Strade provinciali, mistero sul commissariamento Ma intanto 300 milioni di euro rimangono congelati

Enti senza bilancio, presunti protagonismi, contraddizioni, gli immancabili attriti politici e trecento milioni di euro che, pur non essendo sufficienti a risolvere tutti i problemi, servirebbero come il pane ma che restano bloccati tra le maglie della burocrazia. La strade in Sicilia rischiano di diventare un pantano, indipendentemente dalle emergenze causate dal maltempo. La questione riguarda il possibile arrivo da Roma di un commissario per gestire gli interventi necessari a rimettere in sesto le provinciali che attraversano l’Isola, arterie di competenza di quei liberi consorzi e aree metropolitane in crisi finanziaria dall’indomani della loro stessa istituzione.

La soluzione alle difficoltà di fare avanzare i progetti o indire le gare per l’affidamento dei lavori è stata offerta dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, nel corso della visita in Sicilia di fine novembre. Assist ripreso dal vicepremier Luigi Di Maio che ha esplicitamente invitato Nello Musumeci a chiedere a Roma l’invio di un commissario che possa sbloccare lo stallo, le cui cause vanno ricercate anche nella mancanza di bilanci pluriennali nelle ex Province e nella consuegente impossibilità di trasferire i 300 milioni derivanti dal Patto per il Sud e dagli Accordi di programma quadro.

A riguardo lo scorso 29 novembre la giunta regionale con una delibera ha esplicitato la volontà di chiedere al consiglio dei ministri la nomina di «un commissario straordinario con poteri speciali e una adeguata dotazione finanziaria». L’atto, tuttavia, è attualmente al vaglio degli uffici ministeriali. «Si sta cercando di capire se quella delibera sia sufficiente a mettere in condizione il consiglio dei ministri a procedere alla nomina o se invece va integrata», rivelano dall’entourage del ministro Toninelli. Il motivo del contendere starebbe nella poca chiarezza, nel passaggio in cui dice che si delibera «di inoltrare al governo nazionale apposita richiesta di nomina». Il dubbio è: la delibera vale già come richiesta o a essa seguirà un altro atto? «Non è una formalità – assicurano i collaboratori del ministro -. Per passare la palla a Palazzo Chigi c’è bisogno di una richiesta precisa». 

A escludere che dietro tutto ciò possano esserci contrasti di natura politica è lo stesso staff di Toninelli. «Ostruzionismo? Ma se è stato il ministro a sollecitare la richiesta di un commissario. Piuttosto dal governo Musumeci dovrebbero fare chiarezza sulle proprie intenzioni», chiosa chi lavora accanto all’esponente del governo Conte. I riferimenti tra le righe vanno a due questioni diverse, ma che tirano in ballo il governatore. La prima riguarda il presunto desiderio di Musumeci di ricevere i poteri commissariali in prima persona, un po’ come accaduto nel caso dell’emergenza rifiuti. Posizione che non avrebbe trovato il benestare del governo nazione che, pur assicurando l’interesse a scegliere «qualcuno che conosce bene il territorio siciliano», preferirebbe una figura esterna alla giunta. 

La seconda, invece, è legata all’Anas, la società che in Sicilia ha in gestione le strade statali e parte delle autostrade e che – dopo essere nel recente passato fatto protagonista di una possibile fusione con il Cas, il Consorzio per le autostrade siciliane nei giorni scorsi riabilitato dall’assessore Marco Falcone potrebbe diventare soggetto attuatore degli interventi sulle provinciali. Uno scenario che già a ottobre la società aveva ipotizzato, dando la propria disponibilità alla Regione. Per farlo si dovrebbe passare per una convenzione in cui Anas, in cambio di un aggio che si aggirerebbe intorno 12 per cento sui singoli lavori, si occuperebbe di portare avanti gli interventi ma anche di accelerare lo sviluppo di quei progetti oggi fermi negli uffici delle ex Province. «Sarebbe una mossa che potrebbe portare a rilanciare la manutenzione di strade abbandonate da vent’anni – commentano dallo staff di Falcone -. Purtroppo ci troviamo a fare i conti con situazioni difficili e i 300 milioni andrebbero usati innanzitutto per le priorità. Sono soldi però che innanzitutto vanno sbloccati, perché è impossibile trasferirli a liberi consorzi e aree metropolitane in mancanza di bilanci pluriennali approvati. Per questo – continuano – la convenzione che immaginiamo tirerebbe in ballo anche la Regione, oltre che ex Province e Anas».

Fin qui tutto bene se non fosse che nel quadro appena descritto potrebbe non esserci posto per il commissario formalmente – al netto della efficacia della delibera – richiesto. «Sarebbe una figura in più, ma non necessaria. Si tratterebbe solo di stipulare convenzioni con i commissari che guidano le nove ex Province – rimarcano dalle parti dell’assessorato alle Infrastrutture -. Più essenziale è riuscire a far partire gli accordi con Anas e magari abbassare l’aggio richiesto dalla società». Di fronte a questo mutamento di posizione, da Roma arriva la stoccata. «A Palazzo d’Orleans dovrebbero mettersi d’accordo. Appena pochi giorni fa, Musumeci ha accusato Anas di essere un cancro per la Sicilia – sottolineano dallo staff di Toninelli -. Ora invece vorrebbero stipulare convenzioni con i singoli liberi consorzi, senza aiuti esterni. Evidentemente problemi di coordinamento non ce ne sono più».

Parole, queste ultime, che mettono sotto una luce diversa quelle pronunciate dallo stesso Toninelli in Sicilia. L’annuncio di un commissario, infatti, per molti era arrivato a ciel sereno. Come una novità messa in campo, senza alcuna interlocuzione tra governo centrale e giunta regionale. Ma così non sarebbe stato: quella di Toninelli e Di Maio sarebbe stata una mossa per spingere Musumeci a chiedere il commissario. Figura ritenuta fondamentale da chi invece in Sicilia tiene maggiormente i contatti con il vicepremier: «La nomina di un commissario è importantissima – commenta il deputato regionale Giancarlo Cancelleri -. Garantirebbe la possibilità di derogare alle norme che regolano l’affidamento dei lavori, per i quali altrimenti bisognerebbe attendere anni mentre i siciliani hanno bisogno di strade decenti adesso. I poteri? Toninelli è stato chiaro: sarebbero speciali, sulla scia di quelli decretati per Genova. La giunta Musumeci non avrebbe motivo di volerne fare a meno».


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