Il presidente della Regione spiega, con gli assessori, i perché e le conseguenze delle nuove misure restrittive per il Covid. «Temevamo che il governo non condividesse l'esigenza, ma il ministro Speranza si è reso conto che era l'unico rimedio»
Zona rossa, Musumeci spegne le polemiche e rilancia «Aumenteremo le restrizioni se non sarà sufficiente»
«Siamo in guerra. Chi non si rende conto che abbiamo un dato dei contagi preoccupante ha perso il senso della ragione e della solidarietà». Il presidente della Regione Nello Musumeci difende a spada tratta la decisione del suo governo di istituire, per le prossime due settimane, la zona rossa in tutta la Sicilia. L’obiettivo è ancora una volta quello di contenere il diffondersi della pandemia che, negli ultimi giorni, ha fatto registrare un incremento delle positività da Covid-19 tali da piazzare la Sicilia ai primi posti tra le regioni con l’indice di contagio più alto.
«C’è stato un attento esame con gli assessori alla Salute Ruggero Razza e all’Istruzione Roberto Lagalla dei parametri del contagio – spiega il presidente della Regione – La possibilità di potere affrontare misure atte a potere ridurre l’impennata dei contagi che ha seriamente preoccupato il governo e il sistema sanitario regionale è stata una decisione sofferta e a lungo meditata, non dettata da spinte emotive. Abbiamo voluto conciliare la nostra esigenza di misure restrittive con le disposizioni del governo nazionali che, da questo punto di vista, sono più morbide rispetto al lockdown che abbiamo conosciuto nella prima fase. Temevamo che il governo non condividesse la nostra esigenza, ma il ministro della Salute Roberto Speranza si è reso conto che dichiarare la Sicilia zona rossa rappresentava l’unico possibile rimedio».
Un provvedimento duro, ma che non è destinato a esaurirsi nelle due settimane previste e potrebbe addirittura inasprirsi qualora i dati non dovessero tornare a scendere in modo significativo. «Alla fine delle due settimane faremo i conti – continua Musumeci – e vedremo quali saranno i risultati. Se non dovessero essere soddisfacenti, adotteremo nuove misure di restrizione e prorogheremo la zona rossa. In questa prima fase, per la didattica a distanza ci limitiamo per seconda e terza media inferiore e le superiori; poi se il dato non dovesse convincerci, dopo queste due settimane chiuderò anche le scuole elementari e la prima media. Allo stato attuale non sono le scuole il focolaio di infezione, ma se il contagio non cala, dobbiamo evitare che il virus possa diffondersi ulteriormente». Secondo i dati raccolti dalla regione, infatti, la più grossa fonte di diffusione del virus è stata dovuta agli incontri all’esterno del proprio nucleo familiare ristretto, per questo la misura che vieta le visite a parenti.
La soluzione per evitare il protrarsi o l’estendersi della zona rossa, ancora una volta, passa tanto per i comportamenti della cittadinanza, quanto attraverso chi deve controllare che tali comportamenti vengano mantenuti. Per questo, Musumeci fa appello ai prefetti e ai sindaci, ai quali sarà concessa la possibilità – previa approvazione formale dell’Asp – di chiudere totalmente o parzialmente le scuole qualora i numeri del contagio all’interno del Comune dovessero essere ritenuti significativi. «Possiamo fare tutte le ordinanze del mondo, ma se poi non vengono osservate, se nessuno controlla e se nessuno sanziona, è chiaro che non otterremo alcun risultato – prosegue ancora Musumeci – C’è una larga maggioranza di siciliani che rispetta le regole, ma c’è anche una minoranza che, per incoscienza o per chissà quale altro motivo, continua a disattendere le restrizioni. Poi è chiaro che qualunque decisione si prenda, in questa terra siciliana, c’è cu a voli cotta e c’è u a voli cruda. Noi tiriamo dritto perché ci mettiamo la faccia e perché ci assumiamo la responsabilità delle nostre scelte».
A supporto di Musumeci, è intervenuto anche l’assessore alla Salute Ruggero Razza che ha spiegato come i dati che leggiamo oggi in merito alla situazione dei contagi siano quelli che si sono sviluppati nel corso della scorsa settimana e nel periodo natalizio e che la decisione di far scattare la zona rossa per tutta l’isola è frutto di una «valutazione che era stata anticipata la scorsa settimana dal comitato tecnico scientifico e che evidenziava una costante, graduale, ma sempre forte crescita dei contagi in tutta la Regione». Inoltre, spiega ancora l’assessore, «il superamento della soglia di sicurezza per il contact tracing, che porta secondo norme nazionali all’automatismo della zona rossa, è avvenuto in quasi tutti i distretti sanitari siciliani».
La notizia positiva è che «si rimane gradualmente sotto le soglie di sicurezza della rete ospedaliera: del 30 per cento per la terapia intensiva e del 40 per cento per la rete ordinaria. Anticipare di qualche giorno una misura – continua Razza – ha il doppio valore di proteggere il sistema sanitario e quello produttivo e di dare un’adeguata risposta alle esigenze della campagna vaccinale. Se si cresce significativamente nel numero del fabbisogno ospedaliero vuol dire che bisogna convertire ulteriormente strutture sanitarie. Abbiamo cercato il più possibile di garantire le cure a chi non è malato di Covid. Partire in una seconda o terza ondata, dopo molti mesi, continuare a comprimere le attività ordinarie del sistema sanitario sarebbe un grave errore».
Ha parlato di scuola, invece, l’assessore Roberto Lagalla. «Ci siamo mossi con responsabilità, cautela e riferimento oggettivo ai dati. Registriamo una piena coerenza tra l’ordinanza regionale e il Dpcm. La settimana che oggi si conclude è stata fondamentale, coincide con il momento di ricaduta più intensa dei possibili contagi maturati nel periodo natalizio. La Sicilia sarebbe pronta, lo era già dal 7 gennaio, a riaprire le porte delle scuole per il 50 per cento degli studenti laddove si verifichino situazione di particolare elevazione dell’indice di contagio».