La strada è in salita per la maggioranza che sostiene Crocetta. Sconfitto su sei emendamenti, alla fine la seduta è stata rinviata a domani. Intanto via libera alle spese per il 2016 dell'Assemblea regionale: per la cancelleria 80mila euro; caffetteria 500mila euro; ai servizi di stampa 680mila euro
Ars: ok a bilancio, il palazzo costa 155 milioni Ma la maggioranza Crocetta va subito sotto
L’Assemblea regionale siciliana ha approvato il suo bilancio interno di previsione per il 2016: l’intero funzionamento del palazzo costa 155 milioni 185mila euro, cioè poco quasi tre milioni in meno rispetto all’anno scorso, quando i costi ammontavano a 158 milioni di euro. Mentre la discussione sul bilancio della Regione è stata rinviata a domani, dopo che il governo era andato sotto su sei emendamenti e per la mancanza del numero legale in aula.
Le spese previste per il 2016 continuano a rendere Palazzo dei Normanni uno dei parlamenti più costosi d’Italia, anche se il trend è in calo negli ultimi anni. «Dai 162 milioni di euro circa del 2011 – ha spiegato il deputato questore Antonio Rinaldi leggendo la sua relazione in Aula – si registrano tagli per quasi 20 milioni». La principale voce d’entrata e la dotazione ordinaria, cioè l’onere che grava sul bilancio della Regione, stabilito in 143 milioni, con una ulteriore riduzione di tre milioni rispetto al 2015.
Tutti i gruppi hanno espresso voto favorevole sulla manovra, ad eccezione del Movimento 5 Stelle. Secondo il deputato Francesco Cappello, «è assurdo che l’assemblea sborsi 2 milioni di euro al mese circa per vitalizi e pensioni di ex deputati». L’unico ad astenersi è stato il deputato del Mpa, Giovanni Greco. Una delle fette più importanti delle spese è infatti rappresentata dalle pensioni per i deputati (19,5 milioni di euro), nonché dalle varie indennità dei parlamentari che, mettendo dentro anche la diaria, ammontano a 16 milioni 138mila euro, cifra sostanzialmente immutata rispetto all’anno scorso, con un lieve calo di 120mila euro. Per il personale interno all’Ars, invece, si spendono 25,5 milioni di euro (circa un milione in meno rispetto al 2015), la metà di quanto si stanzia per pagare le pensioni degli ex dipendenti (50 milioni 800mila euro). A questi si aggiungono 700mila euro per il funzionamento dei gruppi parlamentari e 5,1 milioni per il relativo personale.
C’è poi un lungo elenco di spese per i servizi più vari, tra gli altri: 500mila euro per la caffetteria; 110mila per la rassegna stampa mattutina e l’acquisito di quotidiani e riviste e 570mila di abbonamenti alle agenzie di stampa; 70mila per l’acquisto di pubblicazioni di carattere storico, politico e sociale; 50mila euro per i tendaggi; 300mila per gli impianti di climatizzazione; 215mila per generici contributi ad attività culturali; 500mila euro per l’energia elettrica, l’impianto termico e l’acqua; 130mila euro per le auto di servizio; per lo smaltimento dei rifiuti sono stati stanziati 600mila euro; 80mila euro per la cancelleria.
Subito dopo, l’aula è passata alla votazione sul bilancio di previsione e la maggioranza che sostiene il governatore Rosario Crocetta è andata in difficoltà. In particolare su cinque emendamenti a voto segreto è stata infatti battuta. Su tre a firma Mpa, e due presentati dallo stesso governo. Per questo il Partito democratico, attraverso il suo capogruppo Alice Anselmo, aveva chiesto in un primo momento il rinvio a domani della seduta parlamentare. Ma, dopo la riunione dei capigruppo con il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, la richiesta è rientrata e si è andati avanti con l’esame del bilancio preventivo. Ma solo per poco: la seduta è stata nuovamente sospesa su richiesta dell’assessore all’Economia, Alessandro Baccei. Uno degli emendamenti bocciati dall’aula era a sua firma. E infine rinviata di un’ora per mancanza di numero legale.
Alla ripresa altra doccia fredda per il governo: passa un emendamento del M5s su cui Baccei aveva espresso parere contrario. Si tratta del taglio di un milione di euro al fondo per il salario accessorio dei dirigenti della Regione. Dopo quest’ultimo stop, la capogruppo del Pd, Anselmo, ha chiesto al presidente Ardizzone una nuova conta e quest’ultimo, accertata la mancanza del numero legale in aula, ha rinviato la seduta a domani alle 16. Poco meno di 24 ore per la maggioranza per provare a ritrovare un’unità oggi apparsa molto lontana.