'inchiummata' l'inutile legge voluta un un governo che non applica il decreto legislativo n. 39
Ars, altro ‘schiaffo’ al Governo Crocetta: impugnata la legge Antiparentopoli. Roberto Di Mauro ad Ardizzone: “Tuteli l’Aula dalle bugie del presidente della Regione”
‘Inchiummata’ l’inutile legge voluta un un Governo che non applica il decreto legislativo n. 39
Il Commissario dello Stato ha impugnato ha impugnato la cosiddetta legge antiparentopoli approvata la scorsa settimana dall’Ars. L’ufficoi retto dal Prefetto, Carmelo Aronica, ha cassato le norme che avrebbero esteso le cause di incompatibilità con la carica di deputato regionale ai soci, ai funzionari e ai dipendenti delle società e degli enti di diritto privato che intercettano fondi regionali. La questione riguarda anche le società e gli enti che operano sotto vigilanza da parte della Regione.
Ecco il testo del comunicato diramato dall’ufficio del Commissario dello Stato per la Regione siciliana.
“Il Commissario dello Stato per la Regione Siciliana ha impugnato dinanzi alla Corte Costituzionale per violazione degli articoli 3, 51 e 97 della Costituzione il disegno di legge n. 51 38 bis Norme stralciate I stralcio recante: ‘Norme in materia di ineleggibilità dei deputati regionali e di incompatibilità con la carica di deputato regionale e di componente della Giunta regionale, nella parte in cui estende le cause di ineleggibilità ed incompatibilità alla carica di deputato regionale a soci, funzionari e dipendenti delle società e/o degli enti di diritto privato che fruiscono di provvidenze dalla Regione o che siano dalla stessa controllati o vigilati”.
A quanto ci è dato capire, su questa materia, a parere dell’ufficio del Commissario dello Stato, la competenza è dello Stato. Per completezza d’informazione, va precisato che il presidente della Regione, se lo ritiene opportuno, può pubblicare comunque la legge impugnata sulla Gazzetta Ufficiale della Regione e renderla operativa. Se, però, la Corte Costituzionale dovesse dargli torto, ne risponderebbe in solido.
Di fatto, quest’impugnativa, dimostra che, ormai, l’attività legislativa di Sala d’Ercole, è diventata una mezza farsa. Non possiamo dimenticare, infatti, che, appena qualche giorno prima dell’approvazione di questa legge, il presidente della Prima Commissione legislativa dell’Ars, Marco Forzese, si è recato negli uffici del Commissario dello Stato. Già è un po’ strano che il controllato si rechi in visita dal controllore prima che si sia materializzato, sotto forma di legge, l’atto da controllare. Ma in Sicilia, ormai, da questa politica, c’è da aspettarsi di tutto.
Sui giornali on line – il giorno prima dell’incontro – campeggiava la foto che ritrae l’onorevole Forzese e il Prefetto Aronica. Entrambi sorridono.
Oggi, probabilmente, il Prefetto Aronica sorride ancora. Mentre, a nostro sommesso giudizio, il presidente Forzese e il presidente della Regione, Rosario Crocetta (quest’ultimo si è battuto come un leone per questa norma inutile, vacua e, secondo il Commissario dello Stato, anche incostituzionale) dovrebbero avere ben poco da ridere.
Con molta probabilità, il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che a noi sembra una persona corretta, farebbe bene a imporre la fine di queste improprie ‘trattative’ tra organo legislativo e ufficio del Commissario dello Stato. Anche perché, come dimostra l’impugnativa di oggi, non servono assolutamente a nulla.
Quanto al Governo regionale, invece di cercare di creare incompatibilità, provi ad applicare il decreto legislativo n. 39 che di incompatibilità ne fissa tante. A cominciare dall’incompatibilità tra i dirigenti regionali e le società e gli enti controllati dalla stessa Regione. In base a quanto stabilito – con estrema chiarezza – da questo decreto, i dirigenti regionali non possono essere nominati – sia in qualità di commissari, sia in qualità di facenti parte dei consigli di amministrazione – nelle società e negli enti regionali o partecipate dalla Regione.
Sulla legge impugnata interviene il capogruppo all’Ars del Partito dei Siciliani-Mpa, Roberto Di Mauro: “Ma non era una legge “concordata” con il Commissario dello Stato? O probabilmente, ancora una volta, era una balla colossale del Presidente? Crocetta aveva addirittura preteso una riunione di tutti i capigruppo nella stanza del Presidente dell’Ars – ricorda Di Mauro – giurando e spergiurando sulla assoluta compatibilità costituzionale delle norme proposte, garantite da fantomatici ‘esperti’. La verità è che il Presidente aveva come unico scopo quello di stare sulle prima pagine agostane come guerriero anticorruzione e per la trasparenza, dopo la clamorosa marcia indietro sulle norme anti parentopoli, imposta dal PD e dalle sue difficoltà rompere logiche clientelari e familiari nelle nomine di sottogoverno”.
“Oggi – ironizza l’esponente del PdS – Crocetta potrà essere contento di essere sulle prima pagine per il lusinghiero risultato di Governatore col maggior numero di norme impugnate nei primi mesi della legislatura!”
“Credo che per rispetto dei ruoli di tutti, da quello del Commissario a quello dell’Assemblea regionale siciliana, il Presidente Crocetta farebbe bene a ricordare che le bugie hanno le gambe corte.”
Di Mauro, rivolge infine un invito al Presidente Ardizzone, di cui apprezza “la chiara presa di posizione di oggi, sia pure con toni fin troppo istituzionali”.
“Il Presidente dell’Assemblea – conclude Di Mauro – si faccia garante delle prerogative dell’Ars e adotti i provvedimenti opportuni perché i lavori d’Aula siano immuni dalle bugie del Presidente della Regione”.