Il decreto ministeriale quantifica in 14 le tonnellate che spettano a Favignana. La Nino Castiglione, azienda che due settimane fa aveva rilanciato il sito di pesca, ha fatto sapere che a queste condizioni non c'è futuro. Miccichè: «Solo un leghista poteva farlo»
Favignana, la nuova tonnara dura solo due settimane «Quote del governo sono minime, dovremo richiudere»
Le quote tonno a Favignana arrivano come una doccia gelata e smorzano l’entusiasmo per la riapertura della tonnara che, dopo appena due settimane, chiude di nuovo i battenti. Il ministero dell’Agricoltura ha dato il via libera al decreto che assegna le quote individuali di cattura di tonno rosso tra gli impianti di tonnare fisse: a Favignana, l’unica attiva nell’Isola, sono state assegnate 14 tonnellate. Poche, secondo l’azienda che gestisce l’impianto, e insufficienti per coprire gli esosi costi per il mantenimento della struttura, tornata in attività quest’anno grazie alla Nino Castiglione che aveva in un centinaio di tonnellate la quantità minima di tonno considerata sufficiente per sostenere i costi e alla fine aveva fatto ripartire le attività con una quota di 84.
Adesso la riduzione che di fatto decreta la fine della Tonnara fissa sull’Isola. L’azienda proprio in queste ore ha comunicato alla Capitaneria di porto di Trapani che domani inizieranno le operazioni di rimozione delle reti. L’impianto sarà quindi salpato nei prossimi giorni. Facendo venir meno decine di posti di lavoro e le aspettative di un intero territorio la cui economica è basata principalmente sul settore della pesca e del turismo. «La sofferta decisione – si legge in una nota della Castiglione – scaturisce dal senso di responsabilità dell’azienda verso se stessa e le sue maestranze tutte, stante l’insostenibilità dell’impresa. Del resto, nessuna azienda sana si può permettere il cambio in corsa delle regole del gioco. Pertanto – si legge ancora – con rammarico la stessa si scusa con il territorio egadino, che l’ha sin qui calorosamente supportata. Esprime infine il sincero augurio che in un prossimo futuro il ministero abbia maggior rispetto per chi investe, non solo per profitto, ma per cultura, tradizione, occupazione».
Sulla vicenda, è intervenuto anche l’assessore regionale alla Pesca Edy Bandiera. «L’affondo diventa politico – dice – altro che stimolo alla crescita e sostegno della filiera del tonno rosso. Con questa iniqua ripartizione, di fatto, a fronte di annunci e proclami, il ministero sta condannando la Tonnara di Favignana a chiudere immediatamente i battenti. Chiediamo il ritiro immediato e la modifica di questo decreto». Parole dure anche da parte del presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè che affida il suo sfogo a un lungo post pubblicato su Facebook. «Oggi è morta la tonnara di Favignana. Lo ha deciso un sottosegretario della Lega e la cosa, credetem, non mi dà pace – scrive Miccichè – L’azienda Nino Castiglione, con un enorme sforzo economico e con il sostegno della giunta Musumeci, aveva da poco riaperto la storica struttura dando lavoro a centinaia di maestranze, restituendo al mondo una tra le più grandi tonnare del Mediterraneo e dal passato glorioso. Soltanto un leghista di Oderzo (Franco Manzato, ndr), comune che dista 50 chilometri dal mare, uno che non sa neanche cosa sia il mare – figuriamoci l’industria conserviera ittica – poteva rendersi protagonista di una distribuzione delle quote tonno a totale svantaggio di Favignana. Continuiamo così – conclude il presidente dell’Ars – continuiamo a votare Lega e Matteo Salvini, consegniamo le chiavi del Paese a gente che affama il Sud: facciamoci del male! Invito tutti i deputati siciliani a Roma, di qualsiasi schieramento o partito – conclude Miccichè – a inchiodare alle sue responsabilità l’uomo di Salvini e a chiedere una immediata revisione della distribuzione delle quote tonno».