Il vertice, svoltosi ieri all'ora di pranzo, consegna alle 54 lavoratrici più dubbi che soluzioni. Sia il Comune che la cooperativa Glicine hanno dichiarato di non poter pagare, almeno per il momento. Così lo sciopero rischia di «allungarsi» ulteriormente
Asili nido, una fumata nera dal tavolo in prefettura Strutture chiuse e bambini a casa fino al 6 febbraio
Braccia incrociate fino al 6 febbraio. Poi, se non emergeranno novità sui nove stipendi che attendono, le ausiliarie degli asili nido comunali «allungheranno» lo sciopero. L’esito dell’incontro in prefettura di ieri non è buono. Per il momento, le strutture rimarranno effettivamente chiuse, perché – nonostante la presenza delle educatrici – non potranno ricevere i bambini senza il servizio di mensa e soprattutto senza le pulizie dei locali. Una brutta grana per l’amministrazione comunale, proprio a pochi giorni dai festeggiamenti di Sant’Agata. E l’andamento dell’incontro in via Minoriti consegna alle lavoratrici più dubbi che soluzioni.
Al tavolo, il rappresentante della cooperativa Glicine – che si è aggiudicata l’appalto nell’ottobre 2017 per un milione 195mila euro l’anno – avrebbe descritto l’azienda come «al collasso», per via nei ritardi nei pagamenti effettuati dal Comune, in arretrato di sette mensilità. Dal canto suo, l’assessore ai Servizi sociali Giuseppe Lombardo ha spiegato che, dopo aver versato «cinque bonifici in cinque mesi», un Comune in dissesto come Catania non potrà mettere mano al portafogli fino a marzo. Tra i due, riferiscono alcune fonti, si sarebbe scatenato anche un vivace diverbio, subito «controllato» dagli altri presenti.
Le operatrici della cooperativa avevano chiesto tre stipendi subito per riprendere il servizio, e in più i diritti accessori come tredicesima e modello 730. Tre giorni fa alcune di loro, per richiamare l’attenzione della città sui crescenti ritardi nei pagamenti, erano salite sul tetto del nido del villaggio Sant’Agata come forma di protesta. Frattanto crescono le preoccupazioni delle famiglie, costrette a riorganizzarsi per via della permanenza «a casa» dei bambini.