Ars/ Aggiornamento sul ‘buco’ della Regione che ammonta a un miliardo e mezzo: una ‘voragine’

I CONTI VENGONO FUORI DAL TESTO APPRODATO IERI A SALA D’ERCOLE. QUESTO SPIEGA L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELL’ARS, GIOVANNI ARDIZZONE. IL DIMEZZAMENTO DEI FONDI DI RISERVA. LA SCOMPARSA DEL FONDO DI RIEQUILIBRIO. GLI ESIGUI ACCANTONAMENTI TRIBUTARI

Che succede a Sala d’Ercole? Perché, improvvisamente, tutto si è bloccato? E, soprattutto, perché, ieri, il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, è intervenuto per manifestare dubbi non tanto sulla Finanziaria – che sembrava l’oggetto dello scontro – quanto sul Bilancio della Regione siciliana già approvato dalla Commissione Finanze dell’Ars?
Forse, per provare a comprenderlo, bisogna andare a rileggere i ‘numeri’ essenziali della manovra approdati ieri nella seduta del Parlamento dell’Isola.
Bisogna tenere conto che il Governo – ormai in preda al panico – cambia i numeri ad ogni ora. Quello che abbiamo letto ieri sera, e che adesso sottoponiamo ai nostri lettori, potrebbe cambiare stamattina.
Invitiamo i nostri lettori a non impressionarsi più di tanto: come abbiamo già scritto nei giorni scorsi, la manovra messa su dal Governo di Rosario Crocetta somiglia tanto al gioco delle tre carte: numeri che vanno, numeri che vengono.
Quello che conta non è il ‘buco’ che compare nel Bilancio regionale 2014, ma la ‘voragine’ che si è aperta: ‘voragine’ che fa paura anche a noi.
Come i nostri lettori sanno, eravamo rimasti a un ‘buco’ di 500 milioni di euro: elemento, questo, sottolineato in un comunicato ufficiale dal capogruppo del Partito dei Siciliani-Mpa, Roberto Di Mauro, in un comunicato ufficiale.
In realtà, leggendo attentamente le ‘carte’, circa una settimana fa, avevamo individuato un altro punto dolente del Bilancio: le regolazioni o regolamentazioni contabili, che da 700 milioni di euro erano state ridotte a 350 milioni di euro. Quindi il ‘buco’ non era più di 500 milioni di euro, ma di 850 milioni di euro.
Ieri, stando al testo arrivato in Aula, c’è stato un ‘aggiornamento’ dei numeri. Le regolazioni o regolamentazioni contabili sono passare da 350 a 500 milioni di euro. All’appello ne mancano ancora 200.
Sono stati intaccati, invece, i fondi di riserva che, da 700 milioni di euro, passano a 350.
Quindi il ‘buco’ – considerate le regolazioni o regolamentazioni contabili e i fondi di riserva – ammonta a circa 550 milioni di euro.
E’ scomparso, invece, il fondo di riequilibrio, che ammontava a 90 milioni di euro. Si tratta di una sorta di fondo rischi, che è stato chiesto lo scorso anno dalla Corte dei Conti a fronte de 3 mila miliardi di euro di residui attivi, ovvero dei crediti di difficile esigibilità, se non inesigibili. Già 90 milioni di euro erano già pochi: ma anche questi pochi – 90 milioni di euro – sono spariti.
Con la ‘scomparsa’ del fondo di riequilibrio il ‘buco’ diventa pari a circa 640 milioni di euro.
Ma la vera sorpresa sta negli accantonamenti tributari. Sono i soldi che dovrebbero fronteggiare il prelievo ‘forzoso’ di Roma dal nostro Bilancio (soldi che il Governo nazionale si prende direttamente dall’Agenzia delle Entrate).
Fino a qualche giorno fa c’erano circa 500 milioni di euro. Che ieri sono diventati 148 milioni di euro circa. Poiché il prelievo di Roma si aggirerà da 800 a un miliardo di euro, all’appello mancherebbero da 750 a 850 milioni di euro.
Questa cifra, sommata ai 640 milioni di euro ci dice che il ‘buco’ del Bilancio regionale 2014 si è trasformato in una ‘voragine’ pari a circa un miliardo e 500 milioni di euro!
Va da sé che, in queste condizioni, approvare il Bilancio regionale 2014 è tecnicamente impossibile. E’ questo il motivo per il quale, ieri, è intervenuto anche il presidente dell’Ars.
Che succederà, a questo punto? Non lo riusciamo a immaginare. Diciamo solo che, piano piano, i fatti ci stanno cominciando a dare ragione.
L’anno scorso abbiamo scritto in tutte le salse che il prelievo forzoso di 914 milioni di euro operato dal Governo nazionale sul Bilancio regionale 2013 era un’assurdità. Ma ancora più assurdo ci sembra il prelievo di quasi un miliardo di euro dal Bilancio regionale di quest’anno: cosa, questa, che viene rimarcata dal parlamentare regionale del Movimento 5 Stelle, Sergio Tancredi, in un’intervista al nostro giornale.
E’ evidente che questi ‘numeri’ vanno cambiati: aumentando le entrate e riducendo le spese. Al Governo nazionale bisogna chiedere di ridurre drasticamente il prelievo forzoso. Ma anche la Regione deve ridurre alcune spese. Prendendo atto che i 330 milioni di euro per il precariato non ci sono più.
I precari – tutti i precari – li deve pagare Roma istituendo il salario minimo garantito. Ogni altra soluzione porterebbe la nostra Regione verso la mancata approvazione del Bilancio e la contestuale violazione persistente dello Statuto.  


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