Nel nuovo modello del 118 più mezzi di elisoccorso Altre piattaforme, ma il business già ora è milionario

Per assistere al nuovo corso del 118 in Sicilia bisognerà restare coi nasi all’insù. Già, perché il piano attorno a cui si lavora in assessorato alla Salute, in partnership con la regione Lombardia, passa proprio dall’incremento dell’attività di elisoccorso sui cieli siciliani. Meno trasporto su terra tramite ambulanza e più collegamenti aerei in direzione dei maggiori ospedali siciliani. «Anche alla luce – spiega il dirigente dell’assessorato, Mario La Rocca – della conformazione geografica della nostra regione».

Al momento le postazioni di elisoccorso in Sicilia sono sei, tre delle quali coprono il servizio h24 (Palermo, Caltanissetta e Messina), mentre le altre sono attive 12 ore (Lampedusa, Pantelleria e Catania). Il cosiddetto modello Lombardia, a cui punta la regione Siciliana per ammodernarsi, ne prevede un numero superiore, che verrà indicato però «non appena – precisa ancora La Rocca – verrà definito lo studio al quale si sta lavorando insieme alla Areu (la partecipata lombarda), tenendo conto soprattutto dei tanti arcipelaghi che fanno parte del territorio siciliano differenziandolo, evidentemente, da quello lombardo. Ad ogni modo il numero delle postazioni di elisoccorso sarà definito anche a partire dal numero di piattaforme di atterraggio che si riusciranno a realizzare».

Attualmente ad occuparsi del servizio non è la Seus, la partecipata regionale che gestisce le ambulanze del 118, ma una ditta privata, la Babcock, che ha vinto l’appalto nel 2013 della durata di otto anni. Una ditta privata che nel recente passato ha anche dovuto fare i conti con guai giudiziari in Calabria, proprio per una gara relativa alla gestione dell’elisoccorso di quella regione. E che attualmente fornisce alla Regione sia gli elicotteri che i piloti, mentre il personale medico e paramedico a bordo è inviato dal servizio sanitario regionale. Solo per il 2017 la Regione siciliana ha impegnato 22 milioni di euro per coprire il servizio. 

Ma quello del servizio di elisoccorso non è l’unico punto da rimodulare sul fronte della gestione dell’emergenza-urgenza sanitaria. Al contrario, l’altro tema riguarda tanto le ambulanze, quanto gli autisti soccorritori. Sono circa 275 i mezzi della Seus distribuiti sul territorio regionale, tra ambulanze semplici, medicalizzate e auto mediche. Gli autisti soccorritori, invece, sono circa tremila. Diversi dei quali, però, ormai inabili all’attività a bordo delle ambulanze per subentrate esigenze mediche o familiari certificate. Così, nonostante le chiamate dei siciliani al 118 siano in costante aumento negli ultimi anni, ad essere in crescita sono anche le eccedenze, cioè il ricorso a mezzi di ditte o associazioni private, che naturalmente costano un occhio della testa (nel 2016, ad esempio, sono costate 730mila euro, cifra che negli ultimi cinque anni si è moltiplicata di dieci volte).

E poi ci sono le centrali operative. Che dipendono dall’assessorato e non dalla Seus. Per cui, di fatto, il cittadino componendo il 118 viene messo in collegamento con la centrale operativa più vicina (sono quattro: Palermo-Trapani, Catania-Ragusa-Siracusa, Messina, Agrigento-Enna-Caltanissetta), che inoltra la chiamata alla Seus, in caso di servizio su gomma, (in caso di elisoccorso c’è un ulteriore passaggio). Sempre ammesso che le ambulanze della Seus siano disponibili. Altrimenti ci si rivolge ai privati. Tutto questo in assenza di un coordinamento centrale unico. Lo studio in partnership con la Lombardia prenderà almeno un paio di mesi. E per la nascita della nuova Agenzia regionale dell’Emergenza bisognerà attendere almeno il prossimo anno.


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