Assessore Bianchi, su precari sta sbagliando praticamente tutto

Era stato presentato come un profondo conoscitore del Sud d’Italia. E, con molta probabilità, sarà un grande studioso di storia del Meridione. Ma come assessore regionale all’Economia – lo diciamo subito, senza tanti giri di parole – Luca Bianchi non sembra la migliore delle scelte possibili. Non tanto e non soltanto perché, da quando si è insediato, non ha ancora prodotto nulla di significativo, ma perché, da quel poco che si capisce, sembra succube del Pd e della Cisl: e questo, per un Governo che deve sbaraccare la spesa pubblica improduttiva e clientelare, è rovinoso.

Dall’assessore Bianchi (nella foto a sinistra, tratta da tempieterre.it) avremmo voluto sentire – sempre per entrare subito in tema – parole chiare sul precariato che è a carico dei conti della Regione. Ma queste parole chiare non sono arrivate. L’unica cosa che si capisce è che il nuovo Governo regionale – del quale Bianchi è il responsabile dell’Economia – vorrebbe percorrere la strada dei Governi del passato: e cioè il rinnovo dei contratti dei precari. Forse perché questo interessa alla vecchia politica siciliana che è ancora in parte presente all’Ars, della quale il Pd e la Cisl sono parte integrante.

Ebbene, all’assessore Bianchi, al Pd e alla Cisl va detto a chiare lettere che non ci sono le condizioni giuridiche e, soprattutto, finanziarie per continuare sulla strada del precariato. Questa storia del rinnovo dei contratti è solo una presa in giro.

I precari della Sicilia sono tantissimi: un esercito. Ci sono quelli della Regione (assessorato Territorio e Ambiente, Protezione civile, ex Consorzi Asi, Irsap, Pic, Pac, Puc e Dio solo sa quante altre sigle) e i 22 mila degli Enti locali. Ieri abbiamo scritto che sono 26 mila. Con molta probabilità, sono molti di più.

Alcuni di questi sostengono di essere vincitori di concorso (per precari?). In larghissima parte sono il frutto del clientelismo della politica siciliana oggi solo in parte presente nella nuova Assemblea regionale siciliana.

Per mantenere questo esercito, ogni mese, ci vogliono un sacco di soldi. Risorse finanziarie che la Regione non ha più. L’unico modo per pagarli, al di là delle chiacchiere, è mettere in bilancio un fondo per il precariato (oltre 300 milioni di euro), più tutti i soldi che dovrebbero essere destinati agli in vestimenti produttivi e all’approvazione di nuove leggi (fondi globali) e, se questi soldi non bastano, far contrarre altri debiti alla Regione per pagare la spesa corrente: che è, poi – in questo ultimo caso – quello che hanno provato a fare, nell’aprile scorso, il Governo di Raffaele Lombardo e la vecchia Assemblea regionale. Ed è finita com’è finita: con oltre 80 norme impugnate dal commissario dello Stato.

Se si vuole fare veramente qualcosa per questi precari bisogna attuare quello che ha proposto ieri un esponente del ‘Megafono’, Angelo Forgia: andare a Roma e chiede al Governo nazionale le risorse per istituire in Sicilia un salario minimo garantito per tutti i precari.

Questo consentirebbe di ottenere almeno quattro risultati. Primo: si libererebbe il bilancio regionale di un onere finanziario non più sostenibile. Secondo: si consentirebbe alla Regione di tornare a bandire i concorsi pubblici, arricchendo l’amministrazione regionale di giovani selezionati sulla base del merito e della preparazione e non sulla base delle segnalazioni di politici e di sindacalisti. Terzo: si consentirebbe alla Regione di investire produttivamente le proprie risorse, oggi dilapidate per la spesa corrente improduttiva, e, contemporaneamente, di approvare nuove leggi. Quarto: finirebbe il fenomeno del secondo lavoro in nero, perché chi percepirebbe il salario minimo garantito non avrebbe più la possibilità di svolgere un secondo lavoro sottobanco.

Queste, assessore Bianchi, sono le riforme che i siciliani si aspettano dal nuovo Governo regionale, non la proroga dei precari che non è né giuridicamente, né finanziariamente percorribile.

 


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