Tre avvisi destinati ai centri e alle strutture che sostengono le donne vittime di violenza sono stati pubblicati dall’assessorato regionale alla Famiglia e alle Politiche sociali. I contributi previsti dai bandi mirano a supportare i centri antiviolenza per le spese di gestione, riconoscendo il ruolo svolto nella protezione delle donne che hanno subito violenza di genere e dei loro figli minori o con disabilità. «Come ho detto fin dal giorno del mio insediamento, farò tutto quanto è nelle possibilità del mio assessorato – sostiene l’assessora Nuccia Albano – Abbiamo appena pubblicato tre avvisi per supportare i centri antiviolenza e le case rifugio nella gestione e per sostenere le donne vittime di violenza attraverso piani personalizzati».
Dobbiamo fermare questa mattanza – continua l’assessora – Lo dobbiamo a Marisa, barbaramente uccisa ieri, alla sua piccola bimba, alla sua famiglia e a tutte quelle donne vittime di femminicidio. L’indignazione non basta, se a questa non seguono fatti concreti. Marisa si è battuta per dire no alla violenza sulle donne e dobbiamo farlo tutti, sempre, aiutando anche chi, vittima, per paura non riesce a denunciare. Ripeto, noi ci siamo e ci saremo, sempre». Nel dettaglio, un bando riguarda la concessione di contributi ai centri antiviolenza e alle strutture di accoglienza a indirizzo segreto per la realizzazione di piani personalizzati rivolti a donne vittime di violenza e per iniziative da realizzare negli istituti scolastici sui temi della violenza di genere e della parità dei diritti e delle opportunità; un secondo avviso concede finanziamenti per la gestione dei centri antiviolenza già esistenti sul territorio regionale; il terzo si rivolge alla gestione delle strutture di accoglienza a indirizzo segreto e alle strutture di ospitalità in emergenza esistenti, autorizzate/iscritte all’albo regionale.
«Accanto al sostegno che può dare l’istituzione, occorre analizzare l’aspetto delle pene – continua l’assessora Albano – Non possiamo ritrovarci un uomo che ha maltrattato la propria compagna agli arresti domiciliari e, dopo pochi mesi, libero. Le pene devono essere certe e soprattutto i processi celeri. Tra denuncia e condanna non può essere perso tempo perché in quell’arco temporale il violento può tranquillamente continuare a perpetrare i comportamenti nei confronti della vittima. Deve vigere l’obbligo di allontanamento dell’indagato fuori dalla regione e l’applicazione, sempre, del braccialetto elettronico».
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