Carceri, rivolta a Palermo: bloccato tentativo di evasione Stop colloqui causa coronavirus. Grida dalle celle: «Indulto»

Monta la protesta in diverse carceri italiane. In Sicilia massima allerta a Palermo. Stamattina al carcere dell’Ucciardone c’è stato un tentativo di evasione. Alcuni detenuti per protesta – che sarebbe provocata dai timori per il contagio da coronavirus e per lo stop ai colloqui fino al 3 aprile, imposto dai nuovi proovedimenti – hanno tentato di divellere la recinzione dell’istituto di pena per cercare di fuggire. Il tentativo è stato bloccato dalla polizia penitenziaria. Il carcere è circondato dai carabinieri e polizia in tenuta antisommossa e anche le mura sono presidiate. Le strade tutto attorno sono chiuse. 

Ieri sera una protesta meno veemente si era registrata nell’altro carcere di Palermo, il Pagliarelli. I detenuti hanno cominciato a battere posate e tazze sulle sbarre, e poi avrebbero appiccato il fuoco all’interno di alcune celle. Nel fratempo i loro parenti si sono ritrovati in strada, bloccando il traffico e manifestando davanti ai cancelli. Sia all’Ucciardone che al Pagliarelli i reclusi hanno gridato: «Indulto indulto». 

«Da soli – denunciano le sigle sindacali della polizia penitenziaria Sappe, Osapp, Uil Pa, Fns Cisl, Cgil, Cnpp Fsa – non potranno arginare le sommossa e le rivolte dei detenuti che, cogliendo l’occasione della sospensione dei colloqui con i familiari, violano la legge distruggendo tutto con il fine anche di evadere dagli Istituti Penitenziari. Per questi motivi chiediamo aiuto al Presidente della Regione Sicilia, ai Prefetti, ai sindaci, affinché questa emergenza venga affrontata con la giusta determinazione, sollecitando il presidente del Consiglio  affinché metta a disposizione della polizia penitenziaria – con la massima celerità – personale e mezzi idonei a fronteggiare le costanti e pericolose violenze».

Anche nel carcere Pietro Cerulli di Trapani ieri pacifica protesta contro le nuove disposizioni del governo nazioanale. È stata messa in atto dai familiari di alcuni detenuti, circa una quarantina di persone che si sono riunite alle spalle della struttura. Alcuni striscioni sono stati affissi di fronte all’ingresso delle carceri. Presenti sul posto il comandante della polizia penitenziaria Peppe Romano ed alcune pattuglie dei carabinieri. La protesta è rientrata senza problemi per l’ordine pubblico. La casa circondariale ha annunciato di volersi organizzare nei prossimi giorni per offrire la possibilità ai detenuti di contattare le famiglie tramite Skype e via telefono.

A Catania non si registrano, per il momento, tensioni tra i detenuti. Nulla da segnalare né nella casa circondariale di piazza Lanza né nell’Istituto penale minorile di Bicocca né nel penitenziario che si trova nella stessa sede. «Stiamo cercando di spiegare al personale e alla popolazione detenuta che le limitazioni servono a tutelare la sicurezza di tutti, anche dei visitatori», spiega a MeridioNews Armando Algozzino della Uilpa polizia penitenziaria. «Se si dovessero registrare casi di coronavirus in strutture detentive, il problema riguarderebbe l’intera comunità, non soltanto chi è recluso – prosegue il sindacalista – Fa specie, però, che sia stata necessaria una emergenza di questo genere, con le rivolte nei penitenziari di tutta Italia, per rendere evidente a tutti quello che noi denunciamo da anni: siamo al collasso, non ci sono abbastanza agenti, il personale sanitario è ridotto al lumicino e questo dipende solo dalle aziende sanitarie regionali. Noi speriamo nell’intelligenza di tutti, spieghiamo e formiamo: ogni misura tutela il benessere collettivo».


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