Nella giornata di ieri la troupe televisiva ha provato a intervistare il sindaco in merito a un bene confiscato. Ma il primo cittadino pentastellato si è negato. Ribadendo che non parla di mafia con dipendenti dell'ex premier dopo la sentenza sulla trattativa. «Ho cancellato già da un po' i canali Mediaset»
Bagheria, il sindaco Cinque si nega a Le Iene «Il problema non è Forza Italia ma Berlusconi»
«Il problema non è Forza Italia perché non è ormai quel partito che nacque da Dell’Utri e Berlusconi, ormai non ha più quel ruolo». A dirlo è Patrizio Cinque, sindaco pentastellato di Bagheria, considerato tra i più ortodossi all’interno del Movimento 5 Stelle. «Non credo che Berlusconi oggi abbia le energie per assumere un ruolo determinante nella vita politica del Paese, come non credo che Forza Italia darà un appoggio a questo Governo, perché è stata chiara la netta separazione che noi Cinque stelle abbiamo posto col soggetto Berlusconi – spiega -. Abbiamo dimostrato che non abbiamo avuto difficoltà a voltare in seno ad alcuni ruoli, per esempio la presidenza del Senato, dei soggetti che sono di Forza Italia che abbiano certi requisiti e qualità. Quindi non è tanto il problema di chi milita in Forza Italia, ma Berlusconi».
Secondo il primo cittadino bagherese, alla luce della sentenza del processo sulla trattativa fra Stato e mafia, oggi andrebbero «riscritti completamente gli ultimi venti-trent’anni della storia del Paese intero». È anche per questo motivo che Cinque ha rifiutato, spiegandolo lui stesso con un post su Facebook, di incontrare ieri una troupe della trasmissione di Mediaset Le Iene, che era andata a cercarlo per chiedere spiegazioni in merito a un bene confiscato alla mafia da un anno occupato da alcune famiglie. Facendo sapere agli inviati che «il sindaco di Bagheria non parla con dipendenti di Silvio Berlusconi, anche indiretti, poiché secondo una recente sentenza e attraverso le parole del pm Di Matteo è emerso che “è stato stipulato un patto con Cosa nostra, intermediato da Marcello Dell’Utri, che è stato mantenuto dal 1974 fino al 1992 dall’allora imprenditore Silvio Berlusconi».
Proprio quella sentenza, però, giudica fondamentale il ruolo di Marcello Dell’Utri, che secondo Di Matteo «ha fatto da cinghia di trasmissione della minaccia di Cosa nostra al governo anche nel periodo successivo all’avvento di Berlusconi a capo del governo». Cinque continua a distinguere tra la Forza Italia di allora e quella attuale, ribadendo che «il problema non è Forza Italia né alcuni soggetti che vi militano». Ma unicamente la figura di Berlusconi. Confermando in questo modo di volere quell’astensione benevola che Forza Italia teorizza da ieri al nascente governo Lega-5stelle. Un governo che Cinque aveva pronosticato: «La soluzione M5s-Lega era la prima soluzione che avevo preventivato, conviene a tutte e due le forze in termini di consenso, perché l’Italia è spaccata in due – spiega infatti -, loro hanno ottenuto maggiori consensi al Nord e noi al Sud. Questo può essere un vantaggio».
Forza Italia nì, Berlusconi no, e Mediaset super no: questa insomma la posizione del primo cittadino di Bagheria. «Ho cancellato già da un po’ i canali Mediaset, li ritengo incoerenti». A rafforzare questa sua presa di posizione proprio l’episodio di ieri sulla vicenda del bene confiscato a Bagheria, per cui gli inviati della trasmissione lo hanno cercato senza successo, poiché lui si trovava a Cinisi in occasione del 40esimo anniversario della morte di Peppino Impastato. «Quando ci siamo insediati nel 2014 abbiamo visto che c’era questo bene confiscato ma in stato di abbandono. Abbiamo fatto una verifica e abbiamo scoperto che era assegnato ai carabinieri e successivamente e successivamente è passato nelle mani del Comune – dice -. L’anno scorso viene occupato da alcuni soggetti, che hanno anche fatto alcuni lavori di ripristino e hanno ottenuto un allaccio elettrico con l’Enel. Non è una questione politica, non è una cosa che posso fare io, ma le forze dell’ordine. L’obiettivo è liberare l’immobile».
Cinque infine ricorda il lungo lavoro fatto in questi anni per il recupero e la riqualifica dei tanti beni confiscati alla mafia nel Comune del Palermitano: «Abbiamo destinato un immobile all’Asp e a breve ne affideremo altri per realizzare il consultorio e per il centro di salute mentale, in un altro abbiamo realizzato un pronto soccorso sociale per i senzatetto. Sempre in un bene confiscato abbiamo creato una Casa rifugio per le donne vittime di abusi e violenze – elenca -. Insomma, siamo molto attenti alla gestione dei beni confiscati nel territorio».