Gli architetti di Palermo contro l’Ufficio speciale per la progettazione regionale istituito dal governo Musumeci. Durante la pausa natalizia l’Ordine presieduto da Francesco Miceli ha presentato ricorso al Tar di Palermo per chiedere la sospensione e l’annullamento di tutti gli atti. Il documento è stato notificato il 28 dicembre alla Presidenza della Regione, alla Giunta […]
Architetti contro Ufficio progettazione regionale
Gli architetti di Palermo contro l’Ufficio speciale per la progettazione regionale istituito dal governo Musumeci. Durante la pausa natalizia l’Ordine presieduto da Francesco Miceli ha presentato ricorso al Tar di Palermo per chiedere la sospensione e l’annullamento di tutti gli atti.
Il documento è stato notificato il 28 dicembre alla Presidenza della Regione, alla Giunta regionale e al dirigente generale dell’ufficio, l’ingegnere Leonardo Santoro. «Subito dopo la delibera che istituiva dell’Ufficio – dice Miceli – avevamo espresso più di una perplessità rispetto a questa decisione che rischia di creare un sistema perverso e di discriminare i liberi professionisti siciliani. Il governo regionale è andato avanti, accelerando anzi il percorso. L’Ufficio ha già una sede e, per quanto ci è dato sapere, sta lavorando anche per completare la dotazione del personale. Siamo convinti che questo rappresenti un grave rischio per la libera professione creando, tra l’altro un grave conflitto di interesse nel sistema delle opere pubbliche, da qui anche la richiesta di sospensione immediata».
L’udienza per la discussione sulla sospensiva si terrà il 24 gennaio e il ricorso andrà poi avanti per decidere sull’annullamento di tutto l’iter e, dunque, dell’Ufficio stesso che, di fatto, anticipa la Centrale unica di progettazione avviata a livello nazionale dal governo Lega-M5S con una previsione nella manovra di bilancio. Il ricorso è curato dall’avvocato amministrativista Giuseppe Ribaudo e sottolinea un vizio di illegittimità formale e più vizi di carattere sostanziale.
«Per il carattere che riveste e in base alla normativa vigente – scrive Ribaudo – l’ufficio avrebbe dovuto essere istituito con una norma votata all’Ars e non con un provvedimento amministrativo approvato dalla giunta regionale». Dal punto di vista sostanziale, l’istituzione viola l’art.24 del codice degli appalti sotto diversi profili perché «pone gli operatori privati, in una posizione discriminata e meno favorevole, facendo venir meno la netta distinzione tra controllori e controllati ed incrementando, ancor di più, la crisi in cui versa il settore edilizio e delle opere pubbliche. La Regione si troverebbe a valutare in sede concorsuale gli stessi progetti redatti dal proprio ufficio di progettazione, con una evidente, violazione dei principi in materia di imparzialità, trasparenza, e parità di trattamento tra gli enti locali, con evidenti conflitti di interesse tra soggetto controllore e controllato».