Una caratteristica che spinge gli uomini dell'Arma a ritenere che dietro l'organizzazione ci fosse «qualche "suggeritore"». «Stiamo verificando se i componenti della banda potessero contare su alcune complicità all'interno delle varie commissioni o dell'Inps» spiega De Riggi, comandante provinciale dei carabinieri.Il procuratore capo Lo Voi: «Organizzazione ben articolata». L'aggiunto Petralia: «Frutto della crisi, che spinge a cercare soldi ovunque»
Blitz “Malati immaginari“, indagini proseguono Investigatori: «Falsi realizzati a regola d’arte»
Nessuna ipotesi di corruzione. Almeno al momento. Gli investigatori del Comando provinciale di Palermo che hanno fatto luce sulla maxi truffa da 1,5 milioni all’Inps, eseguendo 18 misure cautelari, proseguono le indagini. C’è da accertare l’eventuale complicità di funzionari infedeli e professionisti compiacenti. In particolare l’attenzione degli inquirenti è concentrata su «medici o soggetti che ricoprono incarichi pubblici».
Da parte degli uffici dell’Inps e della commissione, ha puntualizzato Giuseppe De Riggi, comandante provinciale dei carabinieri «c’è stata la massima collaborazione». Molti dei certificati medici erano «perfetti, falsi ma realizzati a regola d’arte». Una caratteristica che spinge gli uomini dell’arma a ritenere che dietro l’organizzazione ci fosse «qualche “suggeritore”. Per questo motivo stiamo proseguendo le indagini per verificare se i componenti della banda potessero contare su alcune complicità all’interno delle varie commissioni o dell’Inps».
Quello che è certo è che «quella sgominata oggi – spiega il procuratore capo Francesco Lo Voi – è una associazione articolata, ben comandata, che ha creato un meccanismo finalizzato all’illecito arricchimento frodando l’Inps». Di più. Per l’aggiunto Bernardo Petralia, è «il frutto della crisi, che spinge a cercare soldi dovunque e comunque». Quello che viene fuori da «indagini condotte con attenzione e grande scrupolo – aggiunge – è un sistema burocratico illegale, in cui si procuravano false certificazioni mediche e si ottenevano delle pensioni con cui vivere».
Un sistema, temono gli investigatori, che andava avanti da tempo. «Abbiamo accertato 25 truffe. In 18 casi è già stata revocata la pensione d’invalidità, ma l’ipotesi è che le pratiche false siano molte di più – dice Salvatore Altavilla comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Palermo -. Quello che emerge è un’organizzazione in grado di ricavare cospicue cifre». Perché oltre che i soldi degli arretrati in molti casi i capi prendevano anche il 10% della pensione ottenuta in modo illecito.