Da mercoledì la sede di via Franchetti, nel quartiere Cibali, è occupata. Sono 20 le mensilità che la Regione deve pagare ai circa 180 dipendenti e, nonostante la promessa di sbloccarne almeno due, da Palermo non giungono bonifici né commenti. Critiche al governatore Rosario Crocetta: «In questa maniera ha espresso il suo disinteressamento», afferma un portavoce
Anfe, i dipendenti continuano la protesta «Nessuna risposta, la tensione aumenta»
«Abbiamo passato anche la domenica sul tetto, alcuni colleghi hanno portato i propri figli». Non si ferma la protesta dei dipendenti dell’ente di formazione Anfe, Associazione nazionale famiglie emigrati, che da mercoledì hanno occupato la sede catanese di via Franchetti, nel quartiere Cibali. «Lo stato di agitazione continua – spiega uno dei lavoratori, Salvo Saitta – Ci siamo organizzati, abbiamo portato le tende». In circa 180 attendono dalla Regione il pagamento di 20 mensilità, comprese le spettanze previdenziali. Giovedì, alla delegazione giunta a Palermo per incontrare l’assessore Nelli Scilabra e i vertici del suo dipartimento era stato promesso lo sblocco delle prime due mensilità, «ma non abbiamo ricevuto nessun bonifico», afferma Alessandro Gullè dalla sede Anfe di Caltagirone.
Una situazione incerta, sulla quale incombe anche la vicenda giudiziaria con le indagini della Procura di Catania, e un passivo difficile da calcolare, come spiega Gullè: «Si tratta di un buco enorme, ma non ne conosciamo l’entità». Ed è proprio la posizione debitoria a preoccupare ulteriormente i dipendenti: nel caso di un versamento della Regione nelle casse dell’Anfe, ad avere la precedenza potrebbero essere i fornitori che hanno ottenuto i decreti ingiuntivi e non i lavoratori. Sulla questione si fa ancora attendere il commento del governatore Rosario Crocetta. «Non ha avuto la sensibilità di rilasciare nemmeno un commento sulla vicenda. In questa maniera ha espresso il suo disinteressamento», denunciano i manifestanti attraverso il portavoce calatino.
«La tensione aumenta sempre di più, anche perché non abbiamo ricevuto alcuna notizia nemmeno dagli altri enti interpellati, il Comune e la prefettura», prosegue Saitta. E al disagio delle famiglie, che denunciano una situazione di «macelleria sociale», si unisce quello degli allievi dell’ente. Soprattutto i minorenni. «I genitori ci hanno mostrato solidarietà e vogliono presentare un documento all’assessorato comunale ai Servizi sociali e alle forze dell’ordine per testimoniare il disagio che stanno vivendo». Infatti, nonostante le assenze dei giovani studenti siano giustificate dallo stato di protesta, si tratta spesso di minori con situazioni particolari, seguiti da assistenti sociali e controllati dal tribunale dei minori. Coinvolgere tutte le parti in causa è uno degli obiettivi che i lavoratori si sono posti.
«La sede della scuola a Catania è occupata – descrive Alessandro Gullè – Nelle altre sedi siamo in assemblea, mercoledì andremo a protestare davanti la sede dell’assessorato alla Formazione a Palermo». E nei giorni successivi le manifestazioni si sposteranno davanti la sede della prefettura etnea. «Stiamo preparando un documento congiunto sulla base del decreto del presidente della Repubblica che prevede, in caso di inadempienza degli enti, a sollecitare il pagamento».