Un appuntamento organizzato nella sua Piazza Armerina, dove era nato, con la sua famiglia riunita e i questori di Palermo, Enna e Messina. «Un esempio per tutti di professionalità, umanità e acume investigativo»
Boris Giuliano, festa di compleanno per celebrare i suoi 88 anni «Un poliziotto moderno, capì che la mafia era una cosa diversa»
Era nato il 22 ottobre 1930 Giorgio Boris Giuliano, poliziotto per scelta nel 1963 dopo la strage di Ciaculli e una carriera brillante che lo portò a dirigere la squadra mobile di Palermo, fino a quando Cosa nostra per mano di Leoluca Bagarella decise di spezzare la sua vita il 21 luglio 1979, all’interno del bar Lux di via Di Blasi, a Palermo. Era partito da Piazza Armerina, Boris Giuliano, dove ieri si sono dati appuntamento nel centralissimo Teatro Garibaldi per celebrare il suo compleanno la moglie, Maria Ines Leotta, le autorità civili e militari e per la prima volta ben tre questori: il padrone di casa, Antonino Romeo, il questore di Messina, Mario Finocchiaro e infine quello di Palermo, Renato Cortese. Ognuno ha espresso un suo ricordo, sottolineando l’importanza della figura di Giuliano.
«Io l’ho conosciuto – rivela subito Antonino Romeo – attraverso il racconto di chi con lui aveva lavorato alla mobile di Palermo, fra tutti Enzo Speranza. Per lui era un mito, un faro da seguire e lo è stato anche per noi giovani funzionari». Chi invece ha intrecciato il suo destino professionale alla figura dello sceriffo Giuliano, uno dei suoi tanti soprannomi, è il questore di Messina, Finocchiaro: «Ho una sua foto che mi porto sempre dietro e l’appendo nel mio ufficio di destinazione. Devo a lui il mio esser diventato poliziotto. Ho vissuto per anni a Piazza Armerina, quando lo hanno ucciso io avevo 22 anni, ho partecipato al suo funerale, è quel giorno ho fatto la mia scelta definitiva. Ritengo che sia un esempio non solo per la polizia ma per l’intero Paese».
Dello stesso avviso il questore di Palermo, Renato Cortese: «È l’investigatore a cui io stesso mi sono ispirato e che chi ha lavorato e lavora ancora in Sicilia non può non ricordare. Era un insieme di lungimiranza, dedizione al lavoro e umanità e per questo è importante ricordarlo anche nel giorno della sua nascita e non solo il 21 luglio. Tra l’altro – dice -, voglio ribadirlo, lavorare in quegli anni era davvero difficile, anche perché mancavano gli strumenti investigativi, al massimo si ci basava sui confidenti. Per non parlare della mancanza del reato di associazione mafiosa. Lui per primo capì, come testimoniano le carte di un suo intervento al Csm nel 1978, che i reati di mafia avevano bisogno di una loro legislazione e non potevano essere trattati come si trattava un semplice furto o una rapina, era davvero avanti, era un poliziotto moderno».
Un giorno di festa che ha visto una prima tappa a Messina, con un cerimonia voluta dalla polizia di Stato dove Giuliano conseguì la laurea in Giurisprudenza e infine a Pizza Armerina, sua città natale. La manifestazione è stata presentata dal regista Roberto Greco. «Per noi è un giorno di allegria – sottolinea Giovanna Flavia Vagone, vicesindaco e assessora all’Istruzione del Comune di Piazza Armerina -, ci vorrebbero tanti uomini giusti come lui che servano da esempio ai giovani che hanno bisogno di una guida per affermare i valori della legalità». E i giovani, in particolare quelli dell’istituto d’istruzione superiore Leonardo Da Vinci, si sono messi in gioco realizzando un cortometraggio che racchiude le tappe lavorative del super poliziotto. «Il lavoro non è stato facile perché abbiamo dovuto ricreare gli anni ’70 – esordisce Fabio Leone, regista del corto Un passo Avanti -, e soprattutto non è stato semplice raccontare la vita di un eroe in tredici minuti. Abbiamo cercato di trasmettere l’intensità della vita di Boris Giuliano attraverso gli sguardi e di tenere attaccati i ragazzi a un registro tecnico creando una narrazione tra il cronistico e il giornalistico».
«I ragazzi ci hanno creduto e noi abbiamo stravolto non solo il personaggio principale – racconta la regista Antonella Barbera -, ma soprattutto la ragazza che interpreta la fotografa Letizia Battaglia, che si è tagliata persino i capelli per assomigliarle. Il nostro obiettivo è portare il girato nei concorsi internazionali e realizzare una trilogia: dopo aver raccontato la storia di Impastato e Giuliano, presto penseremo a un’altra storia. Ovviamente questo lavoro è dedicato alla vedova e alla fotografa Letizia Battaglia, che noi stimiamo molto». Martina Bilello ha raccontato l’emozione di aver interpretare la vedova Giuliano: «Quello che mi ha colpito è la forza di questa donna nell’affrontare il dolore, nella consapevolezza di stare accanto a un uomo che correva pericolo ogni giorno».
Ma non solo un cortometraggio. Gli studenti hanno letto diverse parti i cui protagonisti sono gli amici, i colleghi, i giornalisti e anche gli avvocati che affiancarono la famiglia Giuliano nel processo che terminò nel 1995 e condannò come esecutore materiale Leoluca Bagarella. Successivamente, è stato presentato il libro della scrittrice Valeria Siragusa edito da La Zisa, Follow the money, che ha visto anche la partecipazione di Alessandro Giuliano, oggi a capo dello Sco (Servizio centrale operativo), anche lui poliziotto. «Questo testo – sottolinea l’autrice -, che vanta la prefazione del questore di Palermo, raccoglie tante testimonianze di chi ha conosciuto Boris Giuliano. Un lavoro che in realtà prende le mosse dal docufilm Sopralluoghi per un film su un poliziotto ucciso, realizzato insieme a Roberto Greco. Un lavoro per restituire la memoria di un grande poliziotto alla città di Palermo, alla Sicilia e all’Italia».