Antonella e i suoi dieci anni di cooperazione con l’Africa. «Stavolta in Mozambico per formare la gente del luogo»

Prima in Kenya, poi in Tanzania, Sud Sudan e Siria. Ora Antonella Leggio – 34enne di Scordia, in provincia di Catania – si trova in Mozambico. Per un anno vivrà a Beira, la seconda città del Paese, e lavorerà come amministrativa di progetto per l’organizzazione non governativa Medici con l’Africa Cuamm. «Il 5 aprile sono atterrata a Maputo, la capitale del Mozambico, e ieri sono arrivata a Beira», dice Leggio a MeridioNews. Il suo è quello che si può definire un ruolo dietro le quinte, «una figura nascosta – dice la Ong – ma indispensabile affinché i progetti rispettino tutte le procedure, perché i conti tornino e per garantire trasparenza nella gestione». Per la cooperante siciliana la prima esperienza nel continente africano è stata dieci anni fa, in Kenya.

«Sono partita dopo la laurea triennale in Scienze dell’amministrazione e per tre mesi ho fatto volontariato in un’organizzazione non governativa locale. Lì sono entrata in contatto con cooperanti e volontari. Non avevo la più pallida idea di come funzionasse – dice Leggio – perché non avevo mai conosciuto una persona che operava sul campo». Dopo l’esperienza kenyana «mi sono incuriosita e ho fatto domanda per il Servizio civile internazionale al Cope – Cooperazione Paesi Emergenti», Ong catanese che opera soprattutto in Africa e in America Latina. «Il servizio civile – che dura un anno – l’ho fatto in Tanzania». Altri due anni nel Paese, sempre con il Cope, «poi non ne sono più uscita», dice al nostro giornale. «Per chi vuole intraprendere il percorso della cooperazione internazionale – continua la 34enne – il servizio civile è ottimo per fare una prima esperienza». Dopo i tre anni in Tanzania la cooperante originaria di Scordia è stata a Catania per un anno «ma poi sono ripartita: per due anni ho lavorato in Sud Sudan».

Nel giovanissimo stato africano, indipendente dal 2011, da dicembre 2013 a febbraio 2020 c’è stata una cruenta guerra civile per la guida del Paese. «Per questioni di sicurezza stavamo nei compound – dice Leggio – In Sud Sudan è stato particolare. Ogni Paese ha le sue bellezze e la sua complessità, ma quella è stata una delle esperienze che più mi ha fatta crescere e che più ha avuto impatto su di me. A quel luogo mi sono affezionata molto». In Sud Sudan, però, «è stato veramente difficile, perché c’era la pandemia – fine 2020 e poi 2021 e 2022 – quindi abbiamo fatto diverse campagne di vaccinazione. È stato molto intenso». Pochi mesi dopo Leggio è andata in Siria. «Sono stata un anno nella capitale, Damasco, è il contesto era completamente nuovo, dopo sei anni di Africa. Inoltre nel febbraio 2023 c’è stato il terremoto, quindi è stato ancora più complicato».

Ora la nuova missione di un anno, quella in Mozambico. «In Africa ogni Paese in cui ho lavorato è stato diverso – dice la cooperante siciliana – e quindi cerco di partire come sempre senza aspettative, per accogliere ciò che sarà e che succederà». Come detto, il suo è un ruolo dietro le quinte, ma essenziale: si occuperà della parte amministrativa, dei pagamenti per gli acquisti, della rendicontazione, del controllo delle spese, in coordinamento con la logistica e con la programmazione. Tra le sue mansioni, però, c’è anche la formazione delle persone del luogo. «L’obiettivo delle attività di cooperazione è il trasferimento delle conoscenze – dice Leggio – non calandole dall’alto, ma rendendo partecipi le persone. La parte più importante è lavorare con i locali, anche nel mio settore – quello amministrativo – per condividere con le persone un percorso comune». La 34enne dice che da parte delle popolazioni locali «ho sempre sentito solidarietà nei nostri confronti. Noi proviamo a coinvolgere sempre in modo ampio: l’obiettivo è lavorare con l’Africa», come ricorda il nome dell’organizzazione.

In molti casi il lavoro nella cooperazione internazionale porta le persone a vivere per anni lontane dai propri affetti. «La mia famiglia la vive serenamente – dice Leggio – sento sempre il loro pieno appoggio. Si sono abituati all’idea, alla distanza e a questo lavoro. A un certo punto – continua la 34enne – mi hanno detto: “Se sei serena e felice, a noi va benissimo“. Non so se lo dicono sul serio (ride, ndr)». E a proposito di distanza, non è ancora certo quello che succederà nel futuro della cooperante siciliana. «È difficile da immaginare, non so. Al momento direi che non ho altri piani e che vorrei continuare a fare questo tipo di lavoro, in futuro chissà».


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