A decidere la condanna per Marco Gennaro è stato il gup del tribunale di Siracusa. Il giovane è ritenuto responsabile di omicidio pluriaggravato e stalking. «Siamo soddisfatti - dichiara a MeridioNews il legale Aldo Ganci - Abbiamo chiesto gli arresti domiciliari»
Omicidio Scarso, 21enne condannato a dieci anni Aggredì e diede fuoco all’anziano con un complice
Dieci anni di reclusione. Questa è la condanna decisa dal gup del tribunale di Siracusa per Marco Gennaro, il 21enne siracusano accusato di omicidio pluriaggravato e stalking nei confronti di Giuseppe Scarso, 80enne aggredito e bruciato nella sua abitazione in via Servi di Maria a Siracusa nella notte fra l’1 e il 2 ottobre del 2016. Don Pippo, come era chiamato da tutti l’anziano, morì a dicembre all’ospedale Cannizzaro di Catania, dopo oltre due mesi di agonia.
«Siamo soddisfatti di questa condanna – dichiara a MeridioNews l’avvocato Aldo Ganci – anche perché si va oltre le più rosee previsioni. Adesso – aggiunge – ho già presentato istanza per ottenere gli arresti domiciliari e la decisione del gup dovrebbe arrivare entro la prossima settimana». Le aggravanti per Gennaro erano diverse. «Si va dai futili motivi alla violazione di domicilio e allo stalking ma c’è da considerare – precisa il legale – che il mio assistito non ha buttato il liquido infiammabile addosso all’anziano e non ha usato i fiammiferi ,ma era presente e ha scattato delle foto di quanto stava avvenendo».
Gennaro, che subito dopo era andato all’estero ed è stato fermato di ritorno da un viaggio a New York, è stato giudicato con rito abbreviato. Il giovane si sarebbe introdotto nell’abitazione dell’anziano insieme al 19enne Andrea Tranchina, che verrà giudicato con il rito ordinario e che ha collaborato nella fase delle indagini. Il gup ha condannato a quattro mesi anche Sebastiano Amorelli, amico dei due, che è accusato solo di stalking perché non avrebbe partecipato quella sera alla spedizione contro l’anziano anche se sarebbe stato presente negli episodi precedenti del 28 e del 30 settembre.
Il procuratore capo Francesco Paolo Giordano, per descrivere quanto accaduto, aveva parlato di «un atto di bullismo, di criminalità estemporanea nata quasi come un gioco». Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i due giovani avrebbero sorpreso nel sonno la vittima, che da un po’ di tempo era diventata oggetto dei loro atti di bullismo, gettandogli addosso del liquido infiammabile e appiccando il fuoco. Mentre i parenti dal primo momento hanno cercato giustizia per l’anziano, l’avvocato di Tranchina ha definito eccessiva la ricostruzione di questa versione dei fatti.