Silvio Berlusconi ha lasciato l’Italia esattamente come l’ha trovata. Tutti a scrivere che B., l’Italia, l’ha cambiata. Ma la verità è che è stata l’Italia a fare B., non il contrario come si sostiene. Questo non è né un merito né un demerito di B., certo c’era un’occasione, un buco di mercato come si dice, e B. appena vedeva un buco ci si scapicollava.
La differenza tra l’Italia preberlusconiana e quella berlusconiana è stata in buona sostanza la fine della dialettica padrone-operaio e la comparsa del self-made-man, dell’imprenditore di se stesso. Ma era un cambiamento che sarebbe avvenuto comunque dopo il crollo del muro di Berlino e la fine delle distinzione sociali come le avevamo conosciute.
L’Italia, come un po’ tutto il mondo occidentale, si è trovata, nel 1989, come quello che gliela vide alla sorella, basita, e mentre gli altri paesi costruivano moderne democrazie svincolate dai vecchi blocchi, l’Italia, questa teenager spersa, cercava, come al solito, l’uomo forte, il suo cavaliere che gli dicesse cosa fare, come comportarsi, come vestirsi. Ed è qui che B. mise il suo doppiopetto un po’ Findus all’Italia: il futuro non era la demoocrazia, ma l’imprenditorialismo. L’Italia iniziò a indossarlo con felicità, quel doppiopetto, e persino il chianchiere o il putiaro (senza nessuna offesa, ovviamente) smisero di definirsi tali e iniziarono a definirsi imprenditori.
Ovviamente, l’uomo forte (o la donna forte) l’italiano non lo ha mai cercato fuori dall’apparato statale, che comunque garantisce stipendio a vita, pensione e tredicesima. In questo l’Italia è sempre rimasta uguale a se stessa: vuole essere libera ma un po’ schiava, vuole i suoi spazi ma vuole essere coccolata, vuole fare un po’ la mignotta ma vuole anche un focolare in cui tornare. E chi meglio di B. poteva sedurre questa panterina bisognosa?
Nessuno diventa B. se non ha un po’ di fighetta intorno. La fighetta di B. è stata l’Italia. B. ha trovato l’Italia fighetta e fighetta l’ha lasciata. Il berlusconismo non è mai esistito.
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