Basta con Crocetta & Bianchi: la Regione siciliana va commissariata

A PARTE IL FATTO CHE NON SI PUO’ ERRARE NEL REDIGERE UNA LEGGE DI BILANCIO, SIAMO DAVANTI A DUE PERSONAGGI CHE PERSEVERANO NELL’ERRORE. INVECE DI PROGRAMMARE UNA RIDUZIONE DEL MONTE ORE DEI PRECARI PROPONGONO UN MUTUO PER PAGARE LA SPESA CORRENTE! SIAMO ALLA FOLLIA. QUESTI SIGNORI VANNO MANDATI A CASA. SUBITO

La volete sapere l’ultima sul Governo di Rosario Crocetta e dell’assessore all’Economia, Luca Bianchi? I due, lungi dal fare tesoro della potente ‘scoppola’ buscata dall’Ufficio del Commissario dello Stato, stanno tentando un’altra delle loro operazioni ‘intelligenti’: utilizzare le categorie sociali della Sicilia lasciate con il culo a terra come mezzo per far approvare da Roma un mega mutuo per fronteggiare il disastro che hanno creato. Proviamo a raccontare la nuova ‘genialata’ dell’accoppiata Crocetta-Bianchi.

Intanto, da qualche giorno, ripetono a destra e a manca che, nella nostra Isola, ci sono 26 mila soggetti che rischiano di non prendere lo stipendio. In testa ci mettono i lavoratori della Forestale (per i quali, al di là delle chiacchiere, nel silenzio dei sindacati, Governo e Ars hanno stanziato solo 50 milioni di euro a fronte dei 230 milioni di euro dello scorso anno!), dipendenti dei Consorzi di bonifica, dipendenti degli enti Parco e delle Riserve naturali, Teatri siciliani di prosa e di lirica, Eas, ex Consorzi Asi e via continuando.
Senza rendersene conto, Crocetta e Bianchi dimostrano quello che LinkSicilia scrive da mesi: e cioè che per mantenere l’esercito dei precari siciliani ormai bisogna scippare i soldi a tutte le altre categorie. Presidente assessore, nella loro ‘dotta’ disamina, dimenticano di dire che, oltre ai 26 mila soggetti lasciati senza soldi, hanno lasciato al verde anche i Comuni siciliani.

Ieri l’abbiamo scritto e oggi lo ribadiamo: stante il fatto oggettivo che i soldi per una manovra bis non possono essere presi dai fondi di riserva, dalle regolazioni contabili e, soprattutto, non possono essere presi dal fondo rischi per fronteggiare i cosiddetti residui attivi (cioè i 3 miliardi di entrate dubbie, se non fittizie del Bilancio), non rimane che una via: ridurre il monte ore dei precari.
Considerato che il costo annuo del precariato, in Sicilia, sfiora (e forse supera) il miliardo di euro, una riduzione di un terzo del monte ore porterebbe nelle ‘casse’ della Regione non meno di 300 milioni di euro.

Tra l’altro – e qui dobbiamo contraddire i nostri amici della Cisl siciliana che chiedono, per il precariato siciliano, un piano di ‘stabilizzazione’ – va ricordato che il rinnovo dei contratti ai precari degli enti locali, per quest’anno, è a rischio di illegittimità. Perché le magistrature amministrative siciliane hanno più volte ribadito che nella pubblica amministrazione si accede per concorso pubblico.
Di più: di recente il Tar Sicilia ha ‘bocciato’ il maldestro tentativo del Comune di Caltanissetta di bandire concorsi ‘speciali’ per favorire i precari. E’ la fine – per chi ancora non l’avesse capito: e qui rispondiamo agli amici della Cisl – dei percorsi privilegiati per le ‘stabilizzazioni’ dei precari. Ci dispiace per la politica siciliana truffaldina e intrisa di cultura mafiosa, ma anche in Sicilia – alla faccia vostra! – si torna alla Costituzione: nella pubblica amministrazione – e quindi anche nei Comuni – si accede per concorsi pubblici aperti a tutti: anche ai dipendenti degli stessi Comuni che vogliono accedere a mansioni superiori.

Che significa questo? Semplice: poiché il rinnovo dei contratti ai precari si può attuare solo se finalizzato alla ‘stabilizzazione’, a fronte di una ‘stabilizzazione’ che non c’è e non ci potrà essere il rinnovo dei contratti ai precari diventa a rischio di illegittimità. E questa volta le eventuali responsabilità non saranno di difficile individuazione: ne risponderanno gli amministratori degli enti pubblici, per esempio dei Comuni.

Riassumendo, i soldi, Crocetta e Bianchi, potrebbero trovarli anche domani: oltre 300 milioni di euro sulla riduzione del monte ore dei precari. Invece cosa vorrebbero fare il presidente e l’assessore? Il solito mutuo.
Sì, avete letto benissimo: un mutuo con la solita Cassa Depositi e Prestiti per pagare gli operai della Forestale e tutte le altre categorie rimaste al verde. Un mutuo, soprattutto, per non toccare i 90 mila precari così da poter affrontare nelle migliori condizioni possibili la prossima campagna elettorale ormai imminente…

La soluzione del mutuo è contro legge e illogica. Vediamo il perché.
Di fatto, presidente e assessore vorrebbero far contrarre alla Regione siciliana – cioè agli ignari abitanti della Sicilia – un mutuo per pagare la spesa corrente, cioè le retribuzioni di questi 26 mila soggetti rimasti senza soldi non a causa dell’impugnativa del Commissario dello Stato, ma in ragione del fatto che Governo e Ars, con i soldi di queste categorie, stanno pagando il precariato.
Al signor Crocetta e al signor Bianchi ricordiamo che, nella primavera del 2012, l’Ufficio del Commissario dello Stato ha impugnato un articolo della Finanziaria regionale di quell’anno che prevedeva un mutuo di circa 500 milioni di euro: soldi che sarebbero dovuti servire per la spesa corrente.
Nell’impugnativa – che dovrebbe essere ancora disponibile sul sito dell’Ufficio del Commissario dello Stato – viene spiegato, con linguaggio chiaro e con la Costituzione alla mano, che un ente pubblico non può indebitarsi per pagare le spese correnti!

Il fatto grave – notizia che apprendiamo dai giornali – è che Crocetta e Bianchi sarebbero volati a Roma (supponiamo a spese dei contribuenti) per proporre al Governo nazionale di fare una cosa che un Ufficio che fa capo allo stesso Governo nazionale – l’Ufficio del Commissario dello Stato, per l’appunto – ha già ‘bocciato’. Siamo alla follia!

Oltre che fuori legge il mutuo è anche illogico. I problemi che hanno determinato tutto questo bailamme sono due: il già citato miliardo di euro che la Regione siciliana spende ogni anno per foraggiare l’esercito del precariato; e il prelievo forzoso di circa un miliardo di euro che lo Stato si prende ogni anno dai conti della stessa Regione nel nome dell’Unione europea (Fiscal Compact).
Non si tratta di due eventi unici, perché anche il prossimo anno bisognerà pagare i precari e bisognerà erogare allo Stato il miliardo di euro circa per il Fiscal Compact. E allora? Facciamo contrarre quest’anno alla Regione (cioè ai 5 milioni di siciliani che lo pagherebbero con le tasse) un mutuo da pagare in quindici anni? E il prossimo anno ne facciamo un altro? E nel 2016 un altro ancora?

Come potete notare, anche uno studente del secondo anno di Ragioneria capirebbe l’irragionevolezza di tale proposta: debiti per pagare debiti per pagare debiti e via continuando.
La verità – amara – è che gli unici esseri che avevano titolo per restare a Palazzo d’Orleans erano gli animali che l’attuale presidente Crocetta, di fatto, ha fatto sloggiare. La proposta senza capo né coda del governatore e dell’assessore Bianchi dimostra solo una cosa: che la Regione siciliana deve essere commissariata. Subito. Prima delle dimissioni del Governo Letta.

Una proposta del genere da un giornale autonomista come il nostro può sembrare paradossale. Ma la nostra proposta nasce dalla costatazione che questo presidente e questo assessore non stanno solo distruggendo l’Autonomia: rischiano di distruggere la Sicilia. E dunque vanno fermati. 

L’onorevole Marco Falcone ha dichiarato che il governatore ha violato l’articolo 31 dello Statuto e per questa ragione può essere rimosso. A nostro modesto avviso, siamo ormai in presenza anche di una persistente violazione dello Statuto. Perché una manovra di Bilancio priva di copertura finanziaria, anche se approvata dal Parlamento dell’Isola, è un non-senso.

In questo pessimo finale di partita c’è una gravissima responsabilità del presidente Crocetta che, per ben due volte – il 27 e il 28 dicembre – quando ancora l’Aula era nelle condizioni di approvare l’esercizio provvisorio – ha ribadito ai componenti della Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars la “bontà” di una manovra che, invece, faceva acqua da tutte le parti.

Crediamo sia arrivato il momento di dire basta.


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