I retroscena e le manovre del Carroccio in vista della prossima sfida elettorale per il governo del Paese. Il segretario gioca d'anticipo sulla campagna acquisti per la composizione delle liste, nel tentativo di intaccare i potentati politici di Forza Italia. Che in Sicilia significa puntare tutto sui rivali del presidente dell'Ars
Salvini punta sulla Sicilia in vista delle Politiche E chiama a raccolta i nemici giurati di Micciché
La formula per salvare capre e cavoli, alla fine, è nelle corde del più tradizionale dei notabili di partito. E la regola che la nuova Lega si è data, anche in Sicilia, è quella dell’incompatibilità tra incarichi istituzionali e incarichi di partito. Che, tradotto in soldoni, è il modo più civile per Matteo Salvini di interrompere la collaborazione con Angelo Attaguile e Alessandro Pagano, entrambi coordinatori nell’Isola, senza per questo rompere con loro. La nuova regola permetterebbe anche di non creare equivoci spiacevoli con l’unico deputato regionale del Carroccio, Tony Rizzotto.
Che le elezioni politiche siano fissate per il prossimo 8 luglio oppure vengano posticipate, poco importa. La Lega ha già iniziato a riorganizzarsi e non ha alcuna intenzione di farsi trovare impreparata. E se a Matteo Salvini la strada per lui appare abbastanza tracciata: erodere i potentati di consenso storicamente appartenuti a Forza Italia e indebolire il partito di Berlusconi, proprio come ha già fatto con la sua leadership. Se a livello nazionale il piano è questo, è evidente che in Sicilia Salvini e i suoi (a cominciare dal luogotenente inviato per mettere ordine, Stefano Candiani) puntano direttamente a mettere in difficoltà l’uomo che più di tutti rappresenta Berlusconi nell’Isola: il presidente dell’Assemblea Regionale, Gianfranco Micciché.
Anche in questo caso prevale una massima universalmente riconosciuta: il nemico del mio nemico è mio amico. È da lì che, archiviata la figuraccia rimediata col Caputo-gate, i legisti in salsa sicula vogliono ripartire: dai nemici di Gianfranco Micciché. Come non iniziare, dunque, la campagna acquisti dal più acerrimo dei nemici del primo inquilino di Sala d’Ercole? Il corteggiamento tra Vincenzo Figuccia e la Lega non è nuovo alle cronache politiche, ma l’imminente ritorno alle urne potrebbe essere l’elemento di novità capace di rompere i passati indugi. Insieme all’ex assessore regionale, naturalmente, a fare armi e bagagli sarebbe l’intera dinastia palermitana, insieme alla sorella Sabrina, consigliera comunale a Palermo, e al capostipite Angelo.
Ma a voler ricambiare pan per focaccia a Micciché in Sicilia sono in molti e dalle stanze della Lega filtrano anche diverse interlocuzioni con altri esponenti forzisti. Intanto con Marianna Caronia, ufficialmente ancora nelle file di Forza Italia, ma fuori dal gruppo parlamentare all’Ars proprio perché in rotta con Micciché. Insieme a Caronia, i transfughi potrebbero essere in molti, tra i malpancisti azzurri. Tra questi, anche l’ex coordinatore regionale del partito, Vincenzo Gibiino, messo alla porta proprio alla luce della nomina di Micciché a commissario.
C’è poi la partita dei centristi, rimasti fuori sia dalle Regionali che dalle Politiche, che potrebbero guardare con interesse alla Lega in salsa sicula: dall’ex presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, fino all’ex presidente della commissione Bilancio, Vincenzo Vinciullo. Anche l’autonomista Cateno De Luca, nella danza dei corteggiamenti incrociati, sembrerebbe sondare il terreno, ma è ancora troppo presto per immaginare uno scenario politico in questa direzione.
Intanto il coordinatore uscente Angelo Attaguile ridimensiona i mal di pancia delle scorse settimane: «Con Candiani – spiega a MeridioNews – non è stata messa in discussione la nostra leadership, ma si è pensato a una riorganizzazione d’insieme del lavoro. È evidente che il partito vada rinnovato. La nuova regola sulle incompatibilità? Non abbiamo ancora stabilito nulla, ma se dovessi restare in Parlamento reputerei corretto che ad occuparsi della gestione del partito fosse qualcun altro». Come dire, interrompere la collaborazione. Ma senza rompere i rapporti.