Ars/ Con la Finanziaria Crocetta & Bianchi vogliono sopprimere oltre 200 Comuni con meno di 5 mila abitanti

MENTRE CON L’ISTITUZIONE DELLE TRE CITTA’ METROPOLITANE SI RISANEREBBERO, ALMENO IN PARTE, I CONTI DI PALERMO, CATANIA E MESSINA A SPESE DI OLTRE 50 PICCOLI E MEDI CENTRI. PER SVENTARE QUESTO PROGETTO VA ‘BOCCIATA’ LA MANOVRA IN DISCUSSIONE A SALA D’ERCOLE. E VA APPROVATO L’ESERCIZIO PROVVISORIO PER DUE MESI. PASSAGGIO INDISPENSABILE PER RIDISCUTERE TUTTO, COME CHIEDE L’ANCI SICILIA

Non sappiamo come finirà in Aula con la manovra. Sappiamo che l’Anci siciliana si è schierata in favore dell’esercizio provvisorio. In parole semplici, la stragrande maggioranza dei Sindaci dell’Isola ha capito che, dietro questa manovra, c’è la volontà politica del Governo di Rosario Crocetta di abolire oltre 200 Comuni: e, precisamente, i Comuni con meno di 5 mila abitanti. Da qui l’opposizione a questa manovra folle. Proviamo a raccontare quello che sta succedendo, con qualche retroscena.
Il primo dato è politico: di fatto, l’assessorato regionale alle Autonomie locali esiste solo sulla carta. La gestione di quest’assessorato – anche se ufficialmente non è stato detto – è stata assunta dal presidente della Regione, Rosario Crocetta e, soprattutto, dall’assessore all’Economia, Luca Bianchi. Questo i dirigenti dell’Udc siciliana – forza politica che esprime l’assessorato alle Autonomie locali a ‘mezzadria’ con il Nuoco centrodestra di Angelino Alfano – lo sanno benissimo, ma fanno finta di non capire.
Sono stati il presidente e l’assessore all’Economia – d’accordo con qualche alto burocrate dell’Ars – a decidere di tagliare 120 milioni di euro dai 180 milioni destinati ai Comuni. Sono i soldi con i quali i Comuni pagano le rate dei mutui. Che, nel 2014, non potranno più pagare.
Sono stati il presidente e l’assessore all’Economia a disporre – sempre con gli alti vertici burocratici dell’Ars – l’eliminazione del Fondo per le Autonomia locali. Sostituito con un aumento dell’Irpef che non produrrà il gettito che è stato scritto in Finanziaria, ma una somma inferiore.
Perché la manovra sui Comuni? Per mandarne in bancarotta almeno 200 nei primi mesi del prossimo anno. Mentre tutti gli altri – com’è avvenuto quest’anno – approveranno i propri bilanci alla fine del prossimo anno.
Quando questo avverrà – questo è il progetto e i Sindaci l’anno capito – la Sicilia avrà da 100 a 150 Comuni (il numero dipenderà da quanti Comuni verranno soppressi e dai Comuni che verranno ‘infilati’ nelle tre ‘città metropolitane’).
Già, perché il Governo Crocetta conta di far ‘digerire’ all’Aula l’istituzione delle finte tre città metropolitane: Palermo, Catania e Messina. Queste tre città ‘inghiottiranno’ i Comuni vicini (dovrebbero scomparire, tanto per citare alcuni esempi, Bagheria, Casteldaccia, Santa Flavia) che diventerebbero il prolungamento delle periferie di Palermo.
Se non ci credete andate a leggere sul nostro giornale l’articolo sulla riorganizzazione della ‘macchina’ amministrativa’ del Comune di Palermo: vi accorgerete che questo Comune, nei giorni scorsi, ha già istituito l’ufficio per l’area metropolitana che ancora non c’è: è evidente che ‘qualcuno’ ha assicurato che entro febbraio la città metropolitana di Palermo ci sarà: ‘qualcuno’ che, evidentemente, ha parlato a nome del Parlamento siciliano senza che  parlamentari – o quanto meno, la maggioranza dei parlamentari – ne sappiano nulla!
Questo ‘qualcuno’ – tanto per restare in tema – è lo stesso che aveva assicurato che ieri la proroga dei commissari delle Province sarebbe stata approvata dall’Ars senza problemi: proroga che, invece, è stata ‘bocciata’. Ed è lo stesso ‘qualcuno’ che ha assicurato che Sala d’Ercole, entro i prossimi 45 giorni approverà non il ritorno alle normali Province, con il ripristino degli organi elettivi – presidente e consigli provinciali – ma l’approvazione della legge non dei liberi consorzi di Comuni, ma una legge che imporrà ai Comuni di unirsi con la forza in consorzi decisi dall’alto!
La forza che dovrebbe ‘convincere’ molti Comuni siciliani ad unirsi in consorzi decisi dall’alto – in palese violazione dell’articolo 15 dello Statuto che dice l’esatto contrario: secondo lo Statuto, infatti, dovrebbero essere i Comuni siciliani a dare vita ai “liberi consorzi” – è la stessa che sta decidendo la soppressione fisica degli oltre 200 Comuni con meno di 5 mila abitanti.
In pratica, togliendo i soldi ai Comuni – come prevede la Finanziaria e come denuncia l’Anci Sicilia – si fanno scomparire oltre 200 Comuni e si costringono i Comuni vicini a Palermo, Catania e Messina a entrare a far parte di queste tre finte città metropolitane.
Di fatto, Palermo, Catania e Messina, con la scusa dell’istituzione delle città metropolitane, si prenderanno i soldi dei Comuni che riusciranno a ‘catturare’ per sanare i propri bilanci. Ovviamente – per restare sempre ai tre esempi citati ma il discorso riguarda oltre 50 Comuni del Palermitano. del Catanese e del Messinese – non lo diranno ai cittadini di Bagheria, di Casteldaccia e di Santa Flavia: gli diranno che si dovranno “razionalizzare i servizi” (ricordatevi questa formula).
In realtà, non è da escludere che Palermo, Catania e Messina, per fare ‘cassa’, si prendano anche i beni immobili – cioè le proprietà comunali – dei Comuni che finiranno nelle tre ‘trappole metropolitane’. Il progetto è questo: fare comunque ‘cassa’ con tutto quello che verrà a tiro! Altro che identità culturale dei Comuni siciliani!
E’ in questo scenario che si inserisce la proroga dei 30 mila – e non più 24 mila – precari degli enti locali. Con la scomparsa di oltre 200 Comuni siciliani ci saranno dei risparmi: una parte, come già detto, servirà a sostenere le tre ‘città metropolitane’ (o a risanare i conti di Palermo, Catania e Messina, a seconda dei punti di vista…); con l’altra parte, solo per il 2014 si pagheranno i precari (perché nel 2015 i soldi per i precari, se l’Italia sarà ancora nell’euro, non ci saranno).
Detto con parole semplici, i Sindaci che fino ad oggi hanno chiesto la proroga per i precari dei propri Comuni rischiano – se il progetto del Governo andrà in porto con l’approvazione della Finanziaria da parte dell’Ars – di essere travolti dagli stessi precari!
Quello che succederà nei Comuni siciliani che scompariranno lo sa solo Nostro Signore Iddio! Noi, comunque, un’idea ce la siamo fatta. Avete presente la fine che hanno fatto i dipendenti delle nove Province siciliane che non sono mai state soppresse, ma che il presidente Crocetta e l’assessore Bianchi hanno lasciato senza soldi? Ecco: i dipendenti dei circa 200 Comuni con meno di 5 mila abitanti rimarranno sospesi: nessuno parlerà di licenziamenti, ma i soldi ci saranno e non ci saranno…
Si può impedire questo scempio? Il primo passo è stato fatto: la ‘bocciatura’ della proroga dei commissari delle Province regionali della Sicilia da parte dell’Ars va in questa direzione. Per sventare il proseguimento di una manovra antidemocratica – la soppressione di oltre 200 Comuni e l’istituzione delle tre ‘trappole metropolitane’ – sarebbe bene, come ha detto il presidente dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta, ‘bocciare’ la Finanziaria e andare a due mesi di esercizio provvisorio. Per ridiscutere tutta la manovra.
Se si vogliono salvare le tradizioni dei Comuni siciliani – che il Governo Crocetta vuole abolire – va ripristinato il Fondo per le Autonomia locali, riportando la dotazione a 900 milioni di euro. Questo, per i Comuni siciliani, è un momento drammatico. Il Governo Crocetta vuole salvare i più grandi e sopprimere tutti gli altri.
Per impedirlo serve una mobilitazione. Ma anche evitare che la proroga dei contratti dei precari degli enti locali diventi lo strumento per sopprimere oltre 200 Comuni.
La parola passa adesso ai parlamentari dell’Ars. Che in occasione del rinnovo dei commissari delle Province hanno dimostrato autonomia dai poteri forti. Prima bisognerà ‘bocciare’ la Finanziaria di Bilderberg salvando i Comuni siciliani (perché la soppressione degli spazi di democrazia: Province e Comuni, è uno dei precetti cardine del Club di Bilderberg). E poi ripristinare gli organi elettivi delle Province: presidenti e consigli provinciali. Mandando a Roma un segnale di amore per la democrazia che potrebbe diventare un esempio positivo per tutta l’Italia.


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