Un paio di ville a Pizzo Sella, un’altra allo Zen, accanto alla scuola Falcone, un terreno con tre immobili in viale Michelangelo: sarebbero questi i beni confiscati alla mafia di maggior pregio che il Comune di Palermo assegnerà ad associazini ed enti non-profit, singoli e associati. Si tratta, complessivamente, di 67 beni messi a bando, suddivisi in 26 appartamenti a uso ufficio e di quadratura variabile fra 29 e 1.100 metri quadri; 29 magazzini di quadratura variabile fra 28 e 600 metri quadri e 6 tra ville e complessi.
I beni sono dislocati in tutta la città, anche se la maggior parte si trova nei quartieri periferici, da Brancaccio a Pallavicino, da San Lorenzo a Mondello, da Cruillas a Bonagia. Tra quelli disponibili in centro ci sarebbe un immobile di piccole dimensioni in via Catania, anche se con un’ampia terrazza, e un locale commerciale di tre saracinesche in via Malaspina.
Le istanze presentate da enti e associazioni sono 91. Giovedì 31 marzo è scaduto il termine per il deposito telematico delle domande. Soltanto gli enti e le associazioni che hanno partecipato al bando pubblicato dal Comune l’11 dicembre dello scorso anno e che hanno superato la prima fase della selezione, hanno avuto accesso a informazioni per l’individuazione dei beni. Insieme all’indirizzo, erano comprese i dati relativi alla quadratura e alla destinazione d’uso degli immobili.
«Gli ambiti per cui le associazioni potevano presentare i progetti sono le attività sociali, culturali e ludico ricreative – spiega l’assessore al Patrimonio Luciano Abbonato –. Ogni associazione poteva presentare fino a due progetti per l’assegnazione di altrettanti beni, per cui è prevedibile che il totale dei progetti sia fra 100 e 150. Ciò testimonia come la procedura adottata abbia funzionato assicurando trasparenza e regolarità formale».
La procedura per l’individuazione dei possibili beneficiari prevedeva che, dopo la prima fase di selezione, a questi venissero assegnati i dati di accesso – user name e password – per conoscere l’elenco degli immobili. «Dopo avere superato la prima fase – spiega Mariangela Di Gangi del Laboratorio Zen Insieme – abbiamo selezionato un bene che poteva essere adeguato al nostro progetto. La scelta è ricaduta su una villa nel quartiere Resuttana-San Lorenzo. Adesso attendiamo l’esito della valutazione del nostro progetto, che prevede la relizzazione di un centro polivalente che si occupi di ecosostenibilità, mobilità europea dedicata ai giovani del quartiere e inserimento lavorativo di donne e ragazzi».
Tra le associazioni, non mancano le voci che promuovono la procedura informatica: «Si è svolto tutto alla luce del sole, non tutte le amministrazioni comunali hanno adottato modalità così trasparenti – dice Federico Nuzzo, presidente di Factory -. Noi abbiamo partecipato al bando, anche se alla fine abbiamo deciso di non chiedere l’assegnazione di immobili perchè quelli che abbiamo visto non erano adatti alle nostre esigenze. Ciò non toglie che, essendo stato previsto un filtro razionale e avendo consentito alle associazioni di presentare progetti comuni, la valutazione sull’azione del Comune sia positiva».
Adesso toccherà a una commissione formata dai tre capi area responsabili del Patrimonio, della Cultura e delle Politiche sociali decidere a chi saranno assegnati gli immobili. Con il decreto di nomina, il sindaco ha stabilito che il termine per l’esame dei progetti è fissato per il 30 maggio.
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