I produttori siciliani si sono radunati oggi a Poggioreale, Regalbuto e Sciacca. Sversati migliaia di litri. Per adesso il movimento è slegato anche dalle associazioni di categoria. Il problema resta il prezzo pagato dagli industriali del settore. Guarda il video
Protesta degli allevatori si diffonde anche in Sicilia «Buttare il latte è necessario. La politica è lontana»
«Ne abbiamo buttato circa tremila litri e, se le cose non cambiano, ne sverseremo molti altri». Ormai lo si può dire: seppure con qualche giorno di ritardo, la protesta degli allevatori, divampata in Sardegna, è arrivata in Sicilia. Stamattina le manifestazioni hanno toccato le province di Trapani, Enna e Agrigento. Nello specifico i produttori di latte si sono radunati a Poggioreale, Regalbuto e Sciacca. Nel primo caso sono state oltre cento le persone che hanno risposto all’appello partito sul web per rilanciare l’attenzione sul tema che negli ultimi giorni è finito anche sul tavolo del governo, con il ministro dell’Interno Matteo Salvini che, non senza attirarsi critiche da parte di esponenti del Movimento 5 stelle, si è messo in prima linea: i prezzi pagati dagli industriali del settore caseario sono troppo bassi.
«Il latte viene comprato a 60 centesimi al litro se bovino, mentre per quello ovino si scende a 44 centesimi – dichiara a MeridioNews un giovane allevatore del Trapanese -. Sono prezzi che spesso non consentono nemmeno di recuperare le spese affrontate. Il motivo? Gli acquirenti fanno cartello». Così come fatto dai colleghi sardi, gli allevatori siciliani hanno deciso di buttare letteralmente via il latte. «Non è solo un gesto simbolico – rimarca l’allevatore – ma anche di un metodo che può avere effetti concreti, perché se la quantità diminuisce i prezzi saliranno». Le immagini dello sversamento hanno dato vita non solo alla solidarietà, ma anche alle critiche di chi non è avvezzo alle leggi della domanda e dell’offerta. «Qualcuno sui social chiede come mai non lo si dona, anziché buttarlo – spiega il giovane produttore trapanese -. Ma non si tratta di azioni equiparabili, perché donarlo comporterebbe mantenere i prezzi invariati».
La protesta, che domenica prossima dovrebbe spostarsi a Dittaino, al momento è slegata tanto dal mondo politico che da quello sindacale. «Il movimento è spontaneo e per ora non ha coordinamento, la disaffezione verso la parte istituzionale e le associazioni di categoria è trasversale – prosegue l’allevatore -. Comunque per ora nessuno si è fatto avanti dalla Regione». Per adesso il giudizio è netto anche sulla presa di posizione di Salvini che nelle scorse ore, dopo avere messo sul tavolo l’ipotesi di un acquisto da parte del governo di 67mila quintati di latte in eccedenza, ha proposto di portare il prezzo a 70 centesimi al litro. «Per adesso la sensazione è che se ne stia parlando esclusivamente per motivazioni elettorali, considerato che le Europee sono dietro l’angolo», lasciando intendere che la questione è ben lontana dall’essere risolta.
Nelle ultime ore a intervenire è stato anche il deputato nazionale del M5s, Antonio Lombardo. «La crisi del prezzo coinvolge migliaia di aziende in Sicilia e anche in questo caso stiamo lavorando contemporaneamente su due fronti: affrontare in tempi brevissimi la crisi attuale e sciogliere i nodi strutturali e le storture della filiera che hanno prodotto le gravi difficoltà in cui operano migliaia di allevatori e le loro famiglie – si legge in una nota -. In commissione Agricoltura stiamo portando avanti una risoluzione sulla tracciabilità che verrà approvata, ci auguriamo, la settimana prossima. È fondamentale avere una stima certa della produzione e delle giacenze dei prodotti, così da poter disporre di un quadro completo, scongiurando il rischio di frodi».