Android, privacy violata dalle app gratis Un palermitano a Cambridge ha la soluzione

Scaricare un’applicazione per smartphone o tablet da Google Play – che da qualche giorno ha preso il posto dell’Android market – è facilissimo. Ci vogliono un paio di minuti: ricerca, scelta, concessione delle autorizzazioni, scaricamento e installazione. Cinque passaggi. E quello che sembra quasi una formalità – il terzo – è il più importante. Tenendo in considerazione, per esempio, che le applicazioni gratuite richiedono un accesso molto più profondo alla privacy rispetto a quelle a pagamento. Geolocalizzazione, rubrica, messaggi di testo, connessione a internet, per cominciare. Rifiutare di concedere l’accesso a questi dati significa rinunciare all’applicazione. Almeno finché qualcuno non ha studiato un’alternativa.

Una squadra di ricercatori dell’università di Cambridge, in Gran Bretagna, ha analizzato 251.342 applicazioni disponibili sul market online. «Quelle gratis sono il 73 per cento del totale, e l’80 per cento di loro propone annunci pubblicitari che si basano sui dati forniti dagli apparecchi degli utenti». A raccogliere le specifiche e a metterle insieme, con due colleghi greci, ci ha pensato Marco Picone. Ventisette anni, palermitano trapiantato a Parma da quasi nove, si è laureato in Ingegneria informatica nel 2008. E in cinque mesi di dottorato a Cambridge nel 2011, sotto la guida dell’italiana Cecilia Mascolo, si è messo a lavoro su un progetto che presentato il 28 febbraio, a San Diego, negli Stati Uniti.

«Il problema della privacy è fondamentale per chiunque lavori con le tecnologie mobile», spiega Marco. In un paio di settimane, grazie a un software creato ad hoc, lui e i suoi colleghi hanno controllato il lavoro di 52.680 sviluppatori di programmi per cellulari di ultima generazione. «Era interessante controllare che informazioni vengono prese e usate per la pubblicità – racconta il giovane – Anche se l’utente non lo sa, perché si fida dello sviluppatore». Fiducia non sempre ben riposta, visto che i dati raccolti possono essere catalogati, collezionati, venduti. Per esempio, «se un applicativo ti chiede il permesso di accedere al tuo gps e tu glielo accordi, non puoi sapere con quale frequenza lo usa e cosa ne fa». Come a dire: se la tua posizione la vuole usare Foursquare – l’applicazione più celebre legata alla geolocalizzazione – il perché è facile capirlo, se la vuole usare, invece, un software che cambia lo sfondo dello smartphone darsi delle spiegazioni è più complicato. A meno di non capire che è probabile si tratti di facilitare un advertising mirato.

«Chi mette online un’applicazione gratuita deve pur guadagnare». E spesso lo fa vendendo grandi quantità di banner pubblicitari alle agenzie. E queste ultime acquistano anche le informazioni che l’utente accetta di condividere, scaricando il programma sul proprio telefonino. «Ma questo meccanismo si può spezzare – aggiunge Marco – Basta cambiare modo di pensare». L’idea è quella di fare in modo che sia il market online a pagare gli sviluppatori purché limitino l’accesso ai dati, oppure consentire agli utenti di controllare quali permessi concedere e per quanto tempo. «Per farlo, bisogna lavorare sul sistema Android – dice – Non si può semplicemente fare un’app, serve proprio modificare la base sulla quale agire». Non più ricerca, ma pratica: scrivere il codice di programmazione, sviluppare nuove funzioni. Lavoro da informatici sulle sorgenti open source – cioè libere di essere modificate – del software.

Secondo il ricercatore palermitano, «il progetto è innovativo, perché dà la completa cognizione della propria privacy a chi usa uno smartphone con il sistema di Google». I dispositivi Apple evitano il problema alla base: è l’App store – che conta più di 500mila applicazioni – a verificare l’utilità della richiesta di un dato, prima ancora di approvare la presenza dell’applicativo all’interno del proprio negozio online. Una tutela per i clienti alla quale la società di Mountain View non ha prestato attenzione. «I suggerimenti che Google dà a chi crea applicazioni sono chiari e si possono sintetizzare così: non chiedete informazioni non necessarie e date ai vostri clienti la possibilità di scegliere se concederveli – replicano dalla sede italiana del colosso statunitense, dalla quale fanno sapere anche di aver redatto una serie di policy che si attivano per rimuovere applicazioni dal Play store nel momento in cui dovessero accedere in modo improprio alle informazioni degli utenti.

Intanto Marco Picone e il resto del team vanno avanti col lavoro sui programmi base di Android per permettere agli utenti di scegliere consapevolmente quali dati fornire. Un risultato concreto dopo una ricerca nata da un’intuizione e sviluppata a costo zero. «Avremmo potuto farla anche in Italia – commenta Picone –  Ma Cambridge, lavorativamente parlando, è un paradiso».

[Foto di Mujitra]


Dalla stessa categoria

Ricevi le notizie di MeridioNews su Whatsapp: iscriviti al canale

I più letti

Si chiama Marco Picone, ha 27 anni ed è di Palermo. Ma da nove anni studia e lavora a Parma. Da lì, grazie a una borsa di dottorato, è andato per sei mesi a seguire dei corsi in una delle più celebri università britanniche. E ha iniziato il suo studio sulla privacy del sistema operativo di Google. «Alcune applicazioni chiedono l'accesso a dati troppo personali, bisogna cambiare il sistema», sostiene il giovane. Che propone una soluzione innovativa

Si chiama Marco Picone, ha 27 anni ed è di Palermo. Ma da nove anni studia e lavora a Parma. Da lì, grazie a una borsa di dottorato, è andato per sei mesi a seguire dei corsi in una delle più celebri università britanniche. E ha iniziato il suo studio sulla privacy del sistema operativo di Google. «Alcune applicazioni chiedono l'accesso a dati troppo personali, bisogna cambiare il sistema», sostiene il giovane. Che propone una soluzione innovativa

Si chiama Marco Picone, ha 27 anni ed è di Palermo. Ma da nove anni studia e lavora a Parma. Da lì, grazie a una borsa di dottorato, è andato per sei mesi a seguire dei corsi in una delle più celebri università britanniche. E ha iniziato il suo studio sulla privacy del sistema operativo di Google. «Alcune applicazioni chiedono l'accesso a dati troppo personali, bisogna cambiare il sistema», sostiene il giovane. Che propone una soluzione innovativa

Si chiama Marco Picone, ha 27 anni ed è di Palermo. Ma da nove anni studia e lavora a Parma. Da lì, grazie a una borsa di dottorato, è andato per sei mesi a seguire dei corsi in una delle più celebri università britanniche. E ha iniziato il suo studio sulla privacy del sistema operativo di Google. «Alcune applicazioni chiedono l'accesso a dati troppo personali, bisogna cambiare il sistema», sostiene il giovane. Che propone una soluzione innovativa

Si chiama Marco Picone, ha 27 anni ed è di Palermo. Ma da nove anni studia e lavora a Parma. Da lì, grazie a una borsa di dottorato, è andato per sei mesi a seguire dei corsi in una delle più celebri università britanniche. E ha iniziato il suo studio sulla privacy del sistema operativo di Google. «Alcune applicazioni chiedono l'accesso a dati troppo personali, bisogna cambiare il sistema», sostiene il giovane. Che propone una soluzione innovativa

Dal controllo della velocità alla segnalazione di un imminente pericolo. Sono gli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida che aumentano non solo la sicurezza, ma anche il comfort durante i viaggi in auto. Più o meno sofisticati, i principali strumenti Adas sono ormai di serie nelle auto più nuove, come quelle a noleggio. […]

Un aiuto concreto ai lavoratori per affrontare il carovita. Ma anche un modo per rendere più leggero il contributo fiscale delle aziende. Sono le novità introdotte dalla conversione in legge del cosiddetto decreto lavoro, tra cui figura una nuova soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit per il 2023, portata fino a un massimo di 3mila euro. […]

Sono passati tre anni da quando un incendio ha distrutto l’impianto di selezione della frazione secca di rifiuti a Grammichele (in provincia di Catania) di proprietà di Kalat Ambiente Srr e gestito in house da Kalat Impianti. «Finalmente il governo regionale ci ha comunicato di avere individuato una soluzione operativa per la ricostruzione e il […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Sul nuovo social network X, tale Esmeralda (@_smaragdos), commenta un articolo del Domani a proposito dei finanziamenti alla Cultura elargiti dai Fratelli d’Italia siciliani: «Amici, soldi (pubblici) e politica. In Sicilia tutto fa brodo. Su questo penso non leggerò un commento croccante di Ottavio Cappellani. Perché gli amici so’ amici, gli ex amici so’ nemici». […]

Dodici mesi, 52 settimane e 365 giorni (attenzione, il 2024 è bisestile e quindi avremo un giorno in più di cui lamentarci). Un tempo legato da un unico filo: l’inadeguatezza. Culturale, innanzitutto, ma anche materiale, davanti ai temi complessi, vecchi e nuovi. Difficoltà resa evidente dagli argomenti che hanno dominato il 2023 siciliano; su tutti, […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]