Il disegno di legge a firma del deputato forzista Giuseppe Milazzo questa mattina arriverà in commissione Affari istituzionali. Dove il centrodestra - in genere in minoranza - potrebbe ricevere il sostegno dei cinquestelle, che già cinque anni fa attaccarono la norma. Contrari invece il Pd e Centro passi per la Sicilia
Ars, si discute legge per abolire la doppia preferenza FI-M5s: «Non difende le donne, ma il voto di scambio»
Forza Italia e Movimento 5 stelle insieme. È questo lo scenario che, da domani, si potrebbe presentare all’interno della commissione Affari istituzionali dell’Ars, quando avrà inizio la discussione del disegno di legge sull’abolizione della doppia preferenza di genere alle elezioni amministrative. Il ddl ha come primo firmatario il deputato forzista Giuseppe Milazzo e punta a ripristinare il sistema elettorale in vigore fino al 2013, quando l’assemblea regionale siciliana ha introdotto la possibilità per l’elettore di esprimere due voti per i consiglieri comunali. A patto, però, che si trattasse di un uomo e una donna.
La riforma – presentata come misura necessaria per allargare la rappresentanza femminile all’interno dei consessi civici, storicamente popolati perlopiù da uomini – è stata criticata da subito da chi intravedeva in essa non un passo per la parità di genere, ma un modo per controllare il voto. Tra loro i deputati cinquestelle, che definirono «pericolosissima» la legge. Posizioni che, a distanza di quasi cinque anni, sembrano essere destinate a essere confermate, aprendo le porte a una possibile convergenza con Forza Italia in commissione. «Noi non facciamo da spalla a nessuno – commenta Gianina Ciancio, che nel 2013 girò un video per spiegare agli attivisti pentastellati i presunti tranelli inseriti nella normativa – ma affermiamo quanto già fatto presente allora. La legge così com’è non va bene, spalanca le porte alla possibilità di influenzare i comportamenti degli elettori». Ciancio annuncia che il M5s non si limiterà a votare a favore, ma proverà a introdurre altre modifiche: «Proporremo emendamenti per garantire al meglio la libertà di voto, come il seggio unico».
La riflessione ricalca a grandi linee il pensiero dello stesso Milazzo, che nei giorni scorsi aveva spiegato, con tanto di esempi, come l’espressione della seconda preferenza sia «non una norma per rispettare le donne ma un inaccettabile strumento di controllo». Questo perché l’attuale legge prevede che nel caso di un mancato rispetto della parità di genere – quindi quando l’elettore indica due candidati dello stesso sesso – soltanto la seconda preferenza venga annullata. Fatto questo che, in linea teorica, consentirebbe a un elettore di firmare il proprio voto, rendendo riconoscibile quanto deciso all’interno della cabina elettorale.
Il possibile sostegno al ddl da parte dei parlamentari cinquestelle potrebbe da una parte concedere al centrodestra di riuscire ad avere la maggioranza in commissione – dove l’opposizione ufficialmente ha più rappresentanti – e dall’altra non trovare la piena condivisione della base. All’interno dei consessi civici, infatti, non sono pochi i consiglieri pentastellati che ritengono utile il mantenimento della doppia preferenza. Il caso più emblematico lo si è avuto a Palermo, dove l’intero gruppo M5s – composto da Ugo Forello, Concetta Amella, Giulia Argiroffi, Igor Gelarda, Rosalia Lo Monaco e Antonino Randazzo – ha sottoscritto un documento, insieme quasi tutti i colleghi di Sala delle Lapidi, per difendere la legge. «Viviamo in una società che non garantisce le pari opportunità, quindi una legge che attui una compensazione è fondamentale – commenta a MeridioNews Argiroffi -. Tuttavia non c’è dubbio che la norma attuale vada rivista, perché dà la possibilità di controllare le espressioni di voto». A riguardo la posizione di Gianina Ciancio è leggermente diversa: «Quella della rappresentatività delle donne nelle istituzioni non è un problema legato all’impossibilità di votarle, ma al fatto che spesso non vengono candidate – spiega la deputata -. Dovrebbero essere i partiti ad assicurare una presenza equilibrata di donne e uomini nelle liste, così come il Movimento 5 stelle fa da sempre».
Chi invece annuncia che si opporrà alla revisione della legge elettorale sono il Pd – «Ovviamente siamo contrari all’abolizione», dichiara il deputato Giuseppe Lupo – e Centro passi per la Sicilia. Lo staff di Claudio Fava sottolinea come, dati alla mano, la doppia preferenza abbia avuto precisi effetti sulla rappresentanza delle donne negli enti locali. «I numeri parlano chiaro – commenta Sergio Lima -. Da quando è stata introdotta la modifica alla legge il numero di donne elette è cresciuto nettamente. Tra il 2013 e il 2015 si è passati in media dal 7 al 28 per cento, mentre i Comuni che sono andati al voto nel 2016 hanno visto triplicare la rappresentanza femminile, passando dall’11 al 34 per cento. Stesso discorso l’anno scorso, quando la media nell’Isola è passata dal 10 al 30 per cento». Per Lima non è casuale che a proporre il passo indietro sia l’Ars. «Parliamo di un parlamento regionale per la cui elezione non è prevista la doppia preferenza e non a caso il numero di deputate donne si attesta intorno al venti per cento, dato raggiunto grazie anche ad alcune elette nel listino bloccato presentato dal presidente Musumeci». Tale posizione non implica una sottovalutazione delle problematiche relative al potenziale controllo del voto da parte dei candidati. «Correttivi possono essercene e siamo disposti a contribuire a trovarli, ma riteniamo che le soluzioni non debbano passare da un ritorno al passato».