Dopo il caso della morte della piccola Nicole e la strigliata da parte del ministero della Salute Beatrice Lorenzin, l'assessore della giunta Crocetta dà il via ai provvedimenti attuativi per la revoca delle autorizzazioni agli ospedali dei tre Comuni e alla clinica Argento di Catania. Sono gli ultimi di un lungo elenco
Borsellino: «Velocizzare la chiusura di 4 punti nascita» Non si nascerà più a Licata, Paternò e Cefalù
Velocizzare la chiusura dei punti nascita degli ospedali di Licata, Paternò, Cefalù e della clinica Argento di Catania. E’ quanto disposto dall’assessore alla Salute Lucia Borsellino. Le quattro strutture non rientrano infatti nella nuova rete ospedaliera varata lo scorso 23 gennaio. E fanno seguito a un lungo elenco di cliniche e ospedali – sotto i 500 parti all’anno, quindi secondo la normativa da chiudere – a cui negli ultimi tre anni è stata revocata l’autorizzazione a far nascere bambini.
Proprio su questo tema era intervenuta la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, nella sua relazione alla Camera dopo la morte della piccola Nicole. «Dal 2012 – aveva affermato – il ministero segnala mancanze alla Regione, con una serie di report, a seguito dei quali sono state fatte alcune delibere di giunta. L’ultimo provvedimento ci è stato trasmesso il 14 gennaio. In particolare sui percorsi nascita, la Regione tende ancora a conservare punti nascita sotto i 500 parti all’anno, per noi è inconcepibile. Queste strutture rappresentano un pericolo per le madri e per i bambini».
Adesso Borsellino ha dato il via ai provvedimenti attuativi per la chiusura dei quattro punti nascita di Paternò, Cefalù, Licata e Catania. «L’assessore – dice una sua nota – ha dato disposizioni, attraverso i dirigenti generali dei due dipartimenti, alle Aziende sanitarie sedi di punti nascita per i quali è prevista la dismissione nella nuova rete ospedaliera, di avviare gli ulteriori procedimenti di chiusura, con il mantenimento, nei presidi pubblici di interesse, della temporanea guardia attiva ostetrico-ginecologica h24 fino al completamento della dismissione».
Spetterà sempre alle aziende provinciali «garantire la messa in sicurezza del percorso di assistenza alle future mamme», «assicurare contemporaneamente le condizioni di recettività in sicurezza dei punti nascita che dovranno accogliere la maggiore domanda», svolgere «altre attività di supporto alle famiglie», «curare le dovute attività di informazione e comunicazione da concertare con i territori sulla nuova organizzazione dei servizi per l’assistenza materno-infantile».
Nel 2012 avevano cessato le attività legate al parto 15 punti nascita pubblici e privati, tra cui Leonforte e Piazza Armerina; nel 2013 era toccato a Niscemi, Mazzarino, Augusta, Alcamo, Mazara; nel 2014 a Barcellona e Mistretta, oltre alle case di cura private Valsalva di Catania, Orestano e Demma di Palermo, Villa Rizzo di Siracusa e Villa dei Gerani di Trapani.