Autostrade, la riforma che piace a Musumeci e M5s «Tante opportunità e stop ad alibi per chi governa»

Un non di troppo. Da cancellare, per ridare slancio a un ente che quest’anno soffierà sulla 24esima candelina, ma che finora si è contraddistinto soprattutto per mancanze, scandali e un’inerzia difficile da comprendere da chi paga, magari quotidianamente, un servizio non all’altezza. Potrebbe passare da qui la ripresa del Cas, il consorzio che gestisce le autostrade Messina-Palermo, Messina-Catania e Siracusa-Gela, quest’ultima per il momento ferma a Rosolini. A esserne convinti sono il governo Musumeci ma anche il Movimento 5 stelle, d’accordo – alla faccia dei deputati di Attiva Sicilia, spesso critici sull’oltranzismo degli ex colleghi cinquestelle – sulla necessità di cambiare veste al Consorzio per le autostrade siciliane, trasformandolo da ente pubblico non economico a ente pubblico economico. Per farlo all’Ars c’è un ddl presentato dal governo, che è stato votato in commissione Trasporti, accogliendo alcune modifiche provenienti dal M5s, e che adesso attende di essere esaminato dall’Aula.

La principale novità sta nel diventare un soggetto che si muove all’interno delle maglie del diritto privato. Un fatto non da poco per l’ente controllato per il 90 per cento dalla Regione e per il resto dalle ex Province di Messina, Catania, Siracusa e Ragusa, dalle Camere di Commercio e da una sfilza di singoli Comuni. Il disegno di legge prevede anche la modifica del nome in Autostrade Siciliane e fissa la sede nel capoluogo peloritano. Ciò che più interessa sono gli scenari che si potrebbero aprire per gli oltre trecento dipendenti, a cui vanno aggiunti gli stagionali. E, di riflesso, cosa potrebbe cambiare anche per le migliaia di persone che quotidianamente varcano i caselli autostradali, per iniziare una sorta di montagne russe in cui non mancano i pericoli. Tra buche, segnaletica assente e attraversamenti di carreggiata. Criticità a cui, negli ultimi anni, si sono sommati gli scandali giudiziari su furberie varie ed eloquenti episodi di corruzione.

Sullo sfondo di questa opera di trasformazione resta l’ipotesi di una revoca della concessione statale stipulata 21 anni fa e in scadenza nel 2030. Scenario che Giancarlo Cancelleri – nelle vesti di viceministro ai Trasporti, perlomeno fino a stasera, quando il premier Giuseppe Conte salirà al Quirinale per capire se realmente il governo può andare avanti – più volte non ha escluso, alimentando la diatriba con l’assessore Marco Falcone, a sua volta fortemente critico nei riguardi dell’operato di Anas in Sicilia. «La trasformazione del Cas era un punto del programma del M5s nel 2017 – dichiara a MeridioNews il deputato cinquestelle messinese Antonio De Luca – Il confronto con Falcone è stato lungo, a volte anche difficile, ma sempre improntato alla correttezza, a dimostrazione che quando c’è la reale disponibilità al confronto si possono raggiungere anche dei buoni risultati». Sul tema i momenti d’incontro tra governo e opposizione pentastellata non si sono limitati ai lavori a Palazzo dei Normanni. «Il dialogo c’è stato persino durante un’occupazione dello stesso Cas da parte dei lavoratori», ricorda De Luca.

E mentre c’è chi teme – il deputato Carmelo Pullara – che la trasformazione in ente economico possa sfilare il controllo del Cas alla Regione, per il Movimento 5 stelle si tratta della strada giusta. Anche per mettere davanti alle proprie responsabilità chi governa, proprio per le maggiori possibilità che si avranno in chiave gestionale. Compresa la possibilità di accedere più facilmente al credito. «Questa legge farà venire meno tanti alibi – assicura De Luca – È ora di mettere un freno alla stucchevole abitudine di tappare i buchi del Cas con comodi e convenienti incarichi in posizione di comando e di ripartire con nuove assunzioni, di riconoscere i dovuti aggiornamenti dei contratti di lavoro ai dipendenti che sono fermi al 2009 e di restituire serenità ai tanti lavoratori stagionali che da una vita combattono per avere riconosciuto un diritto». Poi chiaramente ci sono anche tutti quei cittadini che viaggiano sulle autostrade. «Nessun alibi potrà più essere riconosciuto a chi gestisce, insieme a 298 chilometri di asfalto, la vita di milioni di cittadini che ogni anno – conclude il deputato – le percorrono a rischio della propria incolumità».


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