Dal primo nucleo anarchico in città ai ritrovi punk alla villa Garibaldi. Sono le storie nascoste dietro alla vetrina di un concept store di scarpe artigianali al centro di Palermo. Nato per volontà di uno dei protagonisti storici della scena underground cittadina, che ha unito all'attività di famiglia la passione per la musica
Bizio Rizzo, dai vinili alle calzature e ritorno Storia artigianale di un’attitudine professionale
«Partì tutto dalla passione per la musica. Ascoltavo molto trash in quel periodo ed eravamo così pochi in città che thrashers, metallari, punk, hardcore stavano tutti nello stesso punto, negli stessi luoghi. Era il vero cross over degli anni ’80». Esistono degli ambienti che, oltre a descrivere lo spazio sul quale sviluppano la propria forma, possono raccontare delle storie. Avvolgendo il ricordo di una musica che diviene caratteristica, proprio come le voci di chi quei luoghi li ha vissuti. A raccontarlo è uno dei protagonisti di questa storia, Bizio Rizzo, colonna portante di quella che potremmo etichettare come scena underground della città di Palermo. Bizio è un musicista, un collezionista di vinili, un vecchio punk, ma anche un artigiano. Passioni che si concretizzano in due vetrine: nella prima le scarpe di famiglie, in quella accanto i dischi.
Nel 2013 Rizzo riesce a concretizzare un’esperienza durata circa 70 anni. La sua famiglia produce calzature artigianali. In principio soltanto una piccola fabbrica nel quartiere di San Lorenzo; poi, tre anni fa, anche un concept store: il Rizzo Manufacture Studio. «Dentro, io e mia moglie Marilena abbiamo messo la nostra passione, noi stessi, il tipo di calzature che facciamo, l’amore per l’artigianalità e il made In Italy». Il tutto «insieme con la musica e anche l’ispirazione ai movimenti giovanili e di contro-cultura soprattutto degli anni ’60 e ’70 – spiega Rzzo – La musica c’è sempre, è una cosa basilare». Parte tutto dalla musica, dice Bizio, quando lo incontriamo tra le due piccole vetrine del negozio di scarpe e del suo negozio di dischi. Perché, oltre ad esser riuscito a trasportare l’esperienza familiare dalla fabbrica allo store, Bizio è riuscito a creare anche un piccolo spazio dove poter dar adito alla sua passione primordiale: i dischi.
Le sue avventure, se elencate, creano un flusso pari a quello provocato da una valanga. Il primo nucleo anarchico in città alla fine dei ’70, gli appuntamenti dei punk a villa Garibaldi o al cinema Fiamma, il centro Sociale Montevergini o il Da Hausa Squat ed ancora i Kali Yuga, i Semprefreski, gli Fug. Un frastagliato susseguirsi di epoche. «Un periodo storico fu quello di Record Sucker, un piccolo negozio di dischi in corso Vittorio Emanuele – racconta – Lo aprimmo io e Joe Cottone, mio fraterno amico. Eravamo a cavallo tra gli anni ’90 e il Duemila, c’era la voglia di fare arrivare un po’ di dischi a Palermo, quindi avevamo solo etichette indipendenti, qualche cd ma quasi esclusivamente vinili».
Hardcore punk, soul, funk, beat. Insieme alla capacità di creare un prodotto artigianale come una scarpa, amalgamando insieme praticità, passione e attitudine. Ecco cosa è riuscito a fare Bizio Rizzo negli anni. Ispirandosi alla musica, prendendo spunto dalla sua collezione di vinili, studiando il design e analizzando il progresso. Ed ecco cosa c’è dietro quello che può sembrare un classico concept store tra le vie del centro cittadino di una città come Palermo, in via Ruggero VII. Dove le storie non mancano e di sicuro il tempo si trascorre in buona compagnia.