La nomina alla Funzione pubblica scatena la reazione di Sicilia futura, uno dei piccoli partiti che sostiene Crocetta, rappresentato in giunta da Maurizio Croce, pronto a un passo indietro. Intanto il Pd non trova la quadra per il capogruppo, mentre a dicembre scade la certificazione dei fondi europei
Lantieri assessore spinge Croce fuori dal governo Ora si rischia il terzo filone di un rimpasto infinito
Venti di guerra in arrivo sulla neonata compagine di governo regionale. La nomina annunciata da giorni di Luisa Lantieri, alla Funzione pubblica, rischia, come ampiamente annunciato, di alimentare nuove spaccature e crescenti fibrillazioni tra le forze che sostengono il governo. Sicilia futura con Salvatore Cardinale starebbe pensando di ritirare il proprio sostegno in giunta, con la rappresentanza dell’assessore al Territorio Maurizio Croce, in aperto contrasto con la scelta effettuata.
«Sarà un fatto consequenziale ed automatico», sostiene il deputato Totò Lentini – pronto a passare con Sicilia futura – se Lantieri diventa assessore. Ciò accadrà non appena verrà annunciato ufficialmente. Avevamo chiesto una riunione di maggioranza, fare un governo così, che senso ha?». Uno dei retroscena che ha complicato la vicenda sin dall’inizio riguarda il fatto che, all’interno dell’accordo, l’asse Roma (Renzi)-Palermo (Faraone) aveva cercato di fare spazio ad un tecnico di area condiviso con la burocrazia dei ministeri. Dopo Luca Bianchi e Alessandro Baccei dunque si era tentata una nuova operazione, analoga a quelle già riguardanti la gestione dell’assessorato al Bilancio. Il governatore siciliano ha però mantenuto fermo l’impegno con Sicilia democratica, anche per evitare una ulteriore espansione dell’area collaterale renziana.
Cardinale gioca adesso al rilancio, utilizzando come strumento di pressione la possibilità del ritiro di Croce, gettando nella mischia l’ennesimo fattore di destabilizzazione. Il gruppo del Pd intanto non pare in condizione di chiudere in serata l’accordo sul nuovo capogruppo. L’incastro è più complesso di quel che può apparire e anche se le dimissioni di Croce, al momento potenziali, rischiano di aprire il terzo filone di un rimpasto infinito, la sovrapposizione degli equilibri complica il quadro. In questo contesto normalizzare all’infinito appare impossibile. Nel senso cioè che un’ulteriore attesa, ipotesi a cui Crocetta pare non voglia dare corso, non sarebbe foriera di soluzione.
Intanto la giornata politica, in coincidenza di queste complicazioni, ha fatto saltare la giunta di governo, prevista per le 18 e la partecipazione di Crocetta alla riunione con i dirigenti generali sulla rimodulazione del Po Fesr. Sulla fase di certificazione dei fondi comunitari incombe la mannaia della scadenza di dicembre. Soldi e risorse che rischiano di uscire dalla prossima dotazione (decertificati), creando ulteriori danni e scompensi alle casse, già desolate della Regione siciliana. La settimana del parlamento regionale proseguirà con i ddl sulle trazzere e quelle sulle aree vulnerabili, mentre attende di essere discussa anche la proposta di legge sull’eolico, stoppata la scorsa settimana .