Il campo dei moderati è rimasto terra di nessuno dopo il voto per il rinnovo del parlamento di Bruxelles. Così, nonostante le smentite ufficiali sul nuovo gruppo parlamentare all'Assemblea, i movimenti nel Palazzo - dal Pd a Forza Italia - restano tanti
Ars, è corsa al posizionamento nel grande centro Su ex Province scontro tra governo e maggioranza
Tra i corridoi del Palazzo è un chiacchiericcio continuo. Finita la lunga pausa elettorale delle Europee durante la quale l’Ars è rimasta completamente ferma, ecco ripartire tutti gli ingranaggi di una maggioranza che boccheggia ogni giorno di più. Intanto perché lo scontro interno a Forza Italia è sempre più aspro, soprattutto tra le fila dei fedelissimi a Gianfranco Micciché e gli oppositori in campagna elettorale. Ma i sommovimenti non si fermano lì.
Di certa, al momento, c’è solo la data del prossimo 10 giugno, quando la Regione commemorerà il compianto assessore ai Beni Culturali, Sebastiano Tusa. Qualunque rimpasto, prima di un momento per ricordare il noto archeologo, sarebbe apparso «quantomeno inelegante», ammettono dalle parti del governo. Ma da quel momento, di fatto, si aprirà la corsa al successore. E a un rimpasto che viene invocato da più parti.
Tra i corridoi del Palazzo si parla del nuovo gruppo parlamentare pronto a mostrare il suo sostegno al governatore (e possibilmente a sedersi al suo tavolo in giunta), tuttavia alcuni derubricano l’indiscrezione alla voce della fantapolitica. È il caso di Vincenzo Figuccia (Udc), che smentisce categoricamente «qualsiasi ipotesi di lavoro in comune con pezzi della sinistra ascrivibili al Partito democratico o a qualsiasi altra forza che ha flirtato con il Pd». Al contrario, il deputato – che alle Europee si è speso per la candidatura di Dafne Musolino – si dice a sostegno «di un progetto a tutela della famiglia, del lavoro, del Mezzogiorno, che guardi allo sviluppo della nostra terra. Un progetto meridionalista capace di portare le questioni del Sud al centro dell’agenda politica nazionale, tema assolutamente scomparso e che merita centralità».
Ma la voglia di centro, dalle parti dell’Assemblea, c’è. A guardarsi attorno sarebbe, ad esempio, la deputata del Pd Luisa Lantieri, che nella campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento di Bruxelles ha sostenuto apertamente la candidatura in Forza Italia di Saverio Romano e adesso si aspetta «una evoluzione». Esattamente come guarda fuori dal suo gruppo anche il deputato forzista Luigi Genovese, che – al contrario – ha sostenuto il leghista Angelo Attaguile nella corsa verso Strasburgo. In cosa possa sfociare il percorso del ventitreenne deputato messinese non è ancora chiaro. Di certo, però, qualcosa si muove, soprattutto sul fronte degli amministratori locali, ma anche tra le mura del Palazzo.
Sembra prossima all’uscita dal gruppo di Forza Italia anche Rossana Cannata, dopo l’esperienza al fianco del fratello, candidato nelle liste di Fratelli d’Italia. In mezzo, lui, il padrone di casa di Sala d’Ercole, uscito dalla campagna elettorale con la vittoria di Giuseppe Milazzo: Gianfranco Micciché oggi rivendica il posizionamento alla sinistra di Salvini, che ha consentito alla sua Forza Italia di doppiare il risultato medio nazionale.
Così come a parlare di spazi alla sinistra di Salvini (restando, dunque, nell’ambito del centrodestra) è il governatore Nello Musumeci, che dopo il silenzio politico del mese elettorale riparte dai territori, con una prima iniziativa fissata a Palermo in piazza Verdi il prossimo 15 giugno.
La corsa al grande centro, insomma, sembra partita nei fatti, più che nelle dichiarazioni ufficiali. E una prova tecnica, in fondo, si è già vista ieri in Aula, con l’incursione di un folto gruppo di deputati che ha firmato l’emendamento per il rinvio del voto nelle ex Province. Tra cui Danilo Lo Giudice (che fa riferimento a Cateno De Luca), ma anche Vincenzo Figuccia (Udc) e Nicola D’Agostino (Sicilia Futura). Il resto lo ha deciso il voto segreto. In serata, ancora una volta, arriva una sonora bacchettata del governo alla mossa della sua maggioranza. Per voce dell’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone, infatti, dalle parti dell’esecutivo hanno fatto sapere che quell’emendamento è stato uno «sbaglio madornale», perché «la paralisi di questi enti è da attribuire anche alla protratta assenza di un organo politico al vertice».
Movimenti. Che fanno intravedere la corsa al posizionamento nel grande centro, rimasto terra di nessuno dopo una tornata elettorale in cui, dopo decenni, per la prima volta è sparito lo scudocrociato dalla scheda elettorale. Mentre c’è già chi cerca di polarizzare un’altra fetta di elettorato, questa volta guardando a sinistra del Pd. È il caso di Claudio Fava, ma anche di Anthony Barbagallo, che parla di un nuovo centrosinistra «che tenga conto, come avviene negli altri partiti socialdemocratici europei, dell’esperienza e della valorizzazione dei mondi ambientali, dei verdi che in Europa hanno conquistato 70 seggi. Sostenibilità, insomma, ma anche solidarietà, accoglienza, scuola». Un leader per questo progetto? «Personalmente – sottolinea l’ex assessore regionale al Turismo – mi farò carico di lanciare delle proposte per un nuovo campo largo progressista».