Fissata ad aprile l'udienza preliminare. Cuore dell'inchiesta, resa nota mesi fa, sono la gestione del palazzetto dello sport di Bagheria, la casa abusiva del cognato del primo cittadino e la gestione dei rifiuti. Gli avvocati: «Già un giudice aveva revocato l'obbligo di firma dopo, dopo l'interrogatorio di garanzia. Siamo ottimisti»
Bagheria, chiesto rinvio a giudizio per sindaco Cinque «Il gip aveva escluso alcuni elementi di colpevolezza»
La Procura di Termini Imerese ha chiesto il rinvio a giudizio per il sindaco di Bagheria Patrizio Cinque, indagato per i reati di turbativa d’asta, abuso d’ufficio, falso, rivelazioni di segreto d’ufficio e omissione di atti d’ufficio. Una notizia che arriva a ridosso della visita di oggi a Palermo di Luigi Di Maio, candidato premier per il Movimento 5 Stelle. «La Procura ha ribadito, nella richiesta dei magistrati, le accuse originariamente formulate contro Cinque, per le quali il gip, almeno per due su tre, aveva già escluso ogni elemento di colpevolezza, soprattutto per quanto riguarda il problema rifiuti, che è l’accusa più grave fra quelle mosse al primo cittadino bagherese», commentano dallo studio legale Di Lorenzo, che rappresenta Cinque insieme all’avvocata Vincenza Scardina.
«Il gip – ribadiscono i legali – senza quindi ancora alcun intervento della difesa, nell’applicazione della misura, che secondo le richieste della procura doveva essere l’arresto, ha convalidato solamente l’obbligo di firma, revocato poi subito dopo l’interrogatorio di garanzia. Insistiamo, il gip ha detto che non sussiste alcun grave indizio di colpevolezza perché non sussiste alcuna gara d’appalto. Siamo ottimisti, questa è solamente l’udienza preliminare». La vicenda, scoppiata alcuni mesi fa, ha coinvolto insieme al sindaco anche altri venti dipendenti dell’amministrazione. Cuore dell’inchiesta termitana sono la gestione del palazzetto dello sport di Bagheria, la casa abusiva del cognato del sindaco e la gestione dei rifiuti. Tutti argomenti che lo stesso Cinque ha affrontato durante l’interrogatorio di garanzia e, giorni dopo, in una conferenza stampa, parlando per oltre un’ora.
«Senza entrare nel merito dell’inchiesta, ricordo che Cinque è colui che, con un’eleganza che fa capire di che personaggio si tratti, mi ha etichettato come minchiona poiché con la mia attività parlamentare già nel 2014 ho fatto inasprire le sanzioni contro i proprietari degli immobili abusivi con ordinanza di demolizione inevasa – dichiara Claudia Mannino, deputata e capolista di Insieme alla Camera nel collegio di Palermo -. Per questo insulto ancora aspetto la solidarietà del capo politico e dei parlamentari M5S, mai pervenuta, che invece hanno difeso e supportato il sindaco. Cancelleri e Di Maio, che ora non parlano più di Bagheria, fino al giorno prima dell’inchiesta si facevano fotografare con Cinque sorridenti ed elogiavano la bontà di quel modello Bagheria, che ora ha fatto una fine politica impietosa ed è sparito dal mutevole vocabolario del M5S».
Mannino non si risparmia, lei che fino a qualche tempo fa aveva militato nelle fila grilline, fino a passare prima al Gruppo Misto e poi in tandem con Angelo Bonelli dei Verdi, che in passato ha presentato più di un esposto alla Procura di Bagheria contro il regolamento pentastellato sul tema dell’abusivismo. «Cinque si è autosospeso – prosegue Mannino – e considerando anche i recenti casi sulla composizione delle liste, per il Movimento e i suoi leader è sufficiente lavarsene le mani, nonostante queste persone verranno certamente elette».