Salvatore Torrisi ha accompagnato il maestro dal 1999 al 2017, anno che ha segnato la fine delle esibizioni dal vivo. Sulla tristezza, oggi, prevale la consapevolezza di aver conosciuto un lato meno noto dell'artista. «Sempre controcorrente», racconta
Battiato oltre il «genio spirituale»: il ricordo del fonico «Burbero? Oggi restano i suoi scherzi e la leggerezza»
«Dovremmo ricordare Franco con la sua leggerezza spirituale, con la sua semplicità». La triste notizia della morte di Battiato nella sua casa di Milo, ai piedi dell’Etna, lascia in tutti un velo di tristezza. Dietro cui, però, si cela la consapevolezza che questi ultimi anni, a causa dei problemi di salute, non siano stati proprio felici per il cantautore e compositore nato a Ionia – odierna Riposto – nel 1945. A tratteggiare un ricordo dell’artista è Salvatore Torrisi, fonico di palco di Battiato dal 1999 al 2017. «Franco era una persona energica e piena di entusiasmo – racconta a MeridioNews – Questi due anni in cui è stato lontano dal palcoscenico avranno sicuramente rappresentato altra sofferenza per lui, che già doveva fare i conti col suo stato di salute».
L’ultimo concerto Battiato lo aveva tenuto al teatro greco romano di Catania a settembre del 2017, dove aveva eseguito Messa arcaica, una delle sue opere, insieme ad alcuni suoi brani più famosi. Poi una caduta che lo aveva costretto al ricovero all’ospedale di Acireale. Da quel momento, tecnici, musicisti e fan non hanno saputo nulla del maestro, il cui stato di salute è rimasto protetto attorno alla riservatezza decisa dai familiari. «A quel concerto dovevano seguire altre date – continua Torrisi – Ma dopo quella caduta avevamo già l’impressione che non ci sarebbero stati più concerti. La famiglia ha deciso di tenere il riserbo sulle sue condizioni, non abbiamo saputo granché. Certo, fisicamente non stava bene, anche se già da tempo accusava qualche amnesia».
Franco Battiato nel panorama musicale è stato sempre controcorrente. Dai primi esordi discografici Fetus e Pollution di inizio anni Settanta, in cui la musica elettronica incontrava il rock progressivo, passando dalla musica classica coniugata al rock, fino all’affermazione pop negli anni Ottanta con La voce del padrone, non escludendo lo studio della musica sacra. Nel suo fervore artistico e nella sua poliedricità, Battiato non ha mai smarrito il suo stile. «Se n’è sempre fregato del giudizio della critica e degli altri, continuando per la sua strada – aggiunge Torrisi – Ricordo quando citava l’episodio accaduto in un festival internazionale quando, durate le prove, fu applaudito perché aveva eseguito un brano richiestissimo, salvo poi eseguire un altro brano durante l’esibizione e venne fischiato. È un esempio emblematico. Era così anche nella vita di tutti i giorni».
A pochi giorni dall’addio di Milva, una delle tante artiste che hanno collaborato con lui, oggi il panorama musicale e delle istituzioni ricorda Battiato anche per il suo impegno andato oltre il palcoscenico. Il contributo alla politica, con un assessorato nella giunta siciliana di Rosario Crocetta, è stata solo una parentesi di un anno. Duraturo e più incisivo, invece, è stato l’impegno per un messaggio di pace e unione tra i popoli, così come quello sui diritti civili. Come nel 1992, dopo lo scoppio della guerra del Golfo, quando ha organizzato un concerto a Baghdad, in Iraq, per lanciare un messaggio di speranza ai Paesi del medio-oriente.
Non ha mai fatto mistero della sua vicinanza alla spiritualità legata alla meditazione, che praticava proprio nella sua casa a Milo, in una veranda fatta costruire appositamente, di fronte a un grande giardino. Una fede e una vicinanza alla preghiera che hanno sempre spinto Battiato a credere nella vita dopo la morte e al fatto che l’essere umano sulla terra sia solo Di passaggio, come titola un suo brano. Nel 2019 si era sperato in un possibile, forse ultimo, bis dell’artista, con la pubblicazione del brano Torneremo ancora. Ma, a parte questa parentesi, gli ultimi anni sono trascorsi in silenzio. Fino a oggi, dove è tornato a parlare con la sua musica: «La vita non finisce, è come un sogno. La nascita è come il risveglio», scriveva nel testo della canzone.
Ma il profilo di Franco Battiato non è solo filosofia, studio e religione. «Spesso alcuni fanno passare la figura di Franco come una persona seria e a tratti burbera – sorride Torrisi – Ma non è così. Durante il lavoro ci riempiva la giornata di scherzi e barzellette, compresa una su di me. Alla fine dei concerti voleva che salissi sul palco per i saluti, anche se a me non andava. Così, durante un concerto a Napoli, mi suggerì di presentarmi al pubblico con una parrucca: quel giorno ho deciso di accontentarlo e sul momento persino lui era incredulo sul fatto che fossi io». Franco Battiato oggi ha lasciato la sua terra, ma il suo ricordo rimarrà forte anche attraverso le sue opere che continuano ad accompagnare e a unire le generazioni. «Franco rimarrà sempre la bella persona che era – conclude Torrisi – Ci ha lasciato la sua genialità e la sua semplicità».