Il report pubblicato dalla Fondazione gazzetta amministrativa fotografa i costi esosi di Regione e province per l'acquisto dei fogli di pratiche e documenti. Un trend, su cui pesa il dato di Palermo con 214mila euro, che stona con quanto prefissato dal Pnrr
In Sicilia la carta resiste ancora alla digitalizzazione Negli enti pubblici impazzano le spese di cancelleria
È una delle parole più pronunciate degli ultimi anni e, con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza si è puntato a una sua accelerata. Stiamo parlando della digitalizzazione, di cui, al momento si sente tanto parlare, ma gli effetti concreti sulla pubblica amministrazione sembrano non imprimere abbastanza. E se qualche Comune dell’Isola comincia a dotarsi di sportelli, per il disbrigo pratiche online e per fornire lo Spid ai cittadini, rimangono ancora tante le lacune nella pubblica amministrazione, mentre il salto di qualità verso la tanto agognata rivoluzione digitale che avrebbe dovuto ingranare subito dopo il 2020 con i fondi del Pnrr ancora può attendere. A fotografare i dati su una carta che resiste a scapito di computer e applicazioni è il report stilato dalla Fondazione gazzetta amministrativa pubblicato lo scorso 27 febbraio. Si tratta di uno studio che riguarda tutta la Penisola. Facendo riferimento ai dati del 2020, le spese di cancelleria della Regione siciliana – sempre secondo il report – superano i 600mila euro. L’analisi della Fondazione gazzetta amministrativa è stata rappresentata attraverso una tabella dove vengono prese in considerazione anche le spese per la telefonia fissa e mobile degli enti locali. Ed è lo stesso ente di ricerca a classificare province e regioni d’Italia sotto la voce «carta, cancelleria e stampati» secondo una valutazione che va dai più virtuosi, che si sono guadagnati una tripla A, ai più spendaccioni, valutati con una C. Tra questi ultimi rientra la Sicilia con una spesa di 615.431,32 euro.
Un dato che, seppur risalente al 2020, non sembra aver subito flessioni e che stona con gli scopi prefissati dalla rivoluzione digitale, la cui transizione è una dei punti più importanti dell’agenda del governo guidato da Mario Draghi. Applicazioni, servizi, computer e piattaforme che dovranno ridurre sia i tempi di attesa e burocrazia, con l’aumento dell’efficienza dei servizi forniti dagli enti locali ai cittadini. L’obiettivo è quello di eliminare le risme di carta, fascicoli e alleggerire gli archivi della pubblica amministrazione. A quanto pare, per il salto di qualità nell’Isola si dovrà ancora aspettare. E se il dato della Sicilia risalta agli occhi, nel report della fondazione a non passare inosservate sono anche le spese dei capoluoghi di provincia. Sempre secondo lo studio, tra le province più virtuose per quanto riguarda le spese di cancelleria e stampati nel 2020 ci sono Messina con costi di cancelleria per 21.918,58, valutata con una tripla A, seguono Enna e Caltanissetta, che hanno speso rispettivamente 17.633,04 euro e 17.011,64, valutate con una doppia A. Anche Catania valutata positivamente, con una doppia A, per un esborso di 40.375,69. All’ultimo posto nella voce spese di cancelleria, sempre secondo il report, figura Palermo, valutata con una tripla B. Il capoluogo siciliano nel 2020, forte della presenza del parlamento siciliano, ha sostenuto costi per 214.208,70.
Una dematerializzazione dei documenti e una digitalizzazione – due concetti che vanno di pari passo – ancora lontani dall’essere realizzate completamente. Il governo, dal canto suo, per cercare di snellire la pubblica amministrazione ha cercato di «promuovere e rendere effettivi i diritti di cittadinanza digitale» istituendo il Codice dell’Amministrazione Digitale (Cad), un testo unico che «riunisce e organizza le norme riguardanti l’informatizzazione della Pubblica Amministrazione nei rapporti con i cittadini e le imprese. Il testo unico è stato istituito con il decreto legislativo 7 marzo 2005, poi successivamente modificato e integrato con il decreto legislativo 13 dicembre 2017.
Nel frattempo, l’obiettivo che si è fissato il governo siciliano guidato da Nello Musumeci è quello di investire 300 milioni di euro nei prossimi due anni, con il 90 per cento di risorse provenienti dalla programmazione europea 2014-2020. Tra i nuovi servizi, con l’arrivo del 2022, secondo quanto annunciato, alla Regione sono partite le procedure per la digitalizzazione del proprio bilancio. L’ultima novità sul piano digitale è arrivata lo scorso 28 febbraio. Due giorni fa è stata annunciata la piattaforma Aggreghiamoci.Online, un portale dove i Comuni dell’Isola potranno fare rete e pubblicizzare le proprie realtà pensata per recente annunciato altri fondi in arrivo dal Pnrr per continuare. A esortare le iniziative digitali è stato anche l’assessore regionale alle Autonomie locali Marco Zambuto: «Coinvolgere i Comuni in questa delicata fase è un segnale importante per partire col piede giusto e sfruttare al meglio le opportunità che le risorse del Pnrr possono offrire ai nostri territori», ha dichiarato l’assessore, sottolineando come la Regione sia in piena sinergia con l’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) per lanciare le nuove iniziative digitali nella pubblica amministrazione.