La cooperativa Guglielmino di Misterbianco ha iniziato una collaborazione con un docente universirario per lo studio e l'applicazione della pianta nel settore edile. «Gettate le basi per lo sviluppo della filiera regionale della pianta», spiega a MeridioNews il professore Sergio Sabbadini
Azienda etnea studia utilizzo della canapa nell’edilizia «Materiale ecosostenibile con potere termoisolante»
Le nuove frontiere per la lavorazione e l’applicazione della pianta di canapa. Sono state queste le tematiche analizzate durante un seminario formativo che si è svolto a Misterbianco all’interno dello stabilimento della cooperativa Guglielmino. L’iniziativa, fatta a inizio maggio, si collocava all’interno della seconda edizione de La canapa per la salute e l’industria, evento organizzato dalla start-up catanese Kanèsis, il cui scopo è sensibilizzare e promuovere il networking della filiera della canapa. Nata come un’antica fornace di mattoni, la Guglielmino ha iniziato recentemente una collaborazione con un docente universitario di Milano per lo studio e l’utilizzo del calcecanapulo. «È un materiale estremamente versatile ed eco-friendly – spiega a MeridioNews Giuseppe Guglielmino – un biocomposto dal potere termoisolante e assorbente elevatissimo, superiore persino alla paglia o al capotto plastico».
Mentre in altri Paesi europei la filiera della canapa è ampiamente sviluppata nell’industria edilizia (ma anche in altre, come quella terapeutica o quella automobilistica), in Italia i primi passi in questo mercato si sono mossi solo recentemente. Una spiegazione esauriente la fornisce Sergio Sabbadini, professore del politecnico di Milano, che racconta a MeridioNews: «In Italia ci si occupa di canapa da poco tempo, meno di una decina d’anni. In Francia, per esempio, l’industria la utilizza da una trentina d’anni». Nonostante l’apparente divario tra la realtà italiana e quella europea, il professore rassicura: «Oggi fortunatamente abbiamo raggiunto a livello edile ottimi risultati, allineandoci agli standard europei. Serviranno, conseguentemente, normative professionali per regolizzare questa nuova realtà». La canapa avrebbe, secondo Sabbadini, «potenzialità interessantissime. La curva esponenziale di interesse su questo settore, dal settore tessile al settore bioedile, è indice di un continuo susseguirsi di decreti utili per tutelare produttori e consumatori».
Malgrado il rinnovato interesse a livello globale in merito all’utilizzo della canapa, esisterebbero diversi prodotti agricoli di scarto alternativi. «Esistono effettivamente altre filiere, come quella del lino, delle coltivazioni del riso e del fico d’india», spiega Sabbadini. Il connubio tra agricoltura ed edilizia è stato abbandonato, concettualmente, per tantissimi anni: sarebbe il nuovo interesse verso il settore bioedile il motivo per cui «tutte queste filiere tornano nuovamente in àuge», prosegue il professore. La realtà cantieristica legata all’edilizia sostenibile è già consolidata in alcune regioni italiane, come la Puglia e la Lombardia. «In Sicilia si è sviluppato recentemente un forte interesse da parte di alcune industrie, gettando le basi per cominciare a lavorare ad una filiera regionale legata all’utilizzo della canapa» conclude.
Secondo Giuseppe Guglielmino il 2017 potrebbe essere l’anno decisivo per il calcecanapulo nel settore edile: «Vedo tanta attenzione, molti convegni e diversi coordinamenti filiari legati alla canapa. Pensiamo che quest’anno sia quello giusto per lanciare il settore in Sicilia». Le collaborazioni intraprese assieme ad alcune start-up siciliane, come Laboo e ResFactory, permetterebbero un «trasferimento di conoscenze di tutta la filiera della bioedilizia. Con il legno e il bamboo, per esempio, dal design passeremo a creare strutture e moduli di prefabbricati così come è in progetto Millegradi, il recupero di una ex fabbrica di mattoni da parte di imprese incentrate sulla bioedilizia. Fortunatamente c’è una sensibilità maggiore e una richiesta sempre più grande verso l’ecosostenibilità» conclude.