Ars, la riforma delle province naufraga ancora sotto ai colpi del voto segreto

L’ultima volta che la cosiddetta riforma delle province era approdata a sala d’Ercole il governo regionale se n’è uscito con una mezza figuraccia: un tempo lunghissimo per preparare un disegno di legge che poi è stato affossato dal voto segreto, con l’abolizione del primo articolo che ha di fatto causato la caduta di tutto l’impianto della legge. Schifani e soci non si sono però dati per vinti e ci hanno riprovato, con un nuovo disegno di legge che oggi avrebbe dovuto essere approvato, ma che, di nuovo, è stato affossato dal voto segreto nel suo primo articolo e tanti saluti per tutti.

La cosa strana è avvenuta tuttavia dopo la bocciatura. Il presidente facente funzioni dell’Ars, Nuccio Di Paola, ha convocato una conferenza dei capigruppo e alla fine si è giunti a una conclusione ai limiti di ogni regolamento dell’Assemblea, come affermato durante la discussione dal dem Antonello Cracolici. L’Aula ha infatti deciso di votare un emendamento al disegno di legge, che una volta approvato è stato stralciato dal testo principale e trasformato a sua volta in un disegno di legge autonomo che sancisce il rinvio delle elezioni di secondo livello di presidenti e giunte dei liberi consorzi, che da ottobre slittano a dicembre 2024.

Questo significa che a dicembre si andrà nuovamente al voto? Neanche per idea. A settembre, alla riapertura dei lavori dell’Assemblea regionale, che il prossimo 7 agosto sarà ufficialmente in pausa estiva, si tornerà sul tema con un terzo disegno di legge, per tentare di riformare ancora una vota le ex province. Sempre voto segreto permettendo.


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