«Vaffanculo, sei la vergogna del Paese, fate schifo, non meritate rispetto». Sono solo alcuni degli insulti messi nero su bianco dai cinque consiglieri di opposizione di Bronte Graziano Calanna, Samanta Longhitano, Mauro Petralia, Gaetano Messina e Giuseppe Ruffino. Una nota congiunta che hanno inviato alla prefettura di Catania in cui il protagonista è il sindaco […]
Bronte, consiglieri insultati dal sindaco scrivono al prefetto. «Ci ha apostrofato in malo modo»
«Vaffanculo, sei la vergogna del Paese, fate schifo, non meritate rispetto». Sono solo alcuni degli insulti messi nero su bianco dai cinque consiglieri di opposizione di Bronte Graziano Calanna, Samanta Longhitano, Mauro Petralia, Gaetano Messina e Giuseppe Ruffino. Una nota congiunta che hanno inviato alla prefettura di Catania in cui il protagonista è il sindaco del Comune brontese Pino Firrarello, il quale, durante una seduta del 29 dicembre, avrebbe insultato ii consiglieri di opposizione, che adesso hanno denunciato «la mancanza di rispetto nei confronti dell’opposizione e l’assenza di responsabilità politica e istituzionale da parte del primo cittadino».
I consiglieri, nel documento che riporta le loro firme, hanno provato a ricostruire gli attimi del momento citato. «I lavori del Consiglio comunale erano ripresi da un’emittente televisiva che, però, sollecitata dal presidente del Consiglio, cessava le riprese – scrivono – si stava discutendo dei costi derivanti da alcuni carrozzoni pubblici e nello specifico di quelli nei confronti di Ionia Ambiente in merito al quale per altro, l’opposizione avrebbe votato a favore». «Abbiamo posto alcune domande a chiarimento ma – si legge ancora nella nota – il sindaco ci ha apostrofato in malo modo, più volte». Sulla questione è intervenuto anche il segretario regionale del Partito democratico Anthony Barbagallo, che stigmatizza. «Quello del sindaco è un atteggiamento arrogante e antidemocratico – afferma Barbagallo – tipico di un certo modo di fare politica da parte del centrodestra che non può passare sotto silenzio».