti palermitani che hanno deciso di ricorrere alle vie legali con delle vertenze che spesso hanno avuto esito positivo. Gli avvocati Conti e Mangiaracina: «La magistratura ha sopperito agli errori della pubblica amministrazione»
Buona scuola, i prof tornano a casa: decine di ricorsi vinti «Regole stravolte, riconosciuti diversi profili di illegittimità»
Gli insegnanti palermitani tornano a casa. Quanto meno alcuni di loro, quelli che hanno vinto la loro personale battaglia legale contro la legge 107 del 2015, meglio nota con il nome di Buona scuola. A deciderlo non uno, ma diversi tribunali che si sono espressi a favore dei ricorsi degli insegnanti, molti dei quali del Sud, decine nella provincia di Palermo. Già dal 2016 alcune sentenze avevano iniziato a minare la stabilità della legge che aveva segnato un vero e proprio esodo forzato di insegnanti verso le cattedre del Nord Italia, «Nelle intenzioni del legislatore – spiega Stefano Conti, avvocato del lavoro che di molti di questi ricorsi si è occupato – avrebbe dovuto estinguere le graduatorie a esaurimento, oltre che evitare sanzioni della Comunità europea per l’inadeguatezza della normativa interna. Questo però ha finito con lo stravolgere le regole che per decenni avevano disciplinato l’arruolamento degli insegnanti, improvvisando criteri affrettati che sono sfuggiti al controllo della stessa pubblica amministrazione anche per effetto di un inesatto intervento della contrattazione collettiva che, in concreto, ha amplificato le lacune normative. A ciò si sono aggiunte le procedure di mobilità che dall’anno scolastico 2016/17 si sono succedute regolamentate in mancanza di una contrattazione collettiva».
La situazione non è cambiata nel 2018/19, con gli esiti delle procedure di mobilità che hanno confermato le mancate concessioni dei trasferimenti richiesti dai docenti, che per questo hanno chiesto sempre in numero maggiore l’intervento dei tribunali. «Come spesso accade – aggiunge l’avvocato Nicolò Mangiaracina – è la magistratura che interviene e sopperisce agli errori della pubblica amministrazione, specie dove quest’ultima, inspiegabilmente, non ha valutato il punteggio posseduto in GaE, il punteggio pre-ruolo anche maturato per il servizio prestato presso le scuole paritarie. Non si tenuto conto delle legittime aspettative dei docenti vincitori di concorso negli anni 1999-2000 che, dopo anni di supplenze nelle province di residenza, si sono visti illegittimamente scavalcati nella scelta della sede da docenti più giovani e meno titolati».
E non sono stati pochi i tribunali che hanno stroncato la Buona scuola. «Nelle vertenze per l’impugnativa delle procedure di mobilità che mi sono trovato a seguire – continua Conti – sono stati molti e differenti tra loro i profili di illegittimità riconosciuti nell’operato della pubblica amministrazione. Questo ha portato finalmente all’immediato trasferimento di docenti nelle sedi che sarebbero spettate in base alla corretta applicazione della disciplina di riferimento». I principali motivi di contestazione riguardano i trasferimenti relativi alla mobilità per l’anno 2016/17, che ha poi avuto eco negli anni a seguire, per questo meglio fare in fretta se si intende procedere con la vertenza. «I docenti – conclude Mangiaracina – possono adire l’autorità giudiziaria per di far valere i propri diritti, ma è opportuno che l’iniziativa si manifesti tempestiva in quanto, più ci si allontana nel tempo dalla definizione della procedura di mobilità, più sarà complesso ottenere una tutela piena, anche in via di urgenza».