C'è chi sostiene la necessità della struttura, chiusa da un anno e mezzo, e spinge per la manutenzione; ma c'è anche chi ne propone la demolizione. «In questo momento, o la morte o il ponte», dice a MeridioNews il primo cittadino Calogero Firetto
Agrigento, salvo (per ora) il futuro del viadotto Morandi Sindaco: «Decostruzione mi affascina ma serve viabilità»
«In questo momento, o la morte o il ponte». Sono queste le uniche due alternative che vede per la viabilità della città di Agrigento il primo cittadino Calogero Firetto all’indomani del primo incontro del tavolo tecnico sul futuro del viadotto Akragas, noto come ponte Morandi dal nome del progettista, lo stesso della struttura crollata a Genova lo scorso 14 agosto. Ieri mattina, al palazzo San Domenico, a confrontarsi con il sindaco sono stati il genio civile, il presidente parco archeologico della Valle dei Templi, Giuseppe Parello, la Soprintendenza ai Beni culturali e l’ingegnere Valerio Mele coordinatore territoriale di Anas Sicilia. Al centro del dibattito la valutazione delle varie ipotesi per il futuro della struttura agrigentina.
Da una parte c’è chi sostiene la necessità del viadotto – chiuso da circa un anno e mezzo – e spinge per gli interventi di manutenzione per circa 30 milioni di euro che dovrebbero consentirne la riapertura, dall’altra invece c’è chi ne propone la demolizione per un aspetto di recupero ambientale. Una parte dell’infrastruttura si trova, infatti, in piena zona A della Valle dei Templi nella parte settentrionale del sito Patrimonio dell’umanità.
«Allo stato attuale, senza quel ponte siamo al collasso e dobbiamo affrontare seriamente il problema infrastrutturale che ha la città – spiega a MeridioNews il sindaco Firetto – Ma è vero anche che non possiamo rimanere per sempre ponte Morandi dipendenti. Io – ammette il primo cittadino senza farne mistero – sono affascinato dall’ipotesi della decostruzione ma solo dopo che il territorio sarà nelle condizioni di poter scegliere». Il banco di prova della viabilità cittadina è stato lo scorso marzo, in occasione della festa del mandorlo in fiore. «Una città paralizzata in ginocchio, un dramma per la mobilità dopo il quale – spiega il Firetto – abbiamo avviato un discorso con Anas, espresso la nostra necessità di potenziare la viabilità alternativa e chiesto a loro un progetto per un incremento infrastrutturale non invasivo che non deturpi con altro cemento la Valle dei Templi».
Sul tavolo tecnico, ieri, è stata posta l’ipotesi progettuale del rafforzamento e potenziamento della strada provinciale che serve la parte nord di Agrigento e della realizzazione di due ulteriori bretelle di accesso alla città. «Su questo Anas si è impegnata a presentare un progetto – dice il sindaco – per avviare la realizzazione di una viabilità integrativa, solo dopo, in prospettiva, si potrà anche pensare alla decostruzione del ponte Morandi». Solo di una porzione delle struttura che lo compone, in realtà. La parte che collega lo stadio con via Dante – denominata Akragas II – andrebbe comunque mantenuta; mentre l’ipotesi della demolizione riguarda il tratto dell’Akragas I. «Rinunciare al ponte in questo momento – sottolinea il sindaco – significherebbe per il territorio tornare indietro agli anni ’70 con l’aggravante che oggi il livello di motorizzazione è molto più elevato».
Da Anas intanto arriva la conferma che la gara da 30 milioni di euro è in fase di aggiudicazione. «Si tratta di interventi di manutenzione straordinaria sia dei pilastri che degli impalcati (gli elementi orizzontali della struttura, ndr)». Al momento, dunque, il programma è quello di ristrutturare l’opera. «Nel caso in cui gli enti locali dovessero chiedere la demolizione – sostengono da Anas – questa dovrebbe essere dettata non da aspetti tecnici perché il viadotto è completamente ristrutturabile e, al termine degli interventi, sarà sicuro. Quel che è certo – aggiungono – è che non si possono prendere decisioni dettate sull’onda dell’emotività di quanto accaduto a Genova, perché le due strutture hanno in comune solo il nome dell’architetto».