A Gela Eni si tinge di green e apre la bioraffineria «Potremo collaborare con aziende agricole locali»

La lunga giornata della green refinery comincia nella grande sala mensa della Raffineria di Gela trasformata per l’occasione in uno spazio a metà tra una sala convegni ed un set televisivo. In sala il pubblico delle grandi occasioni: l’assessore regionale all’Energia Alberto Pierobon, il sindaco di Gela Lucio Greco, il vescovo della diocesi monsignor Rosario Gisana e una lunga sfilza di autorità militari e civili.

Per i manager di Eni, è l’inizio di una nuova era, quella della bioraffinazione. La nuova green refinery, progetto voluto dalla multinazionale nel sito di contrada Piana del Signore rivoluziona il tradizionale ciclo degli idrocarburi che viene sostituito da quello per la produzione di carburanti sostenibili.

Lo aveva già spiegato in mattinata l’amministratore delegato del cane a sei zampe Claudio Descalzi, con un comunicato diffuso alla stampa: «È un giorno molto importante per noi – ha scritto -. A Venezia, siamo stati i primi al mondo a convertire una raffineria tradizionale in bioraffineria e adesso inauguriamo la seconda, ancora più innovativa, un nuovo esemplare di eccellenza italiana. Si tratta di un grande passo avanti nel nostro percorso di decarbonizzazione, un cammino che come Eni abbiamo intrapreso da tempo ma al quale negli ultimi cinque anni abbiamo impresso una fortissima accelerazione, investendo significativamente sull’efficienza, e in particolare sulla produzione di energia verde, sulle rinnovabili e sull’economia circolare, attraverso la trasformazione di sostanze organiche e inorganiche, minimizzando gli sprechi e valorizzando i rifiuti e i materiali di scarto. Il tutto – ha proseguito Descalzi – sviluppando ricerca, tecnologie e iniziative industriali che rappresenteranno per Eni vere e proprie future linee di business. E una parte significativa di questo percorso lo stiamo facendo proprio in Italia. Gela, in particolare, riveste in questo senso un ruolo da protagonista».

L’inaugurazione della nuova bioraffineria chiude un cerchio che si era aperto con la firma del famigerato protocollo d’intesa del 6 novembre 2014, che sanciva di fatto la fine della raffinazione tradizionale. Solo pochi mesi prima l’allora premier Matteo Renzi lo aveva annunciato come la svolta definitiva per un territorio duramente provato dall’inquinamento. In mezzo poi una lunga stagione fatta di licenziamenti, proteste e blocchi stradali. In pochi credevano che l’impianto green potesse diventare realtà. Oggi il taglio del nastro di fonte all’impianto di steam reforming dà il via ufficiale all’era della raffinazione bio con un impianto che impiega nel sito di Gela oltre mille lavoratori.

Per il primo periodo l’impianto lavorerà l’olio di palma, ma in tempi brevi si convertirà all’utilizzo di grassi animali e oli esausti come conferma Pino Ricci, chief refining & marketing officer: «Contiamo di diventare Palm Oil Free entro il primo trimestre del 2020 – ha dichiarato – Eni può eccellere nei biocarburanti. Avevamo l’esigenza ambientale di fermare l’industria tradizionale e l’esigenza sociale di mantenere i livelli occupazionali. Quella di Gela dovrà essere una bioraffineria dinamica e flessibile. Attraverso le materie prime di natura vegetale possiamo collaborare con le aziende agricole locali. Possiamo sviluppare economia circolare sfruttando la filiera agricola e con il recupero di oli esausti».

E Ricci parla anche dei rifiuti, il nuovo petrolio, puntando i riflettori sull’impianto pilota waste to fuelche dallo scorso dicembre trasforma nel sito gelese i rifiuti organici in bio-olio, bio-metano e acqua ed è destinato a diventare per Eni un laboratorio per l’applicazione delle più avanzate tecnologie nel campo ambientale e delle rinnovabili. «Gli oli vegetali esausti che venivano gettati nei lavandini li ricicliamo facendoli diventare biocarburanti – ha spiegato Ricci -. Questa è un’economia circolare di tutto il sistema. Abbiamo bisogno della collaborazione del territorio per sviluppare nuove attività produttive». Il board di Eni, anche in conferenza stampa, ha puntato l’attenzione sulla sicurezza negli impianti. «In totale, 140 persone lavorano per la sicurezza a Gela, negli altri siti italiani e all’estero. Segno che è possibile essere competitivi lavorando in sicurezza».

A tornare su quanto ancora di incompiuto c’è nel protocollo del 2014 è Francesco Franchi, presidente della Raffineria Gela: «Di quel protocollo è stata realizzata solo una minima parte – ha detto -. Il nostro obiettivo adesso è quello di predisporre quante più aree bonificate possibili per gli insediamenti di imprese esterne. Le aree Zes consentiranno di insediarsi nel nostro territorio con delle facilities. Gela aspetta con entusiasmo questi progetti. Abbiamo una nave pronta a partire con il primo carico di biocarburante». Il prossimo passaggio è l’avvio del progetto Argo Cassiopea, la base gas che, dopo l’iniziale progetto off-shore, verrà realizzata sulla terraferma. «Aspettiamo il rinnovo della concessione ministeriale che tarda ad arrivare – dice Franchi – dopo di che potremmo partire con gli investimenti».

A mettere un po’ di pepe all’incontro ci ha pensato il sindaco Lucio Greco che, prima di indossare a fascia da primo cittadino, è stato uno dei più accesi oppositori del protocollo del 2014. Dal palco di Eni Greco non arretra e chiede non solo investimenti ma anche bonifiche e tutela della salute. «Voglio ricordare che Eni si è insediata nel lontano 1958, operando per tanti anni in mancanza di normative e creando il disastro ambientale che conosciamo – ha detto il primo cittadino -. Non posso dunque non richiedere maggiori attenzioni perché si proceda con la massima celerità per bonifiche e prevenzione sanitaria. Serve la politica della tre R: riconversione, risanamento e ristoro per una città che, dal 2014, ha subito un crollo pesante dal punto di vista economico e occupazionale». Una posizione che aveva già espresso, pubblicamente, al momento dell’insediamento a Palazzo di Città.

La dichiarazione che ha un po’ raffreddato il clima tutto sorrisi e cordialità della cerimonia. Tensione che però che però si è sciolta già al momento del taglio del nastro ufficiale di fronte agli impianti. La raffinazione è ormai un lontano ricordo, l’era della green refinery è appena iniziata.


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