Bronte, stallo politico dopo l’arresto di Calanna Voci su passo indietro, ma è Leanza a dimettersi

Si chiacchiera sulle possibili dimissioni del sindaco di Bronte, Graziano Calanna, ormai da più di un mese. Da quando, cioè, si trova agli arresti domiciliari a seguito dell’inchiesta Aetna della procura di Catania. Scavando tra le pieghe del predominio imprenditoriale di Francesco Russo Morosoli – il patron della funivia dell’Etna, accusato di aver interferito sugli appalti delle escursioni ai crateri per garantirsi il monopolio del business turistico sul vulcano – i magistrati incappano in alcune conversazioni che sono costate al primo cittadino l’accusa di istigazione alla corruzione. Il presunto illecito avrebbe riguardato il piano per lo sfruttamento energetico dell’acquedotto comunale da realizzare in project financing. Ai privati sarebbe arrivata la richiesta di un costo aggiuntivo – una consulenza da 20mila euro a una persona vicina al sindaco – da prevedere a mo’ di corrispettivo per l’ok del Comune al piano.

Di colpo, così, quel 30 novembre la buona stella di Calanna, rampante amministratore di area Pd, è venuta giù. Prima di Natale, in aggiunta, la doccia fredda della conferma dei domiciliari da parte del Riesame. Nessun ritorno in libertà, almeno per ora, ed è così ripreso insistente il brusio che era stato tacitato più o meno rapidamente a inizio dicembre. Le dimissioni del sindaco di Bronte non sono fra le ipotesi in campo, si disse allora, ed è questa la linea che l’amministrazione, decapitata del suo leader, mantiene ancora oggi. Al vicesindaco, Gaetano Messina, e agli assessori è toccato tracciare il bilancio politico del 2018. Solo in coda a un denso elenco di meriti rimarcati, si scorge un cenno all’inchiesta: «Tutti gli assessori hanno ricordato l’impegno del sindaco Graziano Calanna, improntato sempre sulla trasparenza e massima legalità – recita un comunicato – augurandogli di poter dimostrare l’assoluta e totale estraneità alle ipotesi che gli vengono contestate».

E pazienza, ad oggi, se i dubbi in realtà attecchiscono dappertutto. Non solo fra le opposizioni, finora rimaste guardinghe. «Certo, è chiaro che, stando così le cose, tanto a lungo non si potrà resistere», si lascia sfuggire a MeridioNews un esponente di spicco della maggioranza brontese, in cambio della promessa dell’anonimato. L’eventualità delle dimissioni non può essere liquidate facilmente: la scadenza naturale del mandato di Calanna è la primavera del 2020. «Si tratta di una delle opzioni possibili, ma non ho alcuna comunicazione in tal senso», si limita a dire il legale del sindaco, Carmelo Peluso. Un anno e mezzo di incertezza sarebbe un’eternità da scongiurare per il Comune di Bronte. E che qualcosa, in ogni caso, debba succedere lo ha ricordato – non è chiaro con quanto grado di malizia politica – anche l’ormai ex consigliere Antonio Leanza, nella nota con cui ha ufficializzato il suo addio al municipio. 

«Non ritengo più opportuno rimandare le dimissioni per evitare che siano solo mera conseguenza di una possibile conclusione anticipata del mandato elettorale, per effetto di alcuni eventi giudiziari che hanno investito i massimi organi del Comune», scrive l’ex candidato all’Ars della lista Micari presidente, nonché figlio dello scomparso ex onorevole socialista Salvatore Leanza, storico riferimento della politica brontese. Chi aveva letto nella mossa un link diretto al caso Calanna è assai probabilmente destinato a restare deluso: gli subentra Giuseppina Ruocco, moglie dell’ex consigliere Salvatore Catania, nella logica di una staffetta che sarebbe stata già nei patti. Leanza, che prima aveva sostenuto il sindaco alle Comunali, era finito in minoranza dopo una traumatica rottura.


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