Vicolo della morte in piazza Garraffaello era abbandonato e colmo di rifiuti. Due artisti, con un atelier a palazzo Ramacca, hanno chiamato a raccolta altri colleghi per ripulire e esporre le loro opere en plean air. Antonino Gaeta e Linda Sofia Randazzo: «La morte per noi è intesa come rinascita, in una sorta di cerchio della vita»
Artisti del vicolo della Morte si riappropriano della Vucciria «Uscire dai musei per riprendere il contatto con la piazza»
Gli artisti lasciano gli atelier, gli studi d’arte e i musei per riprendere il contatto con la piazza. Nasce così il 15 aprile il collettivo Gli artisti del vicolo della Morte, nato a piazza Garraffaello. La Vucciria storicamente a Palermo rappresenta un luogo di confronto e di scambio, prima con le merci che arrivavano dal porto dentro la città e poi con il mercato che aveva il suo cuore pulsante proprio in quella piazza. Un luogo vivo e affascinante che da sempre rapisce e seduce il mondo degli artisti e degli intellettuali della città.
Ritrovare spazi di aggregazione e confronto mettendo da parte rivalità e concorrenza, da questa esigenza nasce questo nuovo movimento «in modo spontaneo e naturale ed è aperto a tutti» raccontano Antonino Gaeta e Linda Sofia Randazzo, i due artisti ideatori che hanno chiamato a raccolta gli altri per ripulire il piccolo vicolo e dare vita a delle estemporanee. «Stavamo lavorando sul Trionfo della morte e ci siamo accorti che accanto al mio studio a Palazzo Ramacca di piazza Garraffaello c’era il vicolo della Morte, ci è sembrata una coincidenza da cogliere – racconta Linda Sofia Randazzo – La morte per noi è intesa come rinascita, perché dopo la morte c’è la nascita in una sorta di cerchio della vita ciclico».
È tutto molto evocativo e simbolico quanto messo in campo dagli artisti della città, in un momento di forte cambiamento per il quartiere e di grande incertezza per il futuro, puntellare con la loro presenza i vicoli e la piazza è emblematico: gli artisti sono ancora in Vucciria e si prendono cura del quartiere e della gente proprio come la piazza, la gente e il quartiere fanno con loro. Dopo giorno 15, data in cui si decide di lanciarsi nella riqualificazione del piccolo vicolo che si trova accanto al Pub Il Covo, giorno 22 c’è la prima chiamata alle armi, una call aperta a chiunque voglia esporre la propria arte.
E così dopo avere ripulito il vicolo e la zona antistante, gli artisti hanno esposto le loro opere riscuotendo grande apprezzamento: «Le nostre opere sono state esposte tutto il giorno per strada e c’è stato un enorme rispetto da parte di tutti, dai bambini ai commercianti che hanno mostrato di gradire la nostra proposta». Il 22 fu il giorno in cui l’artista austriaco Uwe lasciò palazzo Mazzarino lasciando un senso di sconforto in molti, eppure nello stesso giorno tanti altri artisti (circa sessanta) della città hanno esposto le loro opere in quella piazza: morte e nascita in un perenne cerchio che si apre e si chiude.
A tesimonianza di ciò, è anche arrivato uno degli artisti più sensibili di Palermo a lasciare la sua impronta in modo permanente nella piazza (ma non troppo perché sceglie delle tavole di legno e non i muri): Igor Scalisi Palminteri contribuisce alla rinascita del rione con un’opera carica di significato. «Da questa esperienza abbiamo imparato che la forza dell’arte è comunicativa e aggregativa – spiega Gaeta – lo sapevamo già, ma stando troppo tempo dentro i nostri studi a volte lo dimentichiamo, e invece è importante il ruolo sociale dell’arte, che noi preferiamo definire umano». Dopo giorno 22, l’invasione artistica si è replicata il 6 maggio e piazza Garraffaello tornerà ad essere un museo a cielo aperto domenica 3 giugno, quando il Comune ha chiesto agli Artisti di vicolo della Morte di dedicare una giornata al Genio di Palermo.