Dai costi della politica alle gare d’appalto al ribasso, fino alle quote rosa, in vista della presentazione delle liste per le Europee: Gianfranco Micciché risponde a muso duro ai 5 Stelle e annuncia battaglia (anche) in Tribunale
Ars, la crociata di Miccichè contro i cinquestelle «Adesso basta denigrazioni, stavolta li querelo»
«Ho i miei anni e ormai sto andando in pensione, sono felice di quello che ho fatto nella vita: l’ultima mia battaglia sarà contro la demagogia, che è la rovina di questo Paese». È un Gianfranco Miccichè scatenato, quello che questa mattina ha convocato i giornalisti per presentare il nuovo portale online dell’Assemblea regionale siciliana e del Palazzo Reale. Il pretesto, almeno, era quello. In realtà in primo inquilino di Sala d’Ercole aveva tutta l’intenzione di rispondere all’attacco sferrato ieri dai cinquestelle sui costi dell’Assemblea, annunciando una querela, alla quale starebbero già lavorando i legali di Miccichè, contro i deputati pentastellati.
Perché, appunto, «la demagogia – ripete più volte – è la rovina dell’Italia». E così, seguendo quest’unico filo conduttore, il commissario forzista si è tolto dalla scarpa diversi sassolini. Dai costi della politica «che non sono certo spreco di denaro pubblico» alle gare d’appalto al ribasso – «devo fare restaurare un tetto monumentale e dovrei bandire una gara al ribasso, ma preferirei farlo crollare, piuttosto che metterlo in mano del peggior restauratore, soltanto perché è quello che fa l’offerta più bassa» – fino alle quote rosa, in vista della presentazione delle liste per le Europee: «Una follia, demagogia pura. Non c’è il 50 per cento delle donne in politica – attacca Miccichè -. Non si trovano, materialmente non ci sono. Siamo costretti a non garantire a qualcuno il percorso che vorrebbe fare, perché bisogna trovare donne».
Sullo sfondo, ecco le immagini del Palazzo, la visita virtuale dei tesori al suo interno, mostrata in 3D sul nuovo sito internet, il portone monumentale su Piazza del Parlamento, «che ha allungato il Cassaro fino a Porta Nuova, col plauso dei commercianti della parte alta di corso Vittorio Emanuele».
E poi, ancora, i cinquestelle e la loro conferenza stampa sui costi del Palazzo. «Se avessi un figlio come loro, sarei un uomo disperato». rilancia Miccichè. Per poi chiedere le dimissioni di Stefano Zito dal Consiglio di presidenza e attaccare anche il deputato questore Salvo Siragusa, perché «sono loro a redigere il bilancio interno. Io ne ho preso atto e credo che sia un buon bilancio, ma non l’ho scritto io. E mi auguro che Zito abbia un sussulto di dignità e si dimetta dal consiglio di presidenza». Quello dei grillini, Micciché lo considera «una sorta di tradimento, perché non è affatto vero che l’Ars costa mille euro al minuto. Il riferimento è all’Aula, ma l’Aula è solo un centesimo dell’attività dell’Assemblea regionale siciliana. Di che cosa stiamo parlando?».
Secondo Micciché, i cinquestelle sarebbero nervosi perché hanno perso le elezioni. «Non è un problema che mi posso porre io. Mi sono scocciato del massacro continuo delle istituzioni siciliane di questi signori. Ieri ho ricevuto una quantità di telefonate dei deputati, si sono scocciati anche loro. Non vogliono fare politica? Non la facciano. Provino a fare altro. Provino a lavorare. Non ci riusciranno mai. Ma la smettano con questa denigrazione continua».
Infine, ecco l’affondo proprio sui costi: «I cinquestelle sono diventati quattro perché hanno abolito la storia del secondo mandato; tre perché si è scoperto che non è vero che versano la quota dello stipendio. I soldi se li prendono tutti, c’è qualcuno che dice che se ne prendano anche di più». A fargli eco è il capogruppo forzista Giuseppe Milazzo. «Più che un hotel a cinque stelle è diventato poco più di un b&b», sussurra il deputato. Mentre Miccichè conclude in crescendo: «È una truffa colossale. Vedremo le carte. Vogliono la guerra? Ho tentato di evitarla, ma siccome continuano a insistere, sono pronto».