A un maxi-emendamento da 140 milioni di euro redatto ieri dall'amministrazione comunale sono legati i destini del Bilancio 2011 e quelli dello stesso Comune di Catania. Un atto che tenta l'accesso al piano di riequilibrio finanziario pluriennale che ha già salvato la Provincia dal dissesto finanziario. In attesa, entro 24 ore, di un nuovo parere dei revisori contabili e di una nuova seduta del consiglio comunale, ieri sera in aula si è tenuto un piccolo teatrino anti-casta. E ad assistere c'era un numeroso e divertito pubblico
Bilancio, 24 ore per il maxi-emendamento E il consiglio diventa un teatrino anti-casta
«Ancora 24 ore per consentire ai revisori dei conti di esaminare il maxi-emendamento da 140 milioni, poi voteremo». Un finale da action movie quello scelto dal consiglio comunale di Catania, che rimanda, davanti all’ormai consuento numeroso pubblico presente in aula – molti gli esponenti del Forum dell’Acqua e del Movimento 5 Stelle -, l’ennesima seduta relativa al Bilancio consuntivo 2011. Mancano infatti una decina di giorni alla scadenza del 30 novembre data dalla Corte dei conti regionale per l’approvazione del fondamentale atto amministrativo, da cui dipende il destino del Comune di Catania. Un documento già bocciato per ben due volte dal collegio dei revisori contabili comunale, ma le cui modifiche sono state preparate dall’amministrazione solo ieri mattina, individuando «crediti di dubbia esigibilità» inseriti in un emendamento da ben 140 milioni e 788mila euro. Un tentativo di accedere, come chiaramente scritto nel documento, al «piano di riequilibrio finanziario pluriennale» previsto dal nuovo articolo 143-bis inserito nel Testo unico degli enti locali a ottobre del 2012 con un decreto legge dal governo di Mario Monti.
«Praticamente come dire che questi soldi non si vedranno mai e il Comune ha un buco di 140 milioni» sostiene il capogruppo Pd in consiglio Saro D’Agata sul maxi-emendamento. Il documento è però frutto di «una riunione congiunta di amministrazione commissione Bilancio e conferenza dei capigruppo» replica la neo-deputata regionale Valeria Sudano capogruppo Pid, che risponde a D’Agata: «Abbiamo detto chiaramente che ci saremmo visti oggi in consiglio per poi rimandare di 24 ore la seduta».
Una seduta atipica quella di ieri del consiglio comunale, fin dall’ingresso al municipio, consentito dai vigili urbani solo a turni, dato il gran numero di intervenuti. «Si entra a due a due, come nelle discoteche» fa notare in polemica con i vigili urbani per l’attesa qualche cittadino. Cittadini che, una volta arrivati in un’aula già pronta al rinvio, hanno assistito a dei piccoli comizi anti-casta da parte dei consiglieri. Tutti in riferimento alle ultime dichiarazioni dell’amministrazione, ovvero la riduzione degli emolumenti di sindaco e dirigenti del 20 per cento, e la riduzione delle circoscrizioni da 10 a 4.
Manfredi Zammataro, giovane consigliere de La Destra, auspica «risparmi reali sui conti dell’amministrazione, ad esempio sugli affitti di edifici dove hanno sedi uffici, come quello del difensore civico, che non sono attivi da anni». Zammataro auspica anche che «i soldi risparmiati dagli emolumenti siano chiaramente rendicontati online ai cittadini». Un concetto ribadito da un altro giovane, Manlio Messina, vicecapogruppo Pdl, che sullo stesso tema rincara la dose: «Io mi sono già ridotto gli emolumenti del 50 per cento, e vi chiedo di rendicontare tutto quello che viene risparmiato, in modo che poi i cittadini sappiano chiaramente che questi soldi vengono reinvestiti in servizi» chiede all’amministrazione il consigliere. Iniziative che, suggerisce Messina, possono essere anche cose semplici «come il wifi libero, che ho avviato a San Giovanni Li Cuti e mi accingo ad avviare in altri 4 punti della città, da individuare con sondaggio online».
Di wifi e nuove tecnologie non parla invece Vincenzo Castelli, Pdl, che davanti al numeroso pubblico si lancia in un proclama populistico. «La gente mi ferma per strada, mi chiede lavoro. Sento in tv gente di Palermo dire che si brucerà viva insieme al sindaco. Non possiamo andare avanti così. Facciamo vedere a tutti che qui dentro ci leviamo la vita, facciamo il consiglio comunale in piazza». Salvo Di Salvo, capogruppo di Famiglia lavoro e solidarietà, tenta invece un attacco mirato. «C’è un nuovo assessore all’Innovazione che non ho mai conosciuto. Chi è questo giovane, Sergio Serafini, sicuramente bravissima persona, che riceverà uno stipendio dall’amministrazione comunale con nomina a due settimane dal voto regionale? Io l’assessore all’innovazione tecnologica non l’ho mai visto in aula». Peccato, come fanno notare alcuni tra il pubblico in sala, che Serafini era presente in aula la settimana scorsa, mentre era assente Di Salvo.
Degno di nota anche l’intervento di Tuccio Tringale, del Mpa. «Perché sono due anni che lamento l’assenza della legalità agli Angeli Custodi, dove c’è una scuola distrutta, e nessuno ha fatto ancora nulla? La politica va in questi quartieri solo per i voti» tuona il consigliere Tringale, rivolgendosi all’assessore Vittorio Virgilio alla pubblica Istruzione. «Chissà chi va a chiedere i voti», in quei quartieri, ridacchia il pubblico, prima di assistere a un teatrino tra l’esponente Mpa e l’assessore. «Dottore Tringale», esordisce l’assessore, che usa le dichiarazioni del consigliere come un prezioso assist per sciorinare ai presenti le cifre dell’istruzione comunale a Catania. «Abbiamo 31800 studenti nei nostri 150 plessi comunali, e l’amministrazine in questi due anni ha avviato un grande lavoro per svolgere, ma a zero spese dell’amministraziojne con risorse del personale interno, un attento lavoro per elencare le esigenze di queste strutture. E dei 32 istituti comprensivi, ben 29 sono oggetto di interventi strutturali, tramite fondi europei statali e regionali» spiega Virgilio. «Io sono geometra» risponde a tutto questo Tringale, che nel frattempo aveva preso posto nei banchi a sinistra, tra le file dell’Udc, cercato invano dall’assessore Virgilio. «Ah è qui consigliere. Ma io non volevo entrare in polemica sul titolo, lei è più importante di un dottore, in quanto rappresentante eletto dei cittadini», conclude Virgilio.
Un teatrino, del quale restano però ancora 28 pagine di numeri, un lungo elenco presentato in tempo per il consiglio comunale, ma non per il parere, necessario, dei tre revisori. L’esito delle valutazioni è comunque atteso per il pomeriggio di oggi, in tempo per convocare nuovamente il consiglio comunale ed evitare, con il voto di questo maxi-emendamento alla proposta di delibera sul bilancio 2011, un dissesto finanziario sempre più vicino. Come già successo per la Provincia, ammettendo di aver inserito in «crediti di dubbia esigibilità» nella delibera di bilancio ai titoli I e III, si tentarà l’accesso al Fondo di rotazione per gli enti locali previsto dal nuovo articolo 143-bis del Testo unico degli enti locali, il cosiddetto «salvaenti» creato dal governo Monti con il Decreto legge 174 dell’ottobre 2012. Un piano di riequilibrio finanziario pluriennale accessibile però solo dopo un altro parere, quello della Corte dei conti regionale, che dovrà infine rivalutare l’operato di amministrazione e consiglio. E dire se la città di Catania potrà salvarsi o meno dal dissesto.