Sulla vicenda della giovane donna, residente a lipari, nelle isola eolie, che nei giorni scorsi ha perso il bambino perché non è arrivata in tempo all'ospedale 'papardo' di messina intervengono, con un comunicato congiunto, michele palazzotto, segretario della funzione pubblica cgil, renato costa, segretario della cgil medici siciliana e caterina tusa, anche lei della cgil.
“Buona sanità? Non scherziamo…”
Sulla vicenda della giovane donna, residente a Lipari, nelle isola Eolie, che nei giorni scorsi ha perso il bambino perché non è arrivata in tempo all’ospedale ‘Papardo’ di Messina intervengono, con un comunicato congiunto, Michele Palazzotto, segretario della Funzione pubblica Cgil, Renato Costa, segretario della Cgil medici siciliana e Caterina Tusa, anche lei della Cgil.
La donna, è noto, è stata trasportata a Messina perché a Lipari è stato chiuso il punto nascita. Una decisione voluta dal governo regionale, d’accordo con il governo nazionale. Per chi governa il nostro Paese – questo è il ‘succo’ del ragionamento, al di là delle chiacchiere, le zone svantaggiate – anche sul fronte dei punti nascita – debbono arrangiarsi. La cosa, ovviamente, non piace ai sindacalisti della Cgil sanità della Sicilia che, da tempo,criticano l’operato dell’assessore regionale alla Salute Massimo Russo.
“Crediamo sia scorretto speculare su una triste vicenda come quella accaduta a Lipari di una mamma che ha perso il suo bambino -scrivono i tre sindacalisti -. Non vogliamo neanche affermare con certezza che se non fosse stato chiuso il punto nascita il bambino si sarebbe salvato, ma non possiamo certamente accettare che lassessore alla sanità definisca lepisodio come esempio di buona sanità”.
“Perché parlare di buona sanità in una vicenda come questa – aggiungono i tre sindacalisti – dimostra ancora una volta come divergono le nostre opinioni da quelle dellassessore su cosa si intende per buona sanità. Noi crediamo pericoloso abbassare i livelli di assistenza perché indubbiamente diminuiscono le tutele, specie quando (insistiamo) il territorio e la rete dellemergenza risultano ancore non adeguate alle reali necessità sanitarie”.
“Forse – concludono Palazzotto, Costa e Tusa – un po più di umiltà, una maggiore predisposizione ad ascoltare le critiche costruttive sarebbero servite in questo spiacevole caso”.