A dare l'annuncio della fruibilità delle sale è Carlo Pastena, che stima la fine dei lavori «entro un mese o poco più. Nelle ultime settimane c’è stata un’accelerazione». Gli interventi, tuttavia, hanno riguardato perlopiù la messa in sicurezza della struttura, e solo marginalmente l’immobile da un punto di vista architettonico
Biblioteca centrale, il direttore: «Riapertura a marzo» Ma l’incertezza sui lavori potrebbe farla slittare
Dopo molti mesi, durante i quali è rimasta chiusa per consentire gli interventi di restauro, la Biblioteca centrale della Regione siciliana Alberto Bombace di Palermo potrebbe finalmente riaprire le sue stanze. Ad annunciarlo il direttore Carlo Pastena che stima la fine dei lavori tra «la fine di febbraio e l’inizio di marzo. Nelle ultime settimane c’è stata un’accelerazione degli interventi di ripristino – racconta Pastena – grazie ai trasferimenti di risorse da parte dell’assessorato. Al momento mancano pochi interventi e una serie di autorizzazioni che dovranno rilasciare i vigili del fuoco. Spero proprio che si possa riaprire entro un mese o poco più».
Una buona notizia per gli studenti, ricercatori e fruitori della sala di lettura affezionati alla struttura – si calcola che la media di visitatori si aggiri intorno a 600 persone al giorno e 120 mila accessi all’anno – che dal mese di settembre non possono più ricorrere ai servizi offerti dalla biblioteca che custodisce oltre un milione di libri inseriti in 20 chilometri di scaffalature. I cantieri, finanziati con un milione di euro attraverso fondi comunitari, erano stati annunciati sul sito della Regione siciliana a settembre ed erano finalizzati alla necessaria messa in sicurezza dell’Istituto, al restauro architettonico dell’atrio e dell’ingresso principale su corso Vittorio Emanuele, gravemente danneggiato dall’incendio avvenuto lo scorso anno. Da allora, però, le porte sono rimaste sbarrate e il personale – circa 140 dipendenti – costretto, suo malgrado, all’inattività.
In particolare, la biblioteca è stata chiusa dai vigili del fuoco perché non rispettava le disposizioni del dpr 418 del 1995 in materia di prevenzione di incendi per gli impianti in biblioteche e archivi che disciplinano la sicurezza negli edifici storici. Gli interventi hanno riguardato l’adeguamento dei locali alle vigenti norme di sicurezza, in particolare dei magazzini con il rifacimento degli impianti antincendio e la realizzazione di porte tagliafuoco oltre alla collocazione di bombole d’ossigeno. «Con oltre 50 interventi e 50 appalti diversi – racconta il direttore – è stato tutto molto complicato. Adesso attendiamo gli ultimi finanziamenti e saremo in grado di chiedere la riapertura, previo sopralluogo dei pompieri, senza non sarebbe possibile».
La notizia della sua chiusura, tuttavia, ha sollevato in questi mesi non poche perplessità, suscitando anche l’interesse della politica. Ad ottobre, infatti, un’ispezione del M5s – presenti tra gli altri il senatore Mario Giarrusso e il deputato all’Ars Sergio Tancredi – ha messo in luce alcune delle criticità legate agli interventi e a possibili ritardi rispetto alla conclusione dei lavori. Nel comunicato, infatti, si leggeva che «i lavori avranno la durata di circa sette mesi» e della vicenda, proprio in questo giorni, si è interessato anche l’esponente dell’opposizione all’Ars Nello Musumeci, che ha presentato un’interrogazione al Presidente della Regione e all’assessore per i beni culturali e l’identità siciliana: «Da mesi la biblioteca centrale è chiusa alla fruizione pubblica. Il problema – rileva Musumeci – è che le condizioni della struttura sono disastrose: l’intero edificio è in uno stato di forte degrado e necessita di interventi di restauro stimati in circa 3-4 milioni di euro».
In effetti, gli interventi portati a termine fino a oggi si sono concentrati perlopiù sulla messa in sicurezza della struttura, ma hanno riguardato solo marginalmente l’immobile da un punto di vista architettonico. «I 3-4 milioni di cui si parla – spiega ancora il direttore della biblioteca – forse si riferiscono a interventi per la ristrutturazione dell’intero edificio, ma si tratta di un bene demaniale. Noi abbiamo cercato di mettere in sicurezza i locali che, al momento, era il passaggio più importante in vista della riapertura – aggiunge – e ormai stiamo quasi per concludere».